domenica 7 agosto 2011

Lontan dagli occhi lontan dal cuore: relazione affettiva e disimpegno

Una cosa interessante da comprendere è la dinamica delle relazioni affettive tra umani.
Noi siamo così abituati a parlare di amore e amicizia in termini di sentimenti nobili e universali, e ad associargli l'empito della passione, da non riflettere quasi mai su cosa siano in realtà questi due stati d'animo.
Ad una prima disanima veloce e sommaria potrebbe risultare che amore e amicizia sono manifestazioni di egoismo, anche se l'etichetta egoistica potrebbe, con piccole forzature, adattarsi a ogni sentimento immaginabile, anche all'amore di Dio per l'umanità.
Detto questo, però, si può provare ad analizzare in maniera leggermente più approfondita l'affermazione.
In entrambi i casi, in effetti, dietro la manifestazione dei nobili sentimenti, vi stanno due pressanti necessità: contribuire alla riproduzione della specie e garantirsi, attraverso alleanze, la sopravvivenza.
Ne risulta, come detto in via sommaria, che in entrambe le situazioni (amore e amicizia), sia nel loro instaurarsi sia nel loro mantenersi, vi è bisogno della partecipazione attiva del soggetto, senza la quale la relazione non avviene o si attutisce. Con qualche differenza, ovviamente. Una continua partecipazione attiva è a volte non necessaria nelle relazioni in cui si instaura una forte dipendenza, come quelle sentimentali, quelle ascrivibili a quell'universo denominato amore.Per questo motivo, anche se manca l'apporto attivo dell'altro, il legame perdura.
Caso diverso è l'amicizia, condizione affettiva in genere meno intensa della prima. In questo caso, l'assenza di una parte attiva è giudicata, a volte, come una giustificazione a ridurre le frequentazioni.
Comunque, è bene sottolineare  che, in entrambi i casi, l'aspetto che influenza maggiormente il mantenimento della relazione è l'intensità affettiva, che può essere elevata in entrambe (o in nessuna) delle due situazioni prospettate.
Nonostante tutto, potrebbe esserci chi, ascoltato tutto questo, dica: e allora? Che ce ne facciamo di questa presunta verità che la nobiltà d'animo che starebbe dietro l'amore e l'amicizia forse non esiste, che sempre cova l'interesse dietro queste manifestazioni affettive? Ci sono cose alle quali semplicemente non crediamo, per il contrasto che sempre c'è tra cuore e testa. Quando il cuore dà affetto a qualcuno, hai voglia a cercare di dissuaderlo con la testa, e quando il cuore odia, la testa spesso lo asseconda, ed è incapace di far vedere l'eventuale errore in quell'odio.
Se ne potrebbe dedurre, in definitiva, che amore e amicizia, cioè tutto l'insieme di sentimenti che fanno capo a questi due stati d'animo,  si dìano in funzione dell'impegno e della dipendenza affettiva del soggetto stesso, e che dove questa dipendenza affettiva è modesta l'assenza di interazioni viene letta come una caduta del coinvolgimento e una giustificazione a disimpegnarsi.
Se la dipendenza affettiva è notevole, l'assenza dell'interazione non è vissuta come disimpegnante.
In entrambi i casi, il ruolo della testa è marginale.
Se ne può dedurre che l'egoismo è un sentimento primario ubiquitario?

2 commenti:

  1. La testa istintivamente c'entra, eccome! In entrambi i casi di tratta di far nascere spontaneamente una società, che si regge su interessi comuni. Sono questi che potrebbero scongiurare il disimpegno.
    Allora "impegnarsi" a trovare sempre nuovi interessi comuni può essere un modo per far si che il rapporto duri. E' faticoso, certo, ma spesso ne vale la pena;)

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