domenica 21 agosto 2011

I redditi sopra i 90 mila euro e le tasse su capital gain e lavoro

Qualche giorno fa Lettera 43 pubblicava questa immagine che accompagnava un articolo relativo ai redditi sopra i famosi 90 mila euro. Risultava che gli italiani che dichiarano un reddito superiore a 90 mila euro sono circa 500 mila, di cui quelli che dichiarano sopra i 200 mila euro sono quasi 72 mila.


Sulla scorta di quanto dichiarato da Warren Buffett è possibile ipotizzare anche da noi una ricerca di quei privilegiati che vivono solo di investimenti e plusvalenze da capital gain. Se non erro, questo genere di redditi è tassato molto meno dei redditi da lavoro, che può arrivare fino al 43%
Le aliquote applicate sulle plusvalenze derivanti da un investimento sono di due tipi:

* aliquota del 12,5%, applicata al capital gain di qualunque investimento azionario o obbligazionario;
* aliquota del 27% applicata agli investimenti a breve termine (compreso il conto corrente) ed a quelli meno ¨trasparenti¨ che difficilmente riguardano il piccolo investitore. [1]

Non so se la ricerca di coloro che dichiarano sopra i 90 mila euro procede di pari passo con l'esigenza di una perequazione tra le aliquote su redditi da lavoro o da capital gain, sta di fatto che è sempre troppo tardi quando si procederà verso una maggiore giustizia impositiva, non solo a livello italiano.

[1] La tassazione sul capital gain

2 commenti:

  1. Mi sembra che con la manovra le due aliquote (12,5 e 27), vengano pareggiate al 20%. Rimane comunque una consistente differenza dai redditi da lavoro, va considerato comunque che anche la legislazione europea e mondiale, prevede questo tipo di tassazione, più o meno con queste percentuali. Uno spostamento di questi ultimi , accorpandoli all'IRPER per avere una tassazione progressiva, se non applicata anche negli altri paesi, farebbe di fatto transitare con facilità questi capitali verso altri lidi, rendendo dannosa l'operazione per l'erario. I piccoli risparmiatori, tipo il pensionato che mette qualche decina di migliaia di euro delle liquidazione in Bot, e che non è capace ad esportare la valuta, non avrebbe comunque una differenza consistente in quanto le poche centinaia di euro di interessi che percepisce andrebbero a cumulare su di una aliquota bassa e darebbe un gettito poco consistente. E' un po' il discorso dell'aliquota secca sugli affitti. Sulla carta è ingiusta, ma in effetti fa emergere molta evasione ed è più efficace per le finanze pubbliche, tanto è vero che è applicata anche in molti altri paesi di Europa.

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  2. Hai perfettamente ragione Enrico. Nota, però, che in molti paesi europei è già vigente una tassazione del 20% sul capital gain. Seconda cosa: è vero che c'è il rischio che il piccolo risparmiatore sia penalizzato, basterebbe però escludere alcuni titoli (come Bot e così via) per risolvere il problema. Resta per me fonte di grande perplessità osservare che questo tuo giustissimo ragionamento già si applica ai redditi da lavoro, con lo spostamento massiccio della manifattura nei paesi a basso costo e di come si tenti di difendere l'economia finanziaria, notoriamente poco influente sul benessere dei cittadini, rispetto all'economia del lavoro, molto più vicina al mondo nel quale agiamo e (soprav)viviamo.

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