domenica 11 marzo 2012

Giappone a un anno dal terremoto: Rapporto su Fukushima. Il documento ufficiale

imagecredit bbc.co.uk
Permettetemi un piccola polemica iniziale: sia sul sito di Greenpeace che su quello di un quotidiano giapponese (The Asahi Shimbun) si fa riferimento a un Rapporto di 400 pagine sull'incidente alla centrale nucleare Daiichi di Fukushima, ma nessuno dei due (sempre che non occorra affidarsi a Santa Lucia) pubblica il link al documento ufficiale.
Ebbene, il documento ufficiale (trovato per altra via)  per ora è solo in giapponese e, a meno di non  voler fare un corso accelerato di tale lingua, conviene aspettare la traduzione in inglese disponibile per quest'estate.
Esaurita la vena polemica passiamo al Rapporto
E' passato un anno da quel 11 marzo 2011 in cui ci fu il disastroso terremoto in terra nipponica con lo tsunami e il gravissimo incidente alla centrale nucleare di Fukushima.
Già, Fukushima: il terzo grave incidente nucleare dopo Three Miles Island e Chernobyl.
Fanno notare su Greenpeace che gli standard di sicurezza per i reattori di seconda generazione, come quelli di Fukushima, prevedono un rischio di incidente grave ogni centomila anni-reattore, il che significa che
con 400 reattori in funzione un incidente grave dovrebbe succedere ogni 250 anni. Al contrario, ne abbiamo avuti ben 3 in poco più di 30 anni, uno ogni circa 10 anni (Three Miles Island nel 1979, Cernobyl nel 1986 e Fukushima l’anno scorso). L’area contaminata in Giappone è grande quanto mezza Sicilia e così rimarrà per decenni.


Altra osservazione, sempre dalla stessa fonte, è che l'attuale blocco di 52 reattori su 54, in Giappone, non sta portando ai disagi o ai blackout paventati segno che
si può fare a meno del nucleare, persino dove questa fonte copriva quasi il 30 per cento del fabbisogno di elettricità. Questo grazie alla razionalizzazione dei consumi, l’introduzione di misure di efficienza e il ricorso al gas naturale.
Koichi Kitazawa imagecredit dfg.de
E ora passiamo al Rapporto. E' opera di una Commissione indipendente, istituita appositamente dalla Rebuild Japan Initiative Foundation per studiare le soluzioni al terribile terremoto che ha colpito il Giappone. La RJIF è presieduta da Yoichi Funabashi, mentre la commissione su Fukushima da  Koichi Kitazawa. Le conclusioni non sono affatto lusinghiere per il Governo giapponese. Come dicevo, in attesa della traduzione in inglese è disponibile, sempre in tale lingua, il capitolo finale del Rapporto, dal titolo “Fukushima in review: A complex disaster, a disastrous response”. Eccone l'abstract:


On March 11, 2011, an earthquake and tsunami crippled the Fukushima Daiichi Nuclear Power Station. The emerging crisis at the plant was complex, and, to make matters worse, it was exacerbated by communication gaps between the government and the nuclear industry. An independent investigation panel, established by the Rebuild Japan Initiative Foundation, reviewed how the government, the Tokyo Electric Power Company (Tepco), and other relevant actors responded. In this article, the panel's program director writes about their findings and how these players were thoroughly unprepared on almost every level for the cascading nuclear disaster. This lack of preparation was caused, in part, by a public myth of "absolute safety" that nuclear power proponents had nurtured over decades and was aggravated by dysfunction within and between government agencies and Tepco, particularly in regard to political leadership and crisis management. The investigation also found that the tsunami that began the nuclear disaster could and should have been anticipated and that ambiguity about the roles of public and private institutions in such a crisis was a factor in the poor response at Fukushima.
L' 11 marzo 2011, un terremoto e uno tsunami hanno messo fuori uso la stazione nucleare Daiichi di Fukushima . Si è subito compreso che si stava delineando una crisi piuttosto complessa e, a peggiorare le cose, la crisi è stata aggravata da lacune di comunicazione tra il governo e l'industria nucleare. Una commissione d'inchiesta indipendente, istituita dalla Rebuild Japan Initiative Foundation, ha esaminato come Governo, Tokyo Electric Power Company (Tepco), e altri soggetti rilevanti hanno risposto alla crisi. In questo articolo, il direttore del programma scrive sui risultati che questi soggetti hanno ottenuto e di come erano completamente impreparati a quasi tutti i livelli ad affrontare il disastro nucleare a cascata. Questa mancanza di preparazione è stata causata, in parte, dal mito pubblico di "sicurezza assoluta" di cui si sono nutriti per decenni i sostenitori dell'energia nucleare, ed è stata aggravata da una disfunzione all'interno e tra le agenzie governative e la Tepco, in particolare per quanto riguarda la leadership politica e di gestione delle crisi. L'inchiesta ha anche scoperto che lo tsunami che ha dato il via al disastro nucleare avrebbe potuto, e avrebbe dovuto, essere previsto e che l'ambiguità sul ruolo delle istituzioni pubbliche e private in una tale crisi è stata un fattore dell'insufficiente risposta a Fukushima.
imagecredit adv.asahi.com
Insomma, anche il mito dell'efficienza e dell'onestà del mondo giapponese subisce un forte scossone. Molto esplicito anche The Asahi Shimbun che riferisce di, citando il Rapporto,
Systematic negligence by Tokyo Electric Power Co. contributed to the Fukushima nuclear disaster, according to a non-government panel.
The Independent Investigation Commission on the Fukushima Daiichi Nuclear Accident drew on evidence from 300 or so individuals, including key figures such as former Prime Minister Naoto Kan, former industry minister Banri Kaieda and Haruki Madarame, chairman of the Nuclear Safety Commission of Japan (NSC). However, a request for interviews with TEPCO's top management was rejected by the company. [fonte]
 "Sistematica negligenza della Tepco" e prove raccolte studiando l'operato di circa 300 persone, tra cui il Primo Ministro Naoto Kan, l'ex Ministro dell'Industria e il Presidente della NSC, la Commissione per la Sicurezza Nucleare del Giappone. In una parola, il Rapporto
compiled on Feb. 27, argues that the Fukushima nuclear crisis was essentially a man-made disaster, rather than being the inevitable result of the magnitude-9.0 Great East Japan Earthquake on March 11.
Un disastro dovuto all'uomo più che una inevitabile conseguenza del terremoto. Questo il riassunto che il TAJ fa del Rapporto. Sul sito del giornale giapponese è disponibile un riassunto delle principali conclusioni del rapporto, più o meno quelle che ho elencato sopra.
E' un chiaro monito sulla pericolosità e sulla difficoltà di gestione delle emergenze nell'industria nucleare?
A tutt'oggi, pur a una considerevole distanza dall'evento, e pur con tutte le conseguenze, gli errori, le negligenze, le verità taciute che stanno emergendo, non esiste un unanime movimento della comunità internazionale sulle centrali nucleari che sgombri il campo dalle false sicurezze, affronti in maniera consapevole i rischi gravissimi connessi ai, per fortuna abbastanza rari, incidenti e investa risorse e intelligenze nella ricerca di fonti energetiche alternative.
Ma mi chiedo: eventi come questo, al pari di tanti altri luttuosi ai quali abbiamo assistito, se non insegnano niente mettono a rischio il significato stesso di intelligenza. Chi è colui che, dopo averne subito le conseguenze, persiste nell'errore? O è uno stupido o è uno che non le paga, quelle conseguenze. In ogni caso, è bene che non occupi posti di comando.

Fonti

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