Per una triste casualità della storia ci troviamo contemporaneamente di fronte a due situazioni uguali nei confronti delle quali si sono adottate due soluzioni diverse: intervento armato in Libia, intervento diplomatico in Siria.
Forse, dall'esito delle due situazioni, certo non paragonabili al cento per cento, si potrà verificare quale delle due strategie, quelle che genericamente potremmo definire pacifista e guerrafondaia, è la migliore.
In Libia, una risoluzione dell'Onu permette l'intervento armato, seppure momentaneamente solo con bombardamenti e non con truppe di terra, per impedire il massacro dei civili. In seguito però, è stata espressa la convinzione di inviare anche istruttori militari, anche a causa delle pressioni attuate dai ribelli, derogando in parte a quanto stabiliva la risoluzione. Le vite dei rivoltosi sarebbero state in pericolo così come minacciato da Gheddafi? Quella minaccia si è esaurita? Oppure, grazie all'intervento armato, le posizioni si sono inasprite? Non è facile giudicare. Quello che è sicuro, per ora, è che il conflitto non si prevede di breve durata.
La tragica casualità ci mette di fronte uno scenario simile in tutto il Medio oriente. Anche la Siria è interessata dai fenomeni di ribellione ai governi autoritari e la gente, sull'onda che ha attraversato tutto il Maghreb, è scesa in piazza per protestare. Pure qui la risposta (senza minacce) del governo è stata molto dura: la polizia ha iniziato a sparare sulla folla disarmata, sui civili inermi. In questo caso però nessuna risoluzione è stata presa dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Le spiegazioni possono essere molteplici: aprire due fronti di conflitto sarebbe oneroso per l'occidente, la Siria è un baluardo musulmano in quella zona e la Lega araba mal vedrebbe un intervento diretto. E così, volenti o nolenti, in questa occasione sono accontentati i pacifisti: la guerra è guerra, le bombe, checchè se ne dica, non sono intelligenti ma stupide, e i morti non hanno etichette e quindi se, in una situazione conflittuale come quella che c'è in questi paesi, non si interviene con le bombe, è meglio.
Ma è veramente meglio?
Qui, come in Libia, non è facile conoscere il numero delle vittime. In più, la stampa estera non è ammessa e quella interna è controllata. Le uniche fonti di informazione sono spesso riprese filmate fatte con i videotelefoni, o le notizie trasmesse dagli insorti attraverso quella parte di rete non controllata. Quale sarà la portata della cosiddetta moral suasion? Quale effetto avranno eventuali pressioni o embarghi? Meglio ancora sarebbe non solo congelare i patrimoni di questi governanti sparsi in giro per il mondo, ma addirittura multarli, sanzionarli per il loro comportamento inaccettabile. E comunque, riusciranno queste strategie alternative ad ottenere qualche risultato? E il bombardamento, parallelamente, caccerà il dittatore oppure peggiorerà le cose?
Abbiamo in corso un tragico esperimento.
senza l'attacco degli Alleati l'esercito avrebbe riconquistato Bengasi con, ovviamente, qualche altro morto, ma questo sarebbe stato niente in confronto a quello che sta succedendo !
RispondiEliminaMa cazzarola, bastava il veto dell Russia !!!!!!!!!!!!!!!
MERDACCIAMERDA!!!!
Non so darti completamente torto, nonostante la maniera ...vivace di esprimerti. Ancora devo capire qual è il sistema migliore che ha a disposizione la comunità internazionale per esercitare una pressione sui vari dittatori. Un suggerimento che faccio è questo: tocchiamogli i ricchi patrimoni che hanno all'estero, prima di cominciare a bombardare.
RispondiElimina