sabato 9 marzo 2013

Ecco perchè Fitch ha declassato il rating dell'Italia a BBB+

Fitch ha declassato il rating dell'Italia da A- a BBB+ sul lungo termine, includendovi anche delle prospettive economiche negative, il che potrebbe precludere a ulteriori tagli. Posto che di queste agenzie di ratings conserverei solo lo stimolo a darsi una mossa, anche in considerazione della loro assoluta incapacità (o mancanza di volontà) di prevedere la crisi finanziaria ancestrale, che ha dato origine a tutto questo, se uno volesse divertirsi a leggere le motivazioni che hanno indotto Fitch a tagliare il rating dell'Italia ci potrebbe trovare un supporto alle proprie tesi e convinzioni oppure una selva di luoghi comuni e banalità dal quasi nullo valore predittivo se non l'effetto negativo portato dal rating stesso. Fitch ci declassa sulla fiducia o meglio, sulla sfiducia atavica che pende sul nostro paese:
Il declassamento del rating sovrano dell'Italia riflette i seguenti fattori fondamentali di valutazione:
- I risultati non conclusivi delle elezioni parlamentari italiane del 24-25 febbraio, rendono improbabile la formazione di un governo stabile nelle prossime settimane. La maggiore incertezza politica e il contesto non favorevole  per ulteriori misure di riforma strutturale costituiscono un ulteriore shock negativo per l'economia reale in mezzo alla profonda recessione.


- I dati dell''ultimo trimestre del 2012 confermano che la recessione in corso in Italia è una delle più profonde d'Europa. La posizione di partenza sfavorevole e alcuni sviluppi recenti, come la caduta inaspettata dell'occupazione e indicatori di fiducia persistentemente deboli, aumentano il rischio di una recessione più lunga e profonda di quanto precedentemente previsto. Fitch prevede una contrazione del PIL del 1,8% nel 2013, soprattutto a causa del riporto dalla contrazione del 2,4% nel 2012.
- A causa della recessione più profonda e del suo impatto negativo sul disavanzo nominale di bilancio, il debito lpubblico nel 2013 raggiungerà il picco di quasi il 130% del PIL rispetto alla stima di Fitch del 125% fatta a metà del 2012, anche nell'ipotesi di una politica fiscale invariata.
- Un governo debole potrebbe essere più lento e meno in grado di rispondere agli shock economici interni o esterni.
Inoltre, l'agenzia di valutazioni si affretta a chiarire che:
Il punteggio incorpora le ipotesi di Fitch che, a medio termine, la  traiettoria fiscale e gli impegni assunti dall'Italia con il patto di stabilità e crescita attraverso le modifiche costituzionali sul pareggio di bilancio, saranno sostenuti dal nuovo governo.
Fitch  presuppone che l'Italia inizierà  il recupero  dalla sua profonda recessione nella seconda metà del 2013, quando i grandi shock che causano l'attuale recessione (risanamento dei conti pubblici, la stretta sui finanziamenti e la debole domanda esterna) a poco a poco svaniranno.
Fitch assume che le passività del settore bancario alle quali il governo italiano dovrà far fronte saranno limitate. Tuttavia, se la recessione è più profonda e dura più a lungo rispetto a quanto attualmente previsto, il rischio che al governo possa essere richiesto di effettuare ulteriori iniezioni di capitale, al di là della ricapitalizzazione del Monte dei Paschi, non può essere escluso.
Insomma, saranno quel che saranno queste agenzie, ma alle volte non si può dare tutti i torti a chi non vede un futuro roseo per l'Italia.
Qui il report completo di Fitch.
 

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