Per cambiare la legge elettorale Io Firmo: riprendiamoci il voto. Così si presenta la home page del sito Referendum legge elettorale. E' appena finito un turno elettorale massacrante che ha visto alcuni italiani al voto tre volte nel giro di un mese con risultati buoni (soprattutto per il referendum) in termini di affluenza che già ne parte un altro, di referendum. Entro settembre si vogliono raccogliere 50 mila firme per abrogare il cosiddetto porcellum, cioè la legge elettorale definita una porcata dallo stesso primo firmatario.
Tra i promotori e le prime adesioni vi sono personaggi della cultura, della scienza, del mondo dell'economia, tra cui
Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Umberto Ambrosoli, Alberto Asor Rosa, Corrado Augias, Gae Aulenti, Andrea Carandini, Luigi Brioschi, Tullio De Mauro, Umberto Eco, Carlo Feltrinelli, Inge Feltrinelli, Ernesto Ferrero. Vittorio Gregotti, Carlo Federico Grosso, Rosetta Loy, Dacia Maraini, Renzo Piano, Mario Pirani, Maurizio Pollini, Giovanni Sartori, Corrado Stajano, Massimo Teodori, Giovanni Valentini, Paolo Mauri, Gustavo Visentini, Innocenzo Cipolletta, Domenico Fisichella, Stefano Mauri, Benedetta Tobagi, Franco Cardini, Luciano Canfora, Irene Bignardi e Margherita Hack.[1]
Gli obiettivi del referendum sono quelli di eliminare alcune anomalie giudicate gravi dai promotori del referendum come il premio di maggioranza, la soglia di sbarramento al 2% che favorisce la frammentazione, le liste bloccate, con i candidati scelti dai partiti e l'indicazione del premier. La cosa che però non piace a Mario Segni che afferma
"E' il ritorno alla peggiore partitocrazia, al periodo più squallido della prima Repubblica, ai governi fatti e disfatti dai partiti alla spalle dei cittadini"[1]
Dello stesso avviso anche Radicali e alcuni esponenti del Pd come Parisi e Ceccanti.
Per i promotori, invece, un aspetto positivo dell'abrogazione dell'attuale legge elettorale sarebbe
la Camera eletta con metodo proporzionale, senza premio di maggioranza e con una soglia di sbarramento al 4%. Gli eletti non sarebbero più nominati dai segretari partito ma scelti tra i candidati attraverso la preferenza unica.Il Senato verrebbe eletto su base regionale con metodo proporzionale, senza premio di maggiorana in collegi uninominali, con una soglia di sbarramento determinata dall’ampiezza delle Circoscrizioni.
Convinti che il referendum non sia che una via imperfetta ma che la legge elettorale lo sia ancora di più
L’attuale legge elettorale rappresenta la peggiore di tutte le possibili soluzioni: ha aumentato la frammentazione; ha reintrodotto il trasformismo parlamentare; ha massimizzato il potere negoziale di piccole formazioni e notabili locali; grazie ad un abnorme premio di maggioranza mette a rischio tutte le istituzioni di garanzia che possono essere elette e controllate da maggioranze del 35%-40%.
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