giovedì 7 ottobre 2010

XIII. Sul bello: alcune considerazioni brevi


È difficile comprendere il comportamento degli umani, a volte.
Perché ci piacciono Dante e Leonardo? Perché dei bei versi ci fanno sospirare o una trama poliziesca ci appassiona? Perché restiamo estasiati davanti ai capolavori degli artisti?
Ma, ci piacciono veramente? Ho alcuni dubbi.
Ho come la sensazione che per molti di noi, gran parte di quella che chiamiamo attività artistica, non significa molto, ma siccome tutti dicono che è bella così, per non sembrare ignoranti, lo diciamo anche noi.
Cos’è che ci piace nella Divina Commedia? Sapreste dirlo?
E nella Gioconda? In fondo, quando gli umani sono liberi dalle influenze culturali dominanti scelgono anche cose piuttosto kitsch. In televisione, per esempio, non sono le trasmissioni culturali ad andare forte ma quelle trash, basate sul gossip e gli scontri verbali. Anche al cinema si osserva questo effetto. In molti si sentono obbligati ad andare a vedere un film che hanno visto tutti, perché è un capolavoro, ma è un po’ come succede per tante altre cose, le si fanno perché vi è una specie di obbligo sociale a farle, e non per vero interesse. Nè si sottrae a questa tendenza l'acquisto dei libri.
Pure, se richiesti di fornire una ragione delle loro scelte “culturali”, la maggior parte risponde che la loro scelta si basa su un aspetto: la bellezza.
Si, perché le opere d’arte sono belle. Così dicono, almeno.
La bellezza è dunque un discriminante fondamentale, al quale segue il classico “perché mi fa provare delle emozioni, mi smuove qualcosa dentro”. Il bello e l’emozionante, quindi.
L’emozionante, da solo, è ancora arte? Io ritengo che per un grande numero di persone assistere a una operazione chirurgica sia notevolmente emozionante, però ho qualche dubbio che costoro l’assocerebbero a qualcosa di artistico. Forse il tipo di emozione deve essere positiva, per diventare artistica, mentre quelle negative non lo sarebbero mai.
Ma, in quel caso, un’emozione come quella di una vincita in un gioco d’azzardo, che pure è un’emozione positiva, sarebbe arte?
Io dubito che si sarebbe d’accordo nel definirla artistica, una tale emozione.
Ma il bello, perbacco, il bello non è qualcosa di artistico, qualcosa cui noi tendiamo naturalmente?
Allora perché tanti storcono il naso quando qualche avvenente signorina improvvisamente diventa parlamentare? Perché siamo soliti non associare bellezza e intelligenza? Perché quando osserviamo la bellezza di un volto, collegato al resto del corpo, che ottiene successo solo per il fatto che è bello, obiettiamo che la bellezza non è tutto?
Ma, allora, la bellezza è tutto o non è tutto?
Perché per un’opera d’arte la bellezza è uno dei discriminanti più importanti mentre per una persona diventa quasi un marchio di avanzamento di carriera trasversale?

13 commenti:

  1. Molto interessante. Mi trovo d'accordo con le tue considerazioni. Un paio di anni fa scrissi delle mie considerazioni su temi simili ad alcuni questi; che tra l'altro suscitarono una lunga discussione con un amico che non era d'accordo:

    Godimento intellettuale e godimento gastronomico

    Trovo molto interessanti anche le tue domande. Io spesso quando fruisco di qualche forma d'arte, un film ad esempio, cerco il più possibile di non farmi influenzare da giudizi altrui. Per cui di solito evito di leggere le recensioni. Le leggo di solito in seguito.
    Spesso baso il mio giudizio proprio sulle mie emozioni. A meno che le tecniche, le citazioni e similia non implichino un godimento di tipo più intellettuale che sia però alla mia portata. È vero però come tu dici che l’emozionante, da solo, non è arte. Quindi non è una condizione sufficiente. Ma se l'opera non mi suscita alcun sentimento? Devo considerarla arte solo perché è piaciuta a qualche critico? Ma magari il critico ha degli strumenti molto più raffinati dei miei....

    È certo che per alcune forme d'arte l'approccio che io uso di solito per il cinema non funziona molto. Ascoltare molta della musica del '900, senza conoscere nulla della teoria, delle tecniche o dell'idea dell'artista difficilmente potrà produrre un godimento nel fruitore. Considerazioni simili penso che valgano per la pittura.

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  2. Flavio, ho letto il tuo post e devo dire che mi trovo in linea con quanto affermi. Un'idea che propongo quale elemento di discrimine dell'arte è il livello di complessità del prodotto e quello dell'osservatore (fruitore mi fa rabbrividire come termine). Non è possibile chiedere a chi si trova a un livello elementare di farsi piacere le opere d'ate concettuali o la musica atonale, perchè magari preferirà il figurativo e il folk.
    Ora, all'interno della complessità non tutto è arte, perchè altrimenti i due termini diverrebbero sinonimi. Se all'interno della complessità io trovo qualcosa che smuove la mia emozione (che dobbiamo definire anch'essa complessa) forse ci troviamo davanti a un'opera d'arte. Ma ancora non è sufficiente: posto che il mio livello di complessità sia uguale o superiore a quello dell'opera, quali sono gli elementi che definiscono il nuovo livello di "bello"?
    Urge un altro post...

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  3. Oops, scusa Flavio, ma tu usalo pure...ahahahahaha
    preferisco utilizzatore, ma è solo paranoia mia...

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  4. ah! Mi asterrò dall'usarlo allora :-)
    ...però l'uso di "osservatore" invece di "fruitore" evoca un po' una prospettiva visuale del soggetto. "fruitore" è più generale. Nel caso della musica si può parlare di "osservatore"?

    Interessante quest'idea del livello di complessità del prodotto e livello di complessità dell'osservatore quale elemento di discrimine dell'arte. Se queste grandezze si potessero misurare in modo omogeneo allora si potrebbe forse dire (P: piacere, o: osservatore, C: complessità, p: prodotto ) che P(o) è massimo per valori di (C(p) - C(o)) prossimi allo zero e che decresce al crescere di |C(p) - C(o)|.
    Però come le misuri? E inoltre è vero pure quello che dici tu: E cioè che la complessità non garantisce il piacere.

    C'è un saggio di U. Eco: Storia della bellezza. È da tempo che vorrei leggerlo. Tu l'hai letto?

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  5. No, non ce l'ho. Mi ricordo che quando uscì (in realtà, se non ricordo male, sono due volumi, Storia della Bellezza e Soria della Bruttezza) ogni volta che andavo in libreria me lo guardavo e riguardavo sotto gli occhi divertiti del libraio (mio amico) però non è detto che non mi venga voglia di comprarlo. L'ultimo suo che ho preso è La vertigine della Lista, bello e illustrato. I libri di Eco hanno un percorso indipendente che è puramente visivo.
    Mi piace la tua formalizzazione. Direi che per definire la complessità potremo usare un insieme di indici finiti che tendano all'esaustione anche senza raggiungerla. Cosa non facile, del resto. Siccome però esistono test per misurare ogni tipo di intelligenza si potrebbero usare gli stessi item per cercare di definire la complessità rappresentazionale di un concetto, a seconda del suo ambiente di manifestazione (pittura, scultura, musica, concetti filosofici da trasmettere ecc).
    Comunque, ti concedo di usare fruitore: un termine sostitutivo potrebbe essere "utilizzatore". A scelta.

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  6. È anche vero, Paolo, che raramente un artista nella sua ricerca, spiega i motivi per i quali ha fatto delle scelte piuttosto che altre: ciò crea difficoltà nello spettatore, che rischia o di accettare tutto in modo acritico, o di respingere tutto. Non si può quindi apprezzare un’opera d’arte, se non si capisce il rapporto che esiste fra l’artista e l’ambiente che lo circonda, magari il soggetto rappresentato non può piacere, ma il raggiungimento di un’armonia dipende da una completa e profonda osservazione del reale. Questo accadeva nel passato. Oggi, molti artisti, vogliono semplicemente scuotere l’attenzione del pubblico con loro idee. Troppe idee che risultano strane e contrastanti!

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  7. ...credo alla fine, che sicuramente con il termine "bello" si fa riferimento ad un'esperienza percettiva molto personale, forse anche intima; sono molto scettico circa la rappresentazione scientifica e misurazione di essa, ma che comunque sarebbe "bello" riuscire a spiegarla in una forma linguistica esaustiva

    ...il tuo, è un punto di osservazione complesso, che fa riflettere però...

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  8. quello che dici è vero, Carla. Mi interessava però capire perchè, per esempio, l'essere "bello" dell'arte è sempre un giudizio positivo, mentre non lo è sempre l'essere "bello" riferito alle persone.
    E' vero anche che le persone non si giudicano solo con il bello ma per come agiscono/parlano.
    Allora l'opera d'arte non parla. L'opera d'arte è bella perchè non può fare altro, e quindi il suo essere bella è sufficiente, mentre non è così per un umano?
    Un'opera d'arte non è bella solo dal punto di vista tecnico, ma anche per i concetti e le idee che trasporta. Essendo però un oggetto e non potendo modificare nè in meglio nè in peggio il suo significato, noi l'accettiamo e stabiliamo un giudizio una volta per sempre.
    Non così, torno a dire, con i soggetti viventi. In questo caso, il concetto di bello si basa sul divenire del soggetto stesso, per cui un suo comportamento sbagliato influisce sul giudizio generale.
    Gli artisti moderni spesos abbandonano l'abilità tecnico realizzativa per spostarsi massicciamente sul versante concettuale. Ed è come parlare, ogni volta, con un linguaggio diverso. Però, allo stesso modo, una volta che ci viene spiegato cosa vuol dire, il nostro giudizio permarrà.

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  9. invece Joe io auspico e desidero la comprensione pure dell'aspetto intimistico dell'arte. Non sarò certo io a fornirla, faccio solo un po' di chiasso, ma credo che alla fine, con le dovute approssimazioni, sia possiible definire il bello, magari per il 95 % della popolazione...

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  10. Perché per un’opera d’arte la bellezza è uno dei discriminanti più importanti mentre per una persona diventa quasi un marchio di avanzamento di carriera trasversale?

    Perchè un'opera d'arte è impossibile invidiarla (casomai è "invidiabile", ma come accezione positiva).
    Io infatti quelle parlamentari sgallettate, taglie 38 sotto e sesta sopra le ammazzerei tutte, ecco. Peccato Capitale?
    B

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  11. ...uhm, no, non direi, sprupurzionamento forse...

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  12. ...uhm, no, non direi, sprupurzionamento forse...

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  13. invece Joe io auspico e desidero la comprensione pure dell'aspetto intimistico dell'arte. Non sarò certo io a fornirla, faccio solo un po' di chiasso, ma credo che alla fine, con le dovute approssimazioni, sia possiible definire il bello, magari per il 95 % della popolazione...

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