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Chiediamo, pertanto, al Ministro della Pubblica Istruzione, ai Rabbini e ai Presidi delle scuole ebraiche, islamiche ed altre di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o almeno di inserire i necessari commenti e chiarimenti.
L'organismo che avanza questa istanza, che a me sembra campata per aria, si chiama Gherush 92, ed è questa cosa qui
Gherush92 Comitato per i Diritti Umani è un’organizzazione non governativa no profit.
L’attività di Gherush92 si è concentrata nell’elaborazione e realizzazione di ricerche, studi e progetti, relativi ai diritti umani e ai temi connessi, quali razzismo, risoluzione dei conflitti, diritti fondamentali dell'uomo, sviluppo sostenibile.
Gherush92 ha svolto programmi di educazione allo sviluppo ed è accreditato a partecipare ai lavori di diversi programmi e convenzioni internazionali, come come World Conference Against Racism (WCAR), World Summit on Information Society (WSIS), Permanent Forum on Indigenous Issues (PFII), Working Group on Indigenous Populations (WGIP), Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE), Human Dimension Implementation Meeting (HDIM).
In particolare ha già partecipato alla World Conference against Racism del 2001 ed è accreditata alla Conferenza di Revisione di Durban e al processo di preparazione del 2009.
Gherush92 ha ottenuto lo status di consulente speciale del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).
Alcune riflessioni prima di lasciarvi al testo di questa strana richiesta. Ho come la sensazione che un'opera come la Divina Commedia, che parla tra le altre cose di inferno e purgatorio, e che descrive pene che oggi riterremmo inaccettabili per qualunque reato, si presta per intero a essere discriminatoria, razzista, sessista, omofoba, sessuofoba, antisemita, e via dicendo.
In un poema che parla esplicitamente di peccatori e di punizioni, di inferno e paradiso, scritta in un periodo in cui chi non la pensava come l'ortodossia era definito eretico e faceva di solito una brutta fine, non ci si può aspettare che adotti un punto di vista politically correct, perchè è figlia del suo tempo, perchè è figlia delle convinzioni del suo autore, perchè parla di certe cose e non di rose e fiori e perchè, se uno adottasse tale metro, più della metà delle opere letterarie e artistiche del passato sarebbero passibili di essere espunte.
Che vi sia la necessità di commenti e chiarimenti non è nemmeno necessario dirlo: chi capisce la Divina Commedia senza note e commenti? Oltre quelli più prettamente letterari nessuno vieta che si affronti, nei commenti, anche il periodo storico in cui si collocano l'opera e l'artista, specialmente quando sono così lontani da noi.
Ora, paragonare il testo di Dante a un qualsiasi libello razzista a me sembra francamente troppo.
Chi di noi basa i suoi giudizi sulle cose del mondo sulla Commedia? Chi di noi giudica o ha mai giudicato ebrei e omosessuali sulla base di quello che scriveva Dante? Chi si è fatto influenzare dai suoi scritti quasi fosse un novello Marx? Con tutta la buona volontà, non ce li vedo gruppi di facinorosi razzisti impugnare la Commedia brandendola come un manganello. Sono molto più preoccupato di quello che dicono e fanno i politici o, qualche volta, i membri di Comitati vari, più che di quello che scrivevano nel 1200, perchè è appunto il 1200.
Forse ci hanno preso per fanatici (anche se alcuni un po' lo sono) che appena leggono questi versi
“Io cominciai: «O frati, i vostri mali...»;
ma più non dissi, ch’a l’occhio mi corse
un crucifisso in terra con tre pali.
Quando mi vide, tutto si distorse,
soffiando ne la barba con sospiri;
e ’l frate Catalan, ch’a ciò s’accorse,
mi disse: «Quel confitto che tu miri,
consigliò i Farisei che convenia
porre un uom per lo popolo a’ martìri.
Attraversato è, nudo, ne la via,
come tu vedi, ed è mestier ch’el senta
qualunque passa, come pesa, pria.
E a tal modo il socero si stenta
in questa fossa, e li altri dal concilio
che fu per li Giudei mala sementa».
Allor vid’io maravigliar Virgilio
sovra colui ch’era disteso in croce
tanto vilmente ne l’etterno essilio.” (Inf. XXIII, 109-126)
si fanno prendere dalla furia antisemita e cominciano a menare le mani.
Ho come la sensazione che questi signori vivano leggermente fuori dalla realtà. In direzione opposta, mi è capitato recentemente di vedere manifestazioni di intolleranza e odio: penso per esempio a cosa scatenarono, a suo tempo, delle vignette su Maometto o la pur deprecabilissima idea di bruciare copie del Corano, sui musulmani.
Ma episodi di intolleranza provengono da quasi tutte le religioni. Certo, in qualche caso alcune opere letterarie più vicine a noi sono state etichettate come discriminatorie, antisemite e omofobe o sono state accusate di incitare all'odio. Ritengo però che la distanza temporale attutisca l'effetto e che il discorso non può essere generalizzato. La stessa Bibbia e lo stesso Corano, altrimenti, dovrebbero essere espunti in quanto intolleranti.
Ripeto: sono estremamente favorevole alla tolleranza religiosa, a quella sessuale, a quella etnica, ho rispetto per tutte le culture e convinzioni e aspiro a una forma di tolleranza universale. Però direi di non esagerare altrimenti se a uno scappa qualche volta un porco diavolo, ti accusano di discriminare, alternativamente, o i porci o i diavoli.
Dante è Dante ed ha un lasciapassare universale. Se passasse questa linea rigorista temo che si passerebbe direttamente dall'altra parte: dalla dittatura dell'intolleranza della diversità, alla tolleranza della dittatura dell'uguaglianza.
Il testo di Gherush 92 è disponibile qui.
Il testo di Gherush 92 è disponibile qui.
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