Come forse si potrà notare, vi è sicuramente in me quella che potremo definire una grande ammirazione nei confronti di una figura che può essere definita tranquillamente l'artista per antonomasia. Parlo di Vincent van Gogh. L'occasione mi è data, ancora una volta , dalla cara amica Carla Citarella che con competenza e acume continua la sua disamina dell'artista olandese.
In questo articolo Van Gogh: post-Impressionismo ed espressionismo, più nello specifico, analizza il percorso artistico di van Gogh che, come nota,
In circa dieci anni di pittura, Van Gogh attraversa varie esperienze. Dapprima realista, poi impressionista, sino ad arrivare alla fine dell'Ottocento all'esperienza pre-espressionista.
Non deve sorprendere affatto questa instabilità tecnica di van Gogh. Egli è artista al di là della tecnica che usa. In misura maggiore di quanto si può fare con il linguaggio, in pittura si può modificare l'alfabeto con cui ci si esprime, in modo tale da rendere significante anche quello che dovrebbe essere solo un veicolo. La tecnica stessa è significante, nell'arte. Si pensi all'enorme differenza tra impressionismo ed espressionismo, differenza che si riflette anche nel portato concettuale dell'opera, nell'apparato teorico, che si adatta alla tecnica utilizzata.
Solo la prima tendenza (espressionista) pone il problema del concreto rapporto con la società, il tratto comune è l'atteggiamento antiborghese, la seconda tendenza (impressionista), non avendo una linea politica unitaria, si inquadra come ricerca precisa ed essenziale sul valore dell'esperienza visiva del rapporto tra soggetto e oggetto, impegnandosi, sostanzialmente, a definire che cosa fosse, in sè, la pittura.
Anche il linguaggio verbale presenta, in parte, questa meravigliosa duttilità, questa plasticità formativa. Si pensi, per esempio, alla sperimentazione linguistica di Queneau o a quella onirica di Burroughs e alla continua evoluzione della lingua. Per non andare tanto lontano, si osservi l'andamento dei neologismi e lo slang delle giovani generazioni.
Van Gogh crea il suo nuovo linguaggio pittorico, lo piega alle sue necessità. Solo in questo modo riuscirà a dare completa espressione a ciò che sente.
In circa dieci anni di pittura, Van Gogh attraversa varie esperienze. Dapprima realista, poi impressionista, sino ad arrivare alla fine dell'Ottocento all'esperienza pre-espressionista.
"L'Espressionismo si pone come antitesi dell'Impressionismo, ma lo presuppone: l'uno e l'altro sono movimenti realisti, che esigono l'impegno totale dell'artista nel problema della realtà, anche se il primo lo risolve sul piano dell'azione ed il secondo sul piano della conoscenza. Si delinea così, fin da questo momento, il contrasto tra un'arte impegnata, che tende ad incidere profondamente sulla situazione storica, ed un'arte di evasione, che si ritiene estranea alla storia". (Argan, L'arte Moderna, 1970). Solo la prima tendenza (espressionista) pone il problema del concreto rapporto con la società, il tratto comune è l'atteggiamento antiborghese, la seconda tendenza (impressionista), non avendo una linea politica unitaria, si inquadra come ricerca precisa ed essenziale sul valore dell'esperienza visiva del rapporto tra soggetto e oggetto, impegnandosi, sostanzialmente, a definire che cosa fosse, in sè, la pittura.
L'approccio seguito da Van Gogh è dunque composito: non si basa del tutto su una realtà concreta, ne è completamente avulso dai metodi en plein air, in fatto di sensazioni visive, conosce anche molto bene lo studio delle ombre colorate e dei rapporti tra i colori complementari.
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é affascinante notare, come l'arte costruisce di volta in volta con i suoi strumenti, modi d'essere nel mondo. E dunque, se per arte, in ogni sua forma, intendiamo ogni attività umana, il vero poeta non tace mai. Molto bella questa estensione nel rapporto tra parola e immagine.
RispondiEliminaper quanto tu dici, secondo me non possono essere separati arte e artista. Troppo forte è la spinta interiore che quasi mi fa chiedere: ma chi non ce l'ha, fa vera arte?
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