mercoledì 16 novembre 2011

Monti, Draghi, Papademos, i tecnocrati: ovvero, ciò che i politici non vogliono/sanno/possono fare

source comedonchisciotte.org
Certo non deve essere facile digerire il fatto che si deve chiamare qualcun altro, fino a ieri esterno al mondo politico, per risolvere i problemi che spetterebbero ai politici, e che invece i politici sembrerebbero non saper risolvere.
Dico, certamente per il Presidente del Consiglio uscente, che se anche può farsi forza della teoria del complotto e di quella dell'amor patrio, certo non deve digerire facilmente questa esautorazione da parte di un altro ghe pensi mi, quale si era ritenuto lui stesso fino a poco tempo fa. Dev'essere che la carriera politica rammollisce.
Crede nei tecnocrati anche il gotha della stampa finanziaria, il Financial Times, di cui Presseurope traduce un articolo di Gideon Rachman, ex Economist: Nelle mani dei tecnocrati.
Nell'occhiello è racchiuso il punto focale del pensiero, formula che di solito comincia con un'ammissione
La nomina di governi tecnici in Italia e Grecia è stata definita da più parti una sospensione della democrazia.
ma che dopo continua con un distinguo
 Ma solo figure al di sopra delle parti possono fermare la radicalizzazione della politica innescata dalla crisi.
source terrasantalibera
Ed eccolo affondare il coltello nella piaga elencando tutti i vantaggi dell'avere un governo non formato da politici di professione, al che mi viene da pensare: ma se questi sono così bravi nei momenti di crisi, allora saranno bravissimi nei momenti in cui non c'è la crisi. Allora perchè dovremmo riprenderci i vecchi politici? E infatti, Berlusconi, da uomo navigato e previdente, pone come condizione al votare la fiducia a Monti  che il nuovo presidente del Consiglio non si ricandidi alla prossima legislatura, nè lui nè nessun altro componente di questo nuovo governo. Eh si, hai visto mai che sono bravi davvero e la gente si abitua, e chi li scalza più?
Ma sentiamo cosa dice il buon Rachman
Eppure i tecnocrati hanno un punto di forza quando ci si trova nel bel mezzo di una crisi finanziaria: sono perfettamente a loro agio con i grafici delle entrate e le obbligazioni dei debiti collaterali, conoscono i paesi stranieri e i mercati e se qualcuno entra nel loro ufficio è improbabile che si senta chiedere una bustarella. Oltretutto, dando per scontato che non ambiscono a una carriera politica, potrebbero rivelarsi capaci di prendere decisioni difficili.
E' vero, si dirà, ma i più attenti ribatteranno: al tempo, i politici son mica solo dei bravi amministratori. Eh no, i politici rappresentano gli ideali a cui tendono le persone. Non si occupano solo di come far quadrare i conti, aumentare l'efficienza o ridurre gli sprechi, loro si occupano anche di provare a dar forma a un tipo di società, quella condivisa dalla maggioranza dei votanti.
I tecnocrati invece, come noto, e come dice anche Rachman, sono molto simili tra loro, come è simile la loro capacità di affrontare i problemi, come è simile la loro formazione economica fatta ad alti livelli, a livelli elitari, e infatti costoro
tendono ad avere credenziali straordinariamente simili. Se si confrontano i curricula di Mario Monti, Papademos e Mario Draghi, il capo della Banca centrale europea appena insediato, si scopre che sono tutti economisti che hanno studiato negli Stati Uniti e che hanno già ricoperto incarichi ai vertici dell’Unione europea. Monti e Draghi hanno lavorato entrambi per Goldman Sachs. 
Infatti, dai tecnocrati non ci si aspetta mica che siano portatori di istanze sociali, che abbiano in mente una società che sia espressione di un pensiero diffuso nella popolazione, come lo sono, per esempio, i partiti, sia quelli moderati o centro qualchecosa o quelli di estrema destra o estrema sinistra. Anche se però questa affermazione non è del tutto vera, dato che anche i tecnocrati hanno in mente un ideale, cioè quello che scaturisce dalle idee economico-finanziarie degli ambienti che frequentano, possiamo tranquillamente non considerarle alla stregua degli ideali politici, considerata la loro estrema esclusività.

Vedendo le cose in questo modo, tecnocrati come bravi amministratori ma con pochi ideali  e politici come mediocri amministratori ma portatori di ideali, chi è più desiderabile alla guida di un paese? Si sa che quando le cose vanno male, quando c'è la crisi economica, gli ideali o si estremizzano (fenomeno degli indignados) o decadono, e la gente bada al sodo, a come arrivare fine mese. Dunque, niente di strano che proprio in questi frangenti al governo vadano propri i tecnocrati, ai quali sarà più facile prendere decisioni difficili, vista l'assenza di una volontà di carriera politica o la necessità di elargire favori.
Ma, è pensabile o auspicabile un governo di tecnocrati anche dopo passata la buriana? 


P.S. La triplice foto di testa la trovo sul sito comedonchisciotte insieme a un pezzo sul trio di tecnocrati realizzato su un articolo di Marc Roche di Le Monde. Si scopre chi  erano questi tecnocrati, i nostri tre eroi, oggi presunti salvatori della patria, ma ieri? 

Nessun commento:

Posta un commento

Come si dice, i commenti sono benvenuti, possibilmente senza sproloqui e senza insultare nessuno e senza fare marketing. Puoi mettere un link, non a siti di spam o phishing, o pubblicitari, o cose simili, ma non deve essere un collegamento attivo, altrimenti il commento verrà rimosso. Grazie.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...