domenica 11 aprile 2010

L’emozione come atto motorio assoluto

 Non esiste, in letteratura, una classificazione definitiva delle emozioni, vi rimando qui per un riassunto soddisfacente dello stato dell’arte.
Quello che mi interessa è verificare se, quando affermiamo che la rabbia è un’emozione, distinta, per esempio, dalla gioia, noi ci riferiamo a un’emozione pura, senza necessità di collasso nel mondo fisico, oppure la dobbiamo addebitare a una commistione fisica, a un legame con la realtà.
Esiste uno stato, come la rabbia, che possa manifestarsi senza il suo substrato nel mondo, senza cioè calarsi nella realtà fisica?
A questo scopo, e per confondere ancora di più le acque, dirò che anche una sensazione come la fame è comunque associata a un cambiamento di stato, come lo svuotamento gastrico, la deplezione di carboidrati nel torrente sanguigno e così via, che  sono comunque stati fisici, una disposizione nello spazio, la quale genera, a cascata, una serie di fenomeni che conduce alla sensazione di fame.
Mi chiedo: possiamo estrapolare la sensazione dal suo correlato fisico? Nel senso di indurre la sensazione in un organismo, senza associarla a nessuno stato fisico particolare, e osservare se l’organismo la vive come fame o come cosa.
In questo modo avrebbe senso la domanda posta prima: rabbia e gioia, due emozioni così distinte, lo sono perché associate a situazioni e stati fisici particolari oppure lo sarebbero comunque? E se lo fossero comunque, se io inducessi una delle due emozioni a caso in un soggetto, questi saprebbe di quale emozione si tratta?
Vi è mai capitato, a volte, di avere sentimenti e sensazioni indefinite nei confronti di qualcosa o qualcuno di nuovo e non conosciuto? È il vostro cervello che sta cercando di categorizzare il mondo, di associare la “giusta quantità” a ogni forma dello spazio, a ogni elemento del mondo fisico, organico o inorganico che sia.
Vi sono cose, per il nostro bene, che noi non sappiamo, ma che il nostro corpo conosce. Ce le fa comprendere con l’unico sistema che conosce: il corpo vuole parlare con un referente, con qualcuno che comanda, il quale faccia trovare una “dimensione” a questa cosa, essenzialmente adimensionale, che è l’emozione.
E del resto, un organismo con emozioni carenti o non centralizzate, si nega la possibilità di agire come un intero e opera più come una colonia.
Ultima considerazione: ritengo che quotidianamente vi sia una quantità di “emozioni” da gestire nelle attività di tutti i giorni, esaurita la quale risultano più difficili le motivazioni. Insomma, la metafora del serbatoio sarebbe azzeccata, se non fosse che queste emozioni sono, di base, gli strumenti cognitivi di cui il corpo non intelligente (quello formato dalle cellule) si è dotato, perché un sistema “intelligente” come quello nervoso non avrebbe potuto gestire tutto.  Il sistema nervoso trasforma un insieme di fasci muscolari agonisti e antagonisti in un braccio, che serve un tronco, che serve un individuo. Dunque, l’emozione che origina dal corpo, ma anche l’emozione che origina dalla condizione primaria cui il corpo deve sottostare: muoversi!

17 commenti:

  1. Interessanti considerazioni, caro Paolo.
    La tua poesia è pubblicata e avremmo piacere che tu la commentassi.

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  2. Cavoli, Paolo, se un'emozione quale la rabbia può esistere anche senza il suo aggancio al mondo... Fai una domanda da poco!
    Dal momento che la domanda stimola non poche riflessioni, ne metto una sul piatto. La mia sensazione è che la rabbia non possa che esistere se non legata a "qualcosa" di reale. Tuttalpiù possiamo cercare (o il nostro cervello può cercare di farlo a nostra insaputa) di nascondere la causa, o di scambiarla con altro. Ma, come dici tu, l'inconscio può fregare la coscienza ma non il corpo.

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  3. Andrea, io provo a "spiluccare" dal tuo piatto, se posso. E se la rabbia esistesse a prescindere e cercasse un "qualcosa" di reale, una cosa qualsiasi per trasformarla in una causa qualsiasi e anche per poi esercitarsi? Il corpo non frega la coscienza perchè sono la stessa cosa. E così l'incoscio non esiste. Ho fatto anche la scarpetta, scusami Andrea. Paopasc lo sa già, che io sono una gran maleducata.
    B

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  4. Andrea, è proprio questo il discorso, e non riguarda solo la rabbia. Un'emozione è una quantità di qualcosa che collassa in una forma nello spazio: quella forma è l'emozione che noi conosciamo. A questo punto occorre sapere come riesce a collassare e da cosa è stimolata ogni diversa emozione. La vedo come una relazione tra forme, in cui il referente finale è l'organismo stesso con la sua anatomo-fisiologia.
    Il problema del nascondimento riguarda solo la coscienza secondaria, quella verbale, per me.

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  5. Giardigno, nemmeno muoversi con la mente?
    Immagino una stasi mentale durante un periodo depressivo, un vero e proprio non muoversi più.

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  6. weeeeee c'è un certo signor pascucci da queste parti? lo cerca l'fficio entrate di firenze, nessuno ne sa niente?

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  7. Ciao Pascuccettino ,oggi un po' meglio :)))

    bacino

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  8. Ciao Pasc, non ha nulla a che fare col post, pero': ho appena finito di leggere "elphants on acid" di alex boese, non so se c'e' anche in italiano, raccoglie un'infinita' di esperimenti "bizzarri", apre interrogativi, da risposte e secondo me ti potrebbe dare molti spunti di riflessione...fossi in te lo leggerei.
    ciao

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  9. Pony, qua solo uscite, entrate pochine...

    Moooolto bene, une femme.

    Grazie del suggerimento psychomer.

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  10. Ti ho mandato una vera .....

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  11. ^__^

    adesso hai capito perche' ridevo per la storia del torero????

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  12. Caro Paolo, io sono con te, il corpo frega la coscienza.
    Io parlo per mia esperienza personale, quindi diciamo come un caso, non so se tutti reagiamo alla stessa maniera.
    Quello che mi scombussola è che l' emozione si unisce al corpo col movimento, il corpo realizza l' emozione....la mia titubanza è che l' emozione nel mio caso si impadronisca totalmente del corpo e la coscienza venga messa in minoranza, un po' come se si fosse ubriachi o drogati, i neurologi chiamano ciò bipolarismo........................io credo che loro brancolino ancora se non nel buio, nell' oscuro...........tu mi sai dire perchè io divento come drogata ( mai preso droghe nè canne) in certe situazioni empatiche, dense di emozioni, le emozioni mi posseggono...........che dici sono sulla strada della pazzia? Mi hanno detto che il limite fra pazzia e ragione è il sapere cosa si sta facendo,ebbene in questi rari ( per fortuna) frangenti da una parte volevo donare tutto quello che avevo ai bambini dell' Africa, e dall'altra parte ho dato una tacchettata al mio vicino di casa, perchè mi pareva di ricordare un episodio infantile in cui lui c' entrava, ma poi coscientemente non ricordo nessun episodio del genere.
    Come vedi Paolo, ti ho parlato del mio caso, per saperne cosa ne pensi tu, ti ho dato una gatta da pelare, ma magari ti do anche un caso che ti farà da statistica.
    Ciao....naturalmente se non ti va di rispondere......grazie lo stesso.^_^

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  13. cara Teo
    prima di tutto un piccolo suggerimento. Anche se queste situazioni possono associarsi a stati alterati di coscienza quali lo stato ipnotico, utilizza come una doccia fredda la tua coscienza secondaria e al modo come consigliavano di dire all'unica moglie di Totò e Peppino "cosa sto facendo? cosa sto facendo?" ripeti sempre, in questi pieni emotivi, questa frase.
    La forte immedesimazione empatica ha una motivazione filogenetica, come visto, e nelle donne in maniera più accentuata, per l'esercizio che devono svolgere di accudire soggetti che per un certo tempo non sono in grado di parlare.
    Ora, queste stati d'animo possono manifestarsi anche in situazioni inadatte, appunto perchè il sistema che le utilizza, cioè il nostro cervello antico, usa degli stimoli scatenanti indipendentemente dal contesto (una sorta di riflesso condizionato, va') il quale si può contrastare con la ragione.
    Non ti definirei pazza, ...forse troppo empatica.
    Sulla tacchettata dovrei avere più dettagli: potresti saperlo senza ricordartene coscientemente e in quel caso dovresti avere un sentimento negativo verso costui.
    Il bipolarismo però è l'alternanza di euforia e depressione...

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  14. Caro Paolo, grazie della rispota, mi è stata molto utile, più della psichiatra che mi dichiara "bipolare" io mi sento "empatica" ....a volte mi pare di essere un tutt'uno col mondo, passato, presente, futuro, il fatto è che è una senzazione bellissima, solo che io non so fermarmi, sono cosciente di entrare in un altro stato, ma non mi fermo e così scivolo in atteggiamenti "alterati" visibili. La cosa è successa solo due volte, mi sono ricordata però che ho avuto allucinazioni( una sola volta) anche nella pubertà.Terò bene a mente il tuo consiglio sulla coscienza secondaria....ma in effetti la domanda " cosa sto facendo" me la ponevo......secondo me ero in un mondo parallelo, mio figlio mi tira le orecchie e dice che trovo scusanti e che in ogni caso io devo vivere nel mondo fisico.
    Ciao Paolo, grazie, per la tacchettata presto ho appuntamento con lo psicologo e scoprirò forse l' arcano.
    Riciao ^_^ e forever thank.

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  15. Caro Paolo, io sono con te, il corpo frega la coscienza.
    Io parlo per mia esperienza personale, quindi diciamo come un caso, non so se tutti reagiamo alla stessa maniera.
    Quello che mi scombussola è che l' emozione si unisce al corpo col movimento, il corpo realizza l' emozione....la mia titubanza è che l' emozione nel mio caso si impadronisca totalmente del corpo e la coscienza venga messa in minoranza, un po' come se si fosse ubriachi o drogati, i neurologi chiamano ciò bipolarismo........................io credo che loro brancolino ancora se non nel buio, nell' oscuro...........tu mi sai dire perchè io divento come drogata ( mai preso droghe nè canne) in certe situazioni empatiche, dense di emozioni, le emozioni mi posseggono...........che dici sono sulla strada della pazzia? Mi hanno detto che il limite fra pazzia e ragione è il sapere cosa si sta facendo,ebbene in questi rari ( per fortuna) frangenti da una parte volevo donare tutto quello che avevo ai bambini dell' Africa, e dall'altra parte ho dato una tacchettata al mio vicino di casa, perchè mi pareva di ricordare un episodio infantile in cui lui c' entrava, ma poi coscientemente non ricordo nessun episodio del genere.
    Come vedi Paolo, ti ho parlato del mio caso, per saperne cosa ne pensi tu, ti ho dato una gatta da pelare, ma magari ti do anche un caso che ti farà da statistica.
    Ciao....naturalmente se non ti va di rispondere......grazie lo stesso.^_^

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  16. ^__^

    adesso hai capito perche' ridevo per la storia del torero????

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