Sembrerebbe quasi che gli uomini mal tollerino periodi di benessere troppo lunghi. Parrebbe, infatti, che le sequenze di fatti siano come pilotate, da una specie di mano invisibile, verso la confusione e il disordine dal quale, necessariamente, si desidera tornare a un nuovo ordine.
Più di 100 anni fa si dimostrò che gli stati disordinati sono in numero superiore a quelli ordinati e che l'ordine lo si ottiene grazie a un costo da pagare. E' forse questo il vero motivo per il quale le società degli umani non riescono a mantenere nel tempo uno stato di benessere ordinato, ma virano sempre verso stati più disordinati?
Vi è anche da dire che, spesso, è grazie all'aumento del disordine che avvengono nuove scoperte e si sente il bisogno di nuove leggi e principi che regolino la convivenza. In questo senso, si può ritenere che uno stato troppo ordinato può costituire una sorta di impedimento al miglioramento, anche se la nozione di miglioramento è difficile da definire.
Oltre alla naturale osservazione che gli stati disordinati sono più probabili di quelli ordinati, vi è da considerare che, dal punto di vista delle società umane, spesso l'ordine lo si ottiene per mezzo di equilibri non proprio stabili tra le componenti di una società. E' una specie di equilibrio instabile nel quale una buona parte delle componenti umane punta in una medesima direzione. Questo avviene, in massima parte, in prossimità di qualche evento particolarmente disordinato (una guerra, una sommossa, una rivoluzione, cose di questo genere), al quale generalmente segue un periodo particolarmente ordinato.
Ora, comprendo perfettamente che, nel caso delle società umane, le nozioni di ordine e disordine siano piuttosto complicate da definire ma, in linea generale, il concetto che emerge dalla definizione che ne dà il comune buon senso è accettabile.
Tanto per dare un'idea di ciò che intendo, basterà notare che, nel mondo occidentale, anche se dal 1945 non vi sono più guerre, pure si sono avvicendati periodi di grande confusione, soprattutto dal punto di vista economico ma anche da quello dei costumi, senza contare eventi come l'11 settembre e tutti quelli correlati a quel fatto. Anche l'altalena continua della situazione economica, con una decisa tendenza verso un generale peggioramento, si inscrivono secondo me in questa tendenza generica verso il disordine, alimentata dal venir meno di una volontà comune indirizzata in un'unica direzione.
Ora, siccome quando i ragionamenti si fanno sempre più sistematici sovente si approfitta dell'occasione per inserirci qualche notazione escatologica, così farò anch'io, cercando di individuare in questa massa di dati così troppo umani qualche spunto per alcune considerazioni sovrumane.
In alcune particolari situazioni l'antica domanda sull'esistenza di forme di vita non terrene è più pressante che mai. Ma non è cosa facile, nonostante le favorevoli condizioni, abbandonarcisi. Spesso si cerca sempre la mediazione della ragione, la spiegazione razionale o scientifica, quando quella disposizione che chiamiamo credenza o fede non è sufficiente da sola o manca. Ma, a chi osserva con animo obiettivo, non sfuggirà che il tentativo ragionato di addivenire a certe conclusioni che altri accetta per fede, altro non è che la naturale prosecuzione di quel lavorio intellettuale che in molti si ferma per tempo, mentre in altri continua a girare.
Se volessi riassumere in una frase direi: è delle menti più complesse (o complicate) cercare spiegazioni più complesse (o complicate) degli eventi della vita. Non sfugge a questa tendenza nemmeno l'enorme corpus dottrinario, per esempio, che accompagna il cristianesimo, il quale modifica, integra e corregge i testi classici diventando a sua volta parola rivelata.
Queste considerazioni mi spingono ad immaginare che molti fatti della vita degli esseri umani, al di là dall'avere una loro logica immediata e perfettamente sensata in senso analitico, possono essere letti anche in un'ottica più ampia, allargando la visuale e considerando gli eventi da un punto di vista più generale.
La frase che segue è figlia di questo tentativo (che, onestamente, non so quanto fruttuoso) di allargamento della visuale: se è vero che nelle società umane esiste questa sorta di ciclicità tra disordine e ordine, che sembra puntare verso la formazione di un ordine migliore (con tutte le cautele del caso, intendendo migliore come una generica somma di condizioni di vita migliori in assoluto per tutti), allora lo stato di disordine che si interpone tra due stati di ordine è necessario, qualunque cosa sia questo disordine (guerra, movimento di idee, rivoluzione pacifica, consapevolezza individuale e così via).
Da questo seguirebbe che, un ipotetico credente o anche un ateo, non potrebbero rimproverare alla divinità di turno la sequenza piuttosto drammatica degli accadimenti storici, in quanto necessari al miglioramento delle condizioni.
Del resto, queste considerazioni aprono altri fronti di inquietudine: Dio deve sottostare alle sue stesse leggi? Chi si fa interprete delle nuove esigenze? Chi o cosa sceglie coloro che se ne devono fare interpreti?
E infine l'ultima, che è anche la prima: se Dio esiste, possibile che non abbia voglia di parlare con le sue creature? E se vuole farlo, che metodo potrebbe usare? Se Dio non esiste, cos'è quest'ansia che molti, pure atei, presentano, specie in determinate situazioni?
Non si capisce perché da premesse tanto sensate si raggiunga una tesi non suffragata da alcun nesso logico.
RispondiEliminaNon è sempre facile, Filippo, indossare i panni del perfetto razionalista, che esamina in maniera quanto più obiettiva e senza coinvolgimento i fatti della vita. L'imperfetto razionalista a volte cede al desiderio di ridurre, in piccola parte, quella cosa misteriosa che sono i fenomeni affettivi, sì da trarne una consolazione che vada al di là del mero: è così e non c'è altra spiegazione. In quel caso, la ricerca di una spiegazione ulteriore si ferma non appena la risposta risulta abbastanza soddisfacente al cuore.
RispondiEliminaCollegare gli eventi non correlati o è del pazzo o è del ...