Dopo il caso di Santoro con Annozero e la cancellazione consensuale del suo programma nonchè il suo allontanamento dalla Rai è la volta di Fabio Fazio che inizia così la sua lettera aperta inviata a Repubblica
CARO Direttore, da oltre sei mesi ho dato la mia entusiastica adesione al direttore di Rai Tre Paolo Ruffini che mi aveva proposto di proseguire "Che tempo che fa" per i prossimi tre anni così come di ritrovarmi sin da gennaio con Roberto Saviano per una nuova edizione di "Vieni via con me". Da oltre sei mesi aspetto una decisione della Rai. Che cosa ha impedito o impedisce al precedente e all'attuale Direttore generale di rinnovare i contratti in scadenza di alcuni fra i protagonisti della tv pubblica?
Non è l'accordo economico l'ostacolo, accordo già trovato a quanto afferma Fazio, ma le garanzie minime, che sembrano mancare. Mentre a parole sembra esserci spazio per continuare la trasmissione, le voci che girano dicono diversamente, accompagnate anche da affermazioni del tipo
"... Pare che il programma debba cambiare rete o essere ridotto nell'orario; pare che Luciana sia considerata eccessiva; sembra più opportuno rimandare l'ipotesi di una nuova edizione di Vieni via con me e cose del genere...". E per finire tutti hanno potuto leggere definizioni di Rai Tre e di chi ci lavora che giudico offensive e inaccettabili soprattutto se pronunciate da chi ha importanti responsabilità all'interno della Rai. "Il fortino, l'enclave di comunisti, la riserva indiana".
E non è solo Fazio sulla graticola: anche la Gabanelli con il suo Report attende decisioni e pure Floris, con Ballarò
è stato consigliato di dedicarsi a qualcosa di nuovo.
Brutta aria, dunque? O bella? Le parole minacciose pronunciate subito dopo le amministrative da Berlusconi, su un intervento anche parlamentare per sanare quello che è considerato l'artefice della sconfitta (leggi le trasmissioni si Santoro, Floris, Fazio e compagnia bella), sembra essere cominciato. Se La7 (attualmente l'unica possibilità) avrà il coraggio di accettare la sfida e accoglierà i transfughi Rai, potrà diventare un vero competitor, senza essere relegato agli spiccioli di share, senza dover più sentire la litania del dipendente pubblico che si deve contenere.
In futuro, comunque, sarebbe bene che la politica uscisse dalla Rai. Nessun'altra forza politica ha fatto così tante pressioni come l'attuale governo per cancellare delle trasmissioni televisive, per indicarci anche cosa ci deve piacere e cosa ascoltare. La presunzione che la libera stampa possa essere indirizzata e che il servizio pubblico debba essere filogovernativo è una mostruosità. Se la Rai continuerà su questa linea meglio privatizzarla, c'è gente che per le opposte ragioni del centrodestra non pagherebbe il canone. Ma c'è anche chi dice che se si privatizza la Rai, c'è il rischio che Berlusconi se la compra.
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