Racconta Giuseppe Sarcina (Io, malmenato dai trafficanti sulla spiaggia di Zarzis), inviato del Corriere in Tunisia, di una brutta disavventura occorsagli ieri sulle rive di Zarzis, uno dei posti dai quali partono i migranti tunisini alla volta di Lampedusa. Fatta di minacce e spintoni da parte di un gruppo di individui, con tutta probabilità trafficanti di esseri umani, criminali che gestiscono la tratta dei migranti.
Quelli che ci hanno bloccato sono trafficanti, poco importa se scafisti, intermediari o semplici galoppini del «servizio sicurezza». Conta che sono i padroni assoluti della spiaggia, che sono sempre più nervosi, forse perché i «clienti» cominciano a scarseggiare, forse perché hanno sentito dire che l'Italia rispedirà indietro gli immigrati.
Ma, quello che più preoccupa e sorprende il giornalista è l'assenza di forze di polizia. O meglio, ci sono, ma al momento buono "spariscono"
A un certo punto accade una cosa mai vista nell'ultimo mese e mezzo: due jeep della Guardia nazionale si inoltrano nei sentieri sterrati lungo la costa. Fa caldo, ma non è un miraggio. Dove vanno? Proviamo a ragionare. La giornata è cominciata presto. Alle 6 dal porto dei pescatori ha preso il largo una barca con 280 clandestini e, ancora una volta, non si è vista una divisa che fosse una a contrastarli.
Per fortuna finisce bene ma, a quello che racconta Sarcina, non è il solo ad aver subito minacce
In mattinata veniamo a sapere che gli inviati del Tg1, Marilù Lucrezio e l'operatore Stefano Belardini, erano stati ancora una volta minacciati, mentre tornavano instancabili sulla battigia a riprendere «scene di ordinario traffico di esseri umani nella Tunisia meridionale». E la sera prima Chiara Giannini, un'intraprendente collega che lavora per il quotidiano Libero ci aveva fatti preoccupare raccontandoci di un incontro pericoloso con due loschi figuri che volevano soldi in cambio delle foto scattate dal suo gruppo.
Dall'altra parte, sul Mondo di Annibale, Tonino Dorazio (Il boomerang immigrazione) scrive
Dice Noam Chomsky in un decalogo a proposito di disinformazione pilotata: “Creare problemi e poi offrire le soluzioni”. Questo metodo è anche chiamato “problema-reazione-soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare.
E poi fa un collegamento ai fatti nostrani
Ad esempio: far marcire la situazione a Lampedusa per poi sembrare il salvatore paterno ma risoluto della situazione, e ben orchestrarlo tramite media embedded. Ma qui abbiamo un problema molto più grande del primo teatrino.
Ma chi sono questi tunisini che arrivano a frotte e che le autorità di Tunisi sembra facciano poco per trattenere in patria, o per riaccogliere? L'accordo sottoscritto da Italia e Tunisia non prevede il rimpatrio di tunisini, se non i pochi ancora presenti a Lampedusa, secondo Francesco Peloso del Mondo di Annibale (La Tunisia e gli accordi con l'Italia), ma solo un generico aumento dei controlli delle autorità tunisine
Gli accordi fra Italia e Tunisia, prevedono che il nostro governo dia 150 milioni – c’è chi dice almeno 180 – alle autorità tunisine da investire nel Paese nord Africano per creare lavoro e sviluppo.
Inoltre
In quanto ai rimpatri l’accordo con Tunisi stabilisce che non rientrano nell’intesa tranne per qualche centinaio di tunisini rimasti a Lampedusa al momento della firma. Solo questi ultimi sono stati riportati a casa con alcuni voli, la richiesta della Tunisia era inoltre che l’operaizone rientro in in Patria senza grande clamore, cioè senza manifestazioni propagandistiche da parte italiana.
Anche Sky Tg 24 (Rimpatri e permessi) ribadisce i termini dell'accordo tra Maroni e il suo omologo tunisino
La Tunisia dice no ai rimpatri massicci per i 20 mila sbarcati a Lampedusa quest'anno ma si impegna a rafforzare i controlli per evitare nuove partenze e ad accettare la riammissione rapida delle persone che arriveranno in Italia dopo l'entrata in vigore del decreto che concede il permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi.
Chissà perchè però l'accordo sul rimpatrio vale per i nuovi arrivi e non per quelli già arrivati. La strategia del Governo italiano è stata quella di concedere un permesso temporaneo per permettere ai migranti di raggiungere le loro destinazioni europee, Francia soprattutto, naufragato però per l'opposizione francese ad accoglierli.
Si sostiene che 20 mila migranti non siano poi così tanti e che sarebbe facile distribuirli sul territorio italiano. Opposizioni e organismi non profit criticano aspramente sia l'operato del Governo sia l'atteggiamento ideologico che sta dietro questo operato. Ma una domanda è pur sempre lecita: che succederà a questi 20 mila, visto che non potranno essere rimpatriati, o che non potranno raggiungere le loro mete francesi, qui in Italia, se non dovessero trovare un'occupazione? Dovranno essere mantenuti a vita? Oppure diventeranno manovalanza per la criminalità? O saranno lasciati a se stessi, in condizioni di degrado e facili vittime di approfittatori o degli istinti più bassi? Il degrado delle condizioni in cui si vive influisce anche sul degrado morale.
Non credo alla facilità di integrazione, e non solamente per colpa di chi ospita.
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