Questo titolo è la traduzione di quello dell'articolo apparso sul Washington Post, che si è divertito a trovare la collocazione internazionale di un ipotetico paese che avesse come Pil l'entità della corruzione in Italia: 60 miliardi di euro, pari a 78,8 miliardi di dollari circa.
Il dato è quello fornito recentemente dalla Corte dei Conti e che ha presto fatto il giro del mondo. Questo ipotetico paese che viene fuori con questo gioco del se fosse, con i suoi 78,8 miliardi di dollari, si situa tra Serbia e Croazia, rispettivamente a 78,7 e 79,3 miliardi. Si parla del Pil reale basato sulla purchasing power parity, cioè sulla parità del potere di acquisto, ma anche se si considerasse il Pil nominale poco cambierebbe, o meglio, peggioreremmo la nostra posizione passando dal 76° al 63° posto.
La sostanza è che la corruzione in Italia vale quanto l'economia di un paese di medio-piccole dimensioni, economicamente parlando, il che rimane comunque una notizia impressionante. Non che ascoltando l'entità della cifra che si porta via la corruzione, fornita dalla Corte dei Conti, ci fosse da star più tranquilli, ma si sa che paragonarla a qualcosa come l'economia di un intero stato fa certamente più impressione.
La stoccata finale del breve articolo del Washington Post è sulla legge anticorruzione, capace di languire per due anni in Parlamento, e rispetto alla quale ci si chiede quale sia la fretta di realizzarla. Ma, obiettivamente, considerando i risultati di questa prima approvazione del Senato e i rilievi mossi dal Consiglio Superiore della Magistratura (e da alcuni esponenti politici) non c'è da stare molto allegri: si rimane al 76° posto.
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