domenica 22 gennaio 2012

Le riforme a costo zero di Boeri e Garibaldi: il voto ai sedicenni?

imagecredit chiarelettere.it
Il panorama italiano delle idee sull'economia è asfittico. Mancano proposte nuove, innovazioni sul mondo del lavoro, capacità non solo di seguire e imitare quello che fanno nel resto d'Europa ma forza e inventiva di creare opportunità, che abbiano il filo conduttore del merito, che tengano conto delle esigenze delle persone di fare un lavoro appagante e giustamente remunerato, e che siano libere da vincoli di corporazione e burocratici.
Alcune idee nuove sono contenute qui, in questo libro di Tito Boeri e Pietro Garibaldi, Le riforme a costo zero, ChiareLettere 2011.
Tra le tante proposte che fanno i due economisti ce n'è una che insieme mi sorprende e mi fa riflettere: estendere il diritto di voto ai sedicenni, cosa che avviene in altre nazioni europee come l'Austria, per esempio.
L'idea alla base di questa proposta è di fare intervenire nel dibattito politico e, soprattutto, nel voto, una forza fresca allo scopo di smuovere un pachiderma ancorato alla propria posizione come il panorama politico italiano.


Ma, sarebbero in grado i nostri ragazzi di 16 e 17 anni di cimentarsi con la responsabilità del voto? E inoltre, ci sarebbe veramente un effetto ricambio, dovuto alla maggiore freschezza dei nuovi elettori? E sarebbero in numero sufficiente da modificare in qualche misura l'assetto politico esistente?
Se l'estensione del voto ai sedicenni è paradigmatico della necessità di svecchiamento dell'assetto politico, economico e sociale dell'Italia, allora penso che ce ne sarebbe bisogno. Ma non è detto che siano in numero sufficiente da consentirci di ringiovanire.
Secondo l'Istat [dati qui] la popolazione italiana di età compresa nella fascia di 16 e 17 anni è di 1.154.190 unità.
Ammettendo una percentuale di voto come quella dei maggiorenni, che è all'incirca dell'80% [fonte qui], avremmo una stima di votanti 16-17enni di circa 920.000 unità, che rappresentano una percentuale del 2,5% a livello nazionale [fonte qui].
E' un po' pochino per pensare di ribaltare rendite di posizione esistenti. Ma senza dubbio avremmo elettori in grado di accettare la sfida della novità, di votanti meno legati a pregiudizi e campanilismi, di individui non spaventati da un cambio di classe politica. Purtroppo, però, potrebbero incidere assai poco. I due partiti maggiori, a leggere i dati delle politiche del 2008, si prendono il 70% dei voti e con un 2,5% è difficile pensare di alimentare una forza politica nuova in grado di scalzare il vecchio.
Di sicuro non sarei spaventato dalla giovane età dei votanti. Si assiste troppo spesso a manifestazioni di pensiero di alcuni adulti, definibili come allucinate, per spaventarsi di fronte alla possibilità di mandare al voto chi ha 16 e 17 anni.
Quindi non la riterrei una minaccia o un azzardo abbassare l'età di voto a 16 anni. 
Del resto, ci sono altri paesi oltre l'Austria che hanno abbassato l'età di accesso al voto a 16 anni, anche se non in tutte le elezioni: Germania, Svizzera, Slovenia e Brasile più poche altre [fonte qui].
Ovviamente l'interesse del libro non è tutto qui. La parte più importante è contenuta nel titolo: le riforme a costo zero hanno già un passo vincente alla partenza. Certo, occorre conoscerle prima di giudicare. Per questo, qui in basso, dopo la presentazione di Boeri, ci sono alcune pagine tratte dal libro.
Quello che a volte ci manca, il che è strano per un paese creativo come il nostro, è la capacità di pensare al cambiamento, di accettarlo, di volerlo, di crederci. Alle volte la soluzione è più vicina di quanto si pensi, basta allargare la visuale.




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