domenica 29 agosto 2010

L’ambulante e la difesa del più forte contro il più debole


La notizia è di questi giorni, è di cronaca e soprattutto è macchiata di razzismo e perciò è di strettissima attualità. In due parole i fatti. Un ambulante bengalese, in quel di Civitanova, dopo una giornata su e giù per la spiaggia, si siederebbe su una sdraio per riposare e verrebbe preso a insulti e anche a calci da un gruppo di ragazzini undicenni sotto lo sguardo divertito dei genitori.  Una giornalista vede tutto e scrive il pezzo (ma, a detta del sindaco di Civitanova, nemmeno muove lei stessa un dito). Il bengalese rinuncerebbe a denunciare l’accaduto. Questo il lancio che ne dà ADN Kronos, ripreso da qualche quotidiano come Il Resto del Carlino e Il Corriere della Sera.
Questi i fatti. Episodio, se vero, da ascrivere a sciatto razzismo, da condannare per certo.
Sta di fatto che leggendo in giro per blog l’episodio assurge a evento simbolico e i ragazzini a bulli incattiviti, i commenti si sprecano, con tanto di ceffoni o scappellotti, chi ai ragazzini chi ai genitori e così via. Una levata di scudi, come si dice. Lo stesso sindaco di Civitanova, pur non avendo altre prove del fatto, per stemperare il clima pensa a un pranzo riparatore per tutti gli ambulanti serviti da ragazzini.
Si cerca di ricomporre, riavvicinare, anche se magari non c’è stato allontanamento, ma sono comunque tentativi per combattere questa piaga del razzismo, dell’intolleranza, della discriminazione che, detto tra parentesi, non esiste solo su base razziale.
Tutte cose buone e giuste, come detto, però. C’è un però.
Il modo di operare dei bulli, dei violentatori, degli annoiati che cercano una vittima, insomma di tutti quelli che hanno voglia di far del male o di divertirsi alle spalle di qualcuno, è quello solito: molti contro pochi. Anzi, ancora meglio: molti contro uno massimo due. È anche il caso di recenti casi di aggressioni contro coppie omosessuali. C’è sempre un aspetto che si ritrova in questo genere di attacchi: bisogna essere in numero maggiore dell’avversario o, se non si hanno complici a portata di mano, bisogna interpretare il “pensiero corrente”. Essere interpreti del pensiero corrente ti dà un vantaggio, il vantaggio di quel numero di persone che la pensano come te (oppure sei tu che la pensi come loro, non cambia molto) che pur non essendo presenti ti danno forza, fanno numero nel tuo esserne rappresentante in un frangente qualsiasi della tua vita. Quel gruppo del quale condividi il pensiero rappresenta dunque un qualcosa che ti dà coraggio, che ti sprona e ti autorizza, insomma ti fa morale.
Noto che molto spesso anche le inveterate reazioni contro episodi come quello raccontato si materializzano contro soggetti “più deboli” (in questo caso ragazzini, ma è chiaro che le critiche sono anche per gli adulti presenti). Ma, sia come sia, ragazzini o adulti, sempre “soggetti deboli” sono. I soggetti deboli sono tutti quelli che non possono reagire alle tue critiche. Uno perché sei tu questa volta allineato col pensiero corrente, e quindi c’è la forza e l’autorevolezza del numero, come in questo caso (e lecitamente) il pensiero anti-razzista. Due perché comunque l’oggetto delle tue critiche è fuori portata, difficilmente può reagire e quindi si ha vita facile (per dire, sarebbero pochi a rivendicare violazioni di leggi islamiche in paesi islamici senza nessuna copertura).
Anche se solo per quanto riguarda la procedura di attacco o critica verso qualcuno, mi sembra che sia nel caso dei razzisti-violentatori-danneggiatori sia in quello di chi stigmatizza questi fatti ci sia un fattore comune: ci deve essere questa sproporzione tra chi attacca/critica e l’attaccato/criticato.  Casi diversi sono quelli legati a movimenti politici, che però qui non analizzeremo. Qui si parla solo di quei fenomeni definibili come movimenti di opinione pubblica, che non presentino connotazioni politiche.
Il parallelismo tra chi attacca e chi difende (in questo caso difende i neri, gli omosessuali e così via e però attacca i razzisti e gli intolleranti) non vi sembri sacrilego.
C’è una domanda che mi frulla in testa. In questi giorni c’è in visita di amicizia in Italia il leader (da 40 anni) libico Muammar Gheddafi. È l’anniversario del secondo anno del Trattato  di amicizia italo-libica. Come spiega Alfonso Desiderio su Limes, il Trattato è un risarcimento dei danni che la Libia ritiene di avere subito in epoca coloniale e ammonta a 5 miliardi di dollari da pagare in 20 anni. L’impegno dell’Italia è fatto di investimenti e cooperazione allo sviluppo. La Libia, dal canto suo, è uno dei nostri maggiori fornitori di petrolio e si appresta a diventarlo anche di gas, e sta facendo importanti investimenti in aziende italiane. L’Eni, inoltre, ha una posizione privilegiata fino al 2047 per l’estrazione di queste due fonti fossili.
In più, la Libia è diventata anche un argine all’immigrazione di extra-comunitari provenienti da tutta l’Africa e dal Medio-Oriente e ha anche ottenuto la cessazione delle sanzioni americane con conseguente riabilitazione internazionale.
Accanto a questo però, Amnesty International ci informa che ancora oggi la Libia mantiene e adotta pratiche considerate illiberali e anti-democratiche da tutti gli organismi internazionali. Per esempio, la punizione delle adultere a mezzo fustigazione, la detenzione a tempo illimitato e le violenze nei confronti degli immigrati di passaggio, la sparizione di dissidenti politici, la violazione dei diritti umani dell’Agenzia per la Sicurezza Interna, che può arrestare, interrogare e imprigionare, senza contatti con l’esterno e senza tutela giuridica, persone sospettate di terrorismo o di dissidenza politica.
Le riforme sono ferme, dice in definitiva questa pagina di Amnesty sulla Libia.
Ora, attraverso il legame economico Gheddafi, come già altri leader nel mondo, cerca di guadagnare dal punto di vista economico ciò che non vuole concedere dal punto di vista democratico. E, in effetti, la strategia dimostra di essere vincente. Il legame economico stempera l’assenza di diritti umani fondamentali, annacqua il ricorso a metodi poco ortodossi e nasconde l’assenza di pratiche francamente democratiche.
E allora io dico: saremmo disposti a rinunciare al petrolio e al gas libici, al filtro che questo paese fa all’immigrazione clandestina, solo per mantenere un atteggiamento coerente nei confronti di chi non rispetta i Diritti Fondamentali dell’uomo?
Ben consapevoli, del resto, che la pretesa di coerenza si pagherebbe in termini di perdita netta di petrolio, gas, filtro-immigrati e quindi anche di occupazione, costi energetici, spesa per la gestione e il rimpatrio degli immigrati e via dicendo.
Da un punto di vista del rispetto dei valori che noi facciamo mostra di difendere, criticando per esempio i comportamenti razzistici o discriminatori in qualunque forma, saremmo disposti a pagare il sicuro prezzo di una ritorsione economica, portando questo o quell’altro leader a rispondere “ufficialmente” delle sue violazioni?
A quanto è dato di vedere, almeno a livello istituzionale, questo non avviene. È vero, qualche ramo non economico delle associazioni tra Stati come l’ONU o qualche organismo non governativo che si occupa dei Diritti dell’Uomo muovono le loro critiche ma, in generale, sono tollerate da questi Stati inadempienti, come esibizione puramente dovuta all’opinione pubblica, anche se inefficace.
La verità, forse, è che nei confronti di Stati, come ad esempio la Libia, che hanno saputo intrecciare una fitta rete di relazioni economiche vantaggiose, non ci si trova più in condizione di vantaggio, né numerico (perché molti di quelli che ci fanno affari tenderanno a difenderli pubblicamente) né morale (perché, in questo caso, il flusso di opinione pubblica contrario viene o contrastato o ignorato).
Non vorrei che il nostro ergerci a difesa delle ingiustizie fosse solo quando è sproporzionato a nostro favore e che invece latitasse quando l’oppositore è altrettanto, se non più, forte.
Ma ancora più di quello, mi piacerebbe capire quanto è possibile pagare la coerenza del cosiddetto  politically correct. Perché una cosa è sicura, l’evoluzione in senso democratico e universale dei Diritti Fondamentali non è mai senza costo.

11 commenti:

  1. Su quanto raccontato dalla tv nutro sempre dubbi, in mezzo a tanta verità necessariamente raccontata da un punto di vista individuale, quello del giornalista, si celano anche episodi costruiti ad arte o accresciuti per richiamare l'attenzione su di essi, mentre altro passa inosservato perchè così deve essere.

    Uno di questi è l'arrivo di Gheddafi che non rappresenta solo una visita celebrativa come anche tu ci dici, ma un vero e proprio venire a siglare contratti d'affari, che a leggere alcuni editoriali, consolideranno il dominio economico di una parte dell'attuale classe politica.
    Anche avere la consapevolezza che il nostro paese fa "affari" con una delle dieci peggiori dittaure del pianeta potrebbe avere la sua rilevanza in termini di opinioni dominanti.
    Ma le opinioni dominanti non sono necessariamente quelle che influenzano i cambiamenti.

    Metto il tuo post in condivisione perchè mi è piaciuto tanto
    Rosalba

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  2. Grazie Rosalba. so che non è semplice rispondere alla domanda. però bisognerebbe provarci altrimenti l'esercizio etico rischia di essere solo un contentino emotivo.

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  3. Molto bello questo post, Paopasc! Tanti complimenti!
    Da molti anni io non vado più in uno splendido lido della mia città, a cui tra l'altro sono legati moltissimi ricordi estivi della mia vita.
    Mi trovavo al mare tranquillamente quella mattina,
    con sdraio, ombrellone, lettino ed ingresso regolarmente pagati. Come di solito accadeva, Mustafà, un giovane ambulante di colore, stava chiacchierando con me, che scherzando chiedevo lo sconto su delle cianfrusaglie, che egli cercava di vendermi, mentre molto ironicamente osservava:"Tu, signora Maria,lavorare in bianco, io, nero, lavorare in nero!" Allontanatosi poco dopo, ad un tratto vidi arrivare due bagnini, che, in presenza del gestore e per suo ordine, cominciarono a strattonare il povero Mustafà, che continuava a chiedere il motivo del loro insolito comportamento, e gli intimarono di abbandonare immediatamente il lido. A questo punto , avendo osservato la penosa scena, mi avvicinai al gestore, che tra l'altro conoscevo da una vita, chiedendo spiegazioni. La sua risposta un po' impacciata fu:"Purtroppo la sua vicina di ombrellone si è lamentata della presenza fastidiosa e disturbatrice di questo ambulante,minacciando di non venire più in questo lido nè lei, nè i suoi numerosi amici." Senza replicare, io raccolsi la mia roba, chiamai mia figlia e mentre mi allontanavo mi sentii chiedere dal gestore:"Signora, come mai va via?" "Perchè siamo tutti uguali" risposi, senza degnarlo neanche di uno sguardo. Da allora non sono più andata in quel lido.
    Lascio a te il commento!
    In quanto alla venuta di Gheddafi in Italia, già mi ha nauseato la sua accoglienza! Quelle insulse e vuote ragazze che lo hanno accolto col Corano in mano, senza sapere neanche cosa questo sia!...Che tristezza!
    In un breve lasso di tempo la nostra Italia, come del resto l’Europa, ha sacrificato la sua indipendenza politica, e cosa ancor più grave i suoi valori culturali e spirituali,la grande ricchezza dell'Occidente,in cambio di garanzie, tra l'altro in parte poco realistiche e sotto certi aspetti, utopiche, di un certo tornaconto economico, a cui tu hai fatto riferimento.
    Certo, mostrare coerenza qui non è facile, sacrificare l'economia in un momento di crisi mondiale come quella che stiamo vivendo sarebbe una pazzia e intanto lo spettro dell' Eurabia si fa sempre più consistente e più vicino:Oriana Fallaci docet!
    Grazie,Paopasc!
    Un caro saluto,
    maria I

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  4. Scusa Paopasc, ma il mio pc ha dato i numeri e che numeri! Cancellali per favore! Scusami!
    maria I

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  5. Nel tuo caso direi Maria che hai rinunciato a qualcosa, come la permanenza in quel bagno per te pieno di bei ricordi, a causa della tua avversione per le ingiustizie, come nel caso patito da Mustafa.
    Il tema è proprio questo: metterci contro il più forte di turno, con l'osservazione che, di volta in volta, il più forte può essere un soggetto diverso. Quanto siamo in grado di rischiare per tenere fede alle nostre convinzioni? Però qui non si cercano eroi. Proprio per questo motivo suggerisco sempre di non adottare il punto di vista di chi dirotta troppe critiche su una parte, anche se questa parte è in errore, se questa stessa parte non rappresenta il più forte di turno.

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  6. Pa, sono in partenza. Il post è molto bello e vorrei commentare adeguatamente.

    Ci risentiamo tra due/tre giorni.

    Un bacione.

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  7. bah per un mustafà discriominiato e che subisce angherie ce ne sono tre che fanno la medisima cosa a italiani ergo non stracciatevio le vesti per cosi poco

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  8. Su quanto raccontato dalla tv nutro sempre dubbi, in mezzo a tanta verità necessariamente raccontata da un punto di vista individuale, quello del giornalista, si celano anche episodi costruiti ad arte o accresciuti per richiamare l'attenzione su di essi, mentre altro passa inosservato perchè così deve essere.

    Uno di questi è l'arrivo di Gheddafi che non rappresenta solo una visita celebrativa come anche tu ci dici, ma un vero e proprio venire a siglare contratti d'affari, che a leggere alcuni editoriali, consolideranno il dominio economico di una parte dell'attuale classe politica.
    Anche avere la consapevolezza che il nostro paese fa "affari" con una delle dieci peggiori dittaure del pianeta potrebbe avere la sua rilevanza in termini di opinioni dominanti.
    Ma le opinioni dominanti non sono necessariamente quelle che influenzano i cambiamenti.

    Metto il tuo post in condivisione perchè mi è piaciuto tanto
    Rosalba

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  9. Grazie Rosalba. so che non è semplice rispondere alla domanda. però bisognerebbe provarci altrimenti l'esercizio etico rischia di essere solo un contentino emotivo.

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