sabato 9 marzo 2013

Il Codice di comportamento del dipendente pubblico 2013: lo stesso di 13 anni fa

Secondo me il Ministro della Pubblica Amministrazione ha copiato. Lo dico perchè osservando uno stralcio delle disposizioni contenute nell'ultimo Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (presente sul sito della Presidenza del Consiglio) e osservando quello, per esempio, di tredici anni fa, redatto dal Ministro della Funzione pubblica di allora (Bassanini), ci trovo quasi esattamente le stesse vecchie, care, auspicabili e desiderabili cose. Tanto per fare un piccolo gioco, pubblico alcuni brani dei due testi. Divertitevi (lo so, sai che divertimento!) a scoprire qual è quello attuale e quale di 13 anni fa:


Per i dirigenti, l’obbligo di comunicare all’amministrazione le partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che possono porli in conflitto d’interesse con le funzioni che svolgono; l’obbligo di fornire le informazioni sulla propria situazione patrimoniale previste dalla legge; il dovere, nei limiti delle loro possibilità, di evitare che si diffondano notizie non vere sull’organizzazione, sull’attività e sugli altri dipendenti.
Il dirigente, prima di assumere le sue funzioni, comunica all'amministrazione le
partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che possano porlo in conflitto di interessi con la funzione pubblica che svolge e dichiara se ha parenti entro il quarto grado o affini entro il
secondo, o conviventi che esercitano attività politiche, professionali o economiche che li pongano in contatti frequenti con l'ufficio che egli dovrà dirigere o che siano coinvolte nelle decisioni o nelle attività inerenti all'ufficio. Su motivata richiesta del dirigente competente in materia di affari generali e personale, egli fornisce ulteriori informazioni sulla propria situazione patrimoniale e tributaria. 
E ancora:
La comunicazione del dipendente della propria adesione o appartenenza ad associazioni e organizzazioni (esclusi partici politici e sindacati) i cui ambiti di interesse possano interferire con lo svolgimento delle attività dell’ufficio.
  Nel rispetto della disciplina vigente del diritto di associazione, il dipendente comunica al
dirigente dell'ufficio la propria adesione ad associazioni ed organizzazioni, anche a carattere non
riservato, i cui interessi siano coinvolti dallo svolgimento dell'attività dell'ufficio, salvo che si tratti
di partiti politici o sindacati.
Prima che vi sveli l'arcano ancora qualche secondo per indovinare. Comunque, so che la cosa potrebbe non appassionarvi tanto e, dopo aver letto il Codice di comportamento di 13 anni fa e quello di adesso, nemmeno io sono più tanto interessato. La prima parte è il codice attuale, la seconda quello del 2000. Come potete vedere non è cambiato poi molto, sono sempre le stesse frasi, le stesse raccomandazioni, e come ogni buona raccomandazione che deve essere ripetuta sempre sta a significare che probabilmente è poco ascoltata o che viene fatta così, pour parler.
Qual è il risultato di questi codici comportamentali? Notate delle differenze nell'atteggiamento dei dipendenti pubblici, sia dal punto di vista del trattamento dei cittadini che da quello della legalità? Vi dice niente l'enorme successo di un movimento come quello di Grillo e della grande ondata di antipolitica?
Per parte mia posso fare alcune considerazioni aneddotiche, che hanno il valore che hanno, cioè poco, ma che forse qualcuno potrebbe aver a sua volta sperimentato.

Lavorando da ormai qualche anno in maniera autonoma ho un contatto quotidiano con quella controparte che si chiama cliente. Il cliente è la ragione di vita lavorativa di chiunque non abbia una rendita che lo sollevi da quella avventura, bella o brutta che sia, chiamata lavoro. Si impara presto che il cliente non può essere preso a calci nè maltrattato, perchè altrimenti non torna più. Infatti, la natura ha predisposto altre persone che fanno esattamente il tuo stesso lavoro, che lo fanno più o meno come te e lo vendono più o meno al tuo prezzo. Ma non è finita qui, perchè queste altre persone, denominate concorrenza, hanno capito anche loro che con i clienti bisogna essere gentili e affabili, sorridergli,  mostrarsi premurosi, cercare di accontentarli nelle loro richieste in maniera sollecita, tutto allo scopo di non farli venire da te, che li aspetti a braccia aperte.
Consideriamo adesso la situazione in cui a vendere un determinato prodotto ci sei solo tu. Si può ragionevolmente ipotizzare che saresti così gentile e premuroso come quel tale tuo concorrente che non vuole che il cliente venga a comprare da te? Domanda retorica, lo sanno anche i sassi.

E questo è un problema. Poi ce n'è un altro. All'interno di un'azienda, dall'ultimo dipendente assunto al titolare tutti cercano di fare, genericamente, gli interessi della ditta perchè, in caso contrario, l'azienda potrebbe andare male e chiudere, lasciando tutti quelli che ci lavoravano senza stipendio. Ma ci sono aziende che non possono fallire, e anche se falliscono c'è sempre qualcuno che continuerà a pagare gli stipendi. Quelli che ci lavorano percepiscono, in questo caso, quella specie di obbligo morale che spinge ad agire onestamente nei confronti di quell'azienda che ti permette il sostentamento?
Come si può vedere, ho utilizzato dei casi limite, separando in maniera artificiale  aspetti che invece sono presenti in entrambe le realtà, quella pubblica e quella privata. Ma l'ho fatto per evidenziare uno dei possibili impedimenti al pieno sviluppo del comparto chiamato pubblica amministrazione, comparto che richiede, a distanza di 13 anni, di reiterare più o meno gli stessi principi, quasi come se vi fosse una specie di resistenza culturale alla loro accettazione e messa in pratica.

Non parliamo poi della parte relativa a concussione e corruzione. Gli esempi della cronaca sono numerosissimi, l'attività della magistratura incessante, e intanto i procedimenti si accumulano. Sia la prima attività, indice di una forte presenza di reati, che la seconda, che testimonia della lentezza della giustizia, sono controproducenti e rappresentano una pessima pubblicità per il nostro paese.
Viene da pensare che i provvedimenti presi sino ad ora, incluso l'ultimo codice di comportamento, sono meri palliativi e che una seria riforma della pubblica amministrazione, che non sia punitiva nè per il cittadino nè per l'impiegato pubblico, è ancora da venire. In attesa di vedere qualcuno in grado di snellire, velocizzare e modernizzare la burocrazia italiana, cominciando ad introdurre merito e responsabilità, premiando chi si impegna e punendo chi sbaglia, non possiamo fare altro che lamentarci, e notare quanto a volte sia appagante -e vuota- una frase del genere: Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.











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