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Il tema si presta facilmente agli accenti retorici, alla leva emotiva, ma è inevitabile. Non sono state sufficienti le esperienze degli altri terremoti, non sono servite a niente. In barba alle leggi e ai regolamenti, che ci sono, si costruisce in maniera insicura, per massimizzare i profitti e chi deve controllare non controlla. Tutto questo, sulla pelle della gente.
Ma come stanno andando i processi relativi al terremoto dell'Aquila? Cosa dicono i giornali, le fonti d'informazione, e soprattutto, ne parlano?
Sul Capoluogo d'Abruzzo, il giorno 28 novembre, appare questa notizia:
"A rischio i processi nella zona colpita dal terremoto
Forse illeggittima (sic) la legge sul "Presidio per le comunicazioni e le notifiche degli atti giudiziari"E' stata fissata per il 30 novembre prossimo l'udienza davanti alla Corte Costituzionale della causa sulla legittimità della legge che dal 6 aprile al 31 luglio 2009 ha istituito nel cratere del terremoto il 'presidio per le comunicazioni e le notifiche degli atti giudiziari'. In sostanza, le notifiche sono state recapitate in una stanza all'insaputa dei destinatari.
Se la richiesta avanzata dal Gup del Tribunale di Pescara, Guido Campli, dovesse essere accolta, potrebbero saltare centinaia di processi di tutte le branche del diritto relativi al cratere del terremoto in quei quattro mesi. A presentare l'istanza davanti al Gup era stato l'avvocato aquilano Vincenzo Calderoni. Il legislatore, di fronte ad abitazioni, uffici e attività inagibili e deserte, aveva pensato di istituire un punto unico di raccolta delle notifiche, un po' come accaduto per le poste e altri servizi. Secondo il ricorso di Calderoni, il problema è che nessuno ne sapeva nulla."
Che significa? Evidentemente, dopo il terremoto, non erano più utilizzabili molti uffici pubblici, come per esempio le Poste e altri servizi, e così si è pensato di istituire un Centro di Raccolta unificato dove confluissero tutte le comunicazioni e notifiche degli atti e dei provvedimenti. Cosa sensata, senza dubbio, ma ora, un avvocato presenta un ricorso per omessa comunicazione: in pratica la gente non lo sapeva che lì c'era quel Centro di Raccolta, a quanto riportato, e così sarebbero a rischio centinaia di processi. Andiamo avanti.
Anche Abruzzo web riporta la notizia, il 29 novembre.
"LA CORTE COSTITUZIONALE DECIDE SUL RICORSO DI UN AVVOCATO AQUILANO:
''DOPO IL SISMA, PER QUATTRO MESI NOTIFICHE ALL'INSAPUTA DEI DESTINATARI''
“Tutto nasce - spiega il legale - dall’istituzione del ‘presidio per le comunicazioni e le notifiche degli atti giudiziari’, prevista dal decreto emergenza, il dl 39/2009, poi convertito con la legge 77/2009, al comma 9 dell’articolo 5. Si trattava di una stanza, fisicamente posizionata nella sede temporanea degli uffici giudiziari aquilani dopo il terremoto, quindi ai Minorenni, in cui, come si legge nel testo della legge, ‘la comunicazione e la notifica di atti del procedimento o del processo deve essere eseguita fino al 31 luglio 2009, a pena di nullità”.
Di fronte ad abitazioni, uffici e attività inagibili e deserte, insomma, il legislatore aveva pensato a istituire un punto unico di raccolta delle notifiche, un po’ come accaduto per le poste e altri servizi. Il problema, però, secondo il ricorso di Calderoni su cui dovrà esprimersi la Corte costituzionale, è che nessuno ne sapeva nulla.
“Ho raccolto - aggiunge - la testimonianza della cancelliera che per quei quattro mesi è stata responsabile del presidio, e mi ha confermato che gli atti venivano depositati e poi ammucchiati in scatoloni. E lì restavano”.
Ma allora, non solo i terremoti passati non sono serviti a niente, per quanto riguarda la prevenzione, ma nemmeno essere a contatto con la disperazione serve a niente. "[...] gli atti venivano depositati e poi ammucchiati in scatoloni. e lì restavano"?
Ancora. Su Abruzzo 24 ore, il 15 novembre appare questa notizia:
"La Procura prepara le richieste di rinvio a giudizio
Inchiesta crolli, verso il processo per l'ospedale San Salvatore
La Procura della Repubblica dell'Aquila sembra orientata a chiedere il rinvio a giudizio per i sei indagati per i crolli di alcune parti dell'ospedale San Salvatore.
L'inchiesta ha individuato evidenti responsabilità umane dietro il collasso di alcuni elementi strutturali del nosocomio, che non hanno resistito alla scossa del sei aprile 2009.
Il reato contestato ai sei è quello di "cooperazione colposa nel crollo parziale dell’ospedale regionale San Salvatore".
Ma le notizie occorre andare a cercarle sui quotidiani locali.
6aprile.it |
E così, oggi, insieme al video di Saviano sulla Casa dello Studente dell'Aquila, ecco anche il video dei ragazzi dell'Aquila, i Dice che, dal titolo "resto ecco,... me ne vajo" che, sulla scia del programma di Fazio e Saviano, cerca di elencare i motivi per restare o per andare via.
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