La democrazia è una forma di governo. Non ti dice se devi usare una legge elettorale rispetto ad un'altra, purchè non vi siano preclusioni al voto basate su discriminazioni razziali, di genere o religiose. Non ti obbliga ad avere due Camere oppure una soltanto, nè ti dice quanti rappresentanti del popolo devi avere o se il Presidente della Repubblica deve essere eletto direttamente dai cittadini o dal Parlamento. La democrazia, per quello che può essere espresso in forma di concetto quanto più universale possibile, ti obbliga ad utilizzare un metodo, appunto quello democratico, che ci fa tutti uguali al momento del voto, che divide i poteri e li fa indipendenti, che rende ognuno soggetto e uguale davanti alla legge e così via.
Dunque la democrazia è una forma o metodo di governo.
I partiti politici sono una derivazione di quella forma di governo, vi si inscrivono naturalmente, rappresentano le libere associazioni dei cittadini ma non sono un metodo o, se lo sono, hanno valore solo locale. Infatti, mentre la maggior parte delle persone sarà d'accordo sul metodo democratico potrà essere in disaccordo con uno o più partiti. I partiti rappresentano delle idee di parte, che magari tenderanno pure ad essere universali ma che possono comunque essere solo di una parte e non di un'altra. Mentre è bene che i partiti seguano il metodo democratico anche al loro interno è meno bene che una democrazia segua il modello di governo di un qualsivoglia partito.
Questa specie di premessa iniziale serve per capire una cosa, dopo il movimento del Movimento di questi giorni: il M5S è in subbuglio, insomma più o meno, e tra mi cacci e non sai più volare si consumano sia una querelle interna che i vari sostenitori.
Una cosa allora che secondo me è indispensabile capire è: il Movimento 5 Stelle è un metodo (nuovo) di fare politica o è un partito politico?
Questa considerazione non serve a capire chi ha torto e chi ha ragione nella questione, perchè non si hanno sufficienti informazioni ma potrebbe servire a capire cosa è veramente il M5S: se è un metodo può essere lasciato all'indipendenza dei vari gruppi locali, purchè ne rispettino le linee guida, se è un partito, ebbene, qui le conseguenze sono più varie, basti considerare cosa accade all'interno delle varie formazioni da destra a sinistra. La differenza sarebbe sostanziale, però. Pretendere di essere un metodo nuovo di fare politica potrebbe rivelarsi troppo pretenzioso ma avrebbe, ed ha, molto più appeal su un certo tipo di elettorato. E' importante chiarirlo, perchè da questo si può comprendere cosa è lecito e cosa non lo è all'interno del Movimento. Se fosse un metodo ognuno dovrebbe essere tenuto a rispettarne le norme ma non dovrebbe subire veti su strategie e nomi dei candidati.
Se Favia ha ragione a lamentarsi della poca democrazia interna non dovrebbe essere per la libertà di seguire un metodo diverso ma solo per ingerenze inopportune. D'altronde, non si può sfruttare il Movimento per propri fini, derogando dal metodo. E' un po' come se uno si definisse democratico ma, una volta al governo, abolisse le elezioni. La scelta di adottare un nuovo metodo di fare politica è molto più impegnativa della formazione di un nuovo partito. Mentre nel secondo caso le leggi dello Stato e il gradimento degli elettori intervengono a smussare gli spigoli, nel primo caso ci vuole qualcuno che, da fuori, novella Corte Costituzionale, verifiche l'aderenza al metodo dei vari movimenti locali, senza ingerenze nell'attività stessa però.
Se questo è il ruolo di Grillo mi aspetterei risposte più circostanziate ed equidistanti.
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