Va a finire che proprio il colosso di Mountain View si erge come ultimo baluardo in difesa della libertà di espressione. Spesso riteniamo erroneamente che siano solo le autorità dei governi non democratici a richiedere censure e chiusure di siti e blog ma la realtà è diversa.
Da due anni a questa parte Google ha attivato un sito che si chiama Transparency Report nel quale si raccolgono informazioni sul traffico sui vari servizi (come Blogger, Youtube, Gmail e così via) da tutto il mondo, sulle richieste di rimozione sia da parte di detentori di diritti che da parte di governi e richieste di dati degli utenti da parte di autorità e governi.
Sul blog ufficiale di Google Dorothy Chou, senior policy analist, traccia una breve analisi del servizio e della situazione della censura (o dei tentativi di censura) su internet, niente affatto confortante:
Unfortunately, what we’ve seen over the past couple years has been troubling, and today is no different. When we started releasing this data in 2010, we also added annotations with some of the more interesting stories behind the numbers. We noticed that government agencies from different countries would sometimes ask us to remove political content that our users had posted on our services. We hoped this was an aberration. But now we know it’s not.
Purtroppo, quello che abbiamo visto nel corso degli ultimi due anni è preoccupante, e oggi non è diverso. Quando abbiamo iniziato a pubblicare questi dati nel 2010, abbiamo riportato anche alcune delle storie più interessanti che stanno dietro i numeri. Abbiamo notato che le agenzie governative di diversi paesi a volte ci chiedono di rimuovere i contenuti politici che i nostri utenti hanno postato sui nostri servizi. Speravamo che questa fosse un'aberrazione. Ma ora sappiamo che non lo è.
Per esempio, per quanto riguarda l'Italia (che non è il paese ad avanzare più richieste di rimozione) da luglio a dicembre 2011, ci sono state 28 richieste di rimozione, riguardanti 96 pagine, delle quali il 64% è stato accettato. Queste richieste provengono sia da organi giudiziari che da polizia o governo; la maggior parte ha riguardato contenuti su Youtube (n. 68). Il reato o infrazione maggiormente contestato è stato la diffamazione. Ecco la tabella tratta da Transparency Report
Una lista per paese, per quantità di richieste avanzate e accolte è disponibile in questa pagina. Si nota che di tutte quelle avanzate dagli Stati Uniti ne sono state accolte, in media, il 40%, mentre per l'Italia il 70% per gli organi giudiziari e il 50% per le richieste dell'esecutivo o delle forze di polizia.
Uno delle ultime richieste di rimozione dell'Italia hanno riguardato il precedente premier, durante il periodo gennaio-giugno 2011:
We received a request from the Central Police in Italy to remove a YouTube video that satirized Prime Minister Silvio Berlusconi’s lifestyle. We did not comply with this request.
Non c'è bisogno di traduzione, credo. E comunque, Google non ha accettato di rimuovere il contenuto. In questa pagina c'è l'elenco delle richieste paese per paese.
Per non parlare poi delle richieste dei dati degli utenti in cui la parte del leone la fanno sempre gli Stati Uniti con 6.321 richieste che coinvolgono più di 12.000 tra account e utenti, accolte nel 93% dei casi.
E' sinceramente imbarazzante osservare come, con lo stesso accanimento di un detentore di diritti di proprietà, forze di polizia e autorità governative cerchino di oscurare e censurare il diritto di espressione in rete. Passi per quei casi di franca diffamazione che coinvolgono più spesso figure private o per quelli in cui si muove la magistratura sulla scorta di possibili reati, ma è difficile digerire che anche la satira o la critica feroce siano così mal tollerate da spingere a queste strategie censorie.
Per questo motivo è sempre più pressante l'esigenza di difendere internet e la libertà d'espressione sia dagli attacchi ufficiali, per mezzo di norme e leggi repressive o punitive, sia quelli ufficiosi, perpetrati con un movimento sotterraneo che punta a minare alla radice un diritto fondamentale. E bene fa Google a resistere fin dove può, oltre che in quei paesi che censurano apertamente senza remore, anche in quelli che appartengono al mondo libero e democratico, ma che sotto sotto...
imagecredit google.com
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