Dopo le amministrative del 6 e 7 maggio qualche giornalista ha chiesto al Presidente Napolitano di esprimersi sul cosiddetto boom del Movimento 5 Stelle di Grillo, al che il Presidente ha risposto: "Il boom io ricordo quello degli anni '60...altri boom non ne vedo"
E' nota la predilezione del Capo dello Stato per i partiti quale fondamento della democrazia ma occorre notare che anche il Movimento 5 Stelle, partito o movimento che lo si voglia chiamare, ha ottenuto un buon consenso popolare alle recenti votazioni ed è espressione popolare. Per la precisione, secondo l'Istituto Cattaneo, Grillo e il M5S hanno raccolto quasi 200.000 voti, circa il 9% dei voti validi. Penso che sia dovuto massimo rispetto a questi 200.000 cittadini anche se, rimanendo centrati sul tema, può essere opinabile se si tratti di un boom un mini-boom o quello che vi pare.
Noto anche, però, per esempio sul canale Rai su Youtube, che molti commentatori si lasciano andare a scurrilità varie e commenti pesanti nei confronti del Capo dello Stato. E' sempre criticabile l'utilizzo di un linguaggio offensivo per criticare chi non la pensa come noi, e in qualche caso c'è pure il rischio di incorrere in conseguenze legali anche senza querela di parte.
E infatti è proprio questo il caso. La Procura di Nocera Inferiore [vedi Ansa Procura indaga per offese Grillo a Napolitano via web] ha aperto un'inchiesta contro ignoti per reato di offesa all'onore e al prestigio del capo dello Stato, incaricando la polizia postale di verificare in quali siti siano apparsi commenti o offese che configurerebbero il reato. Non è dato sapere se a rischiare sarebbero i commentatori, i siti o entrambi. Non è dato nemmeno sapere perchè se ne occupa proprio la Procura di Nocera Inferiore, ma ci sono molte cose che ignoro.
Essere in disaccordo con il Presidente della Repubblica è lecito, farlo in maniera scomposta no, sia nei suoi confronti che in quelli di chiunque altro.
Il reato di Offesa all'onore o al prestigio del Presidente della Repubblica è previsto dall'articolo 278 del Codice penale.
Chiunque offende l'onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni (2) (3).Note
(2) Le offese possono riguardare la persona del Presidente della Repubblica sia nell'esercizio o a causa delle sue funzioni, sia nella sua individualità privata, anche in relazione a fatti anteriori all'attribuzione della carica.(3) Per la consumazione del reato in esame non è richiesto che l'offesa diretta al Presidente della Repubblica avvenga col mezzo della stampa, essendo sufficiente la semplice comunicazione dell'offesa ad un terzo con qualsiasi mezzo. È stata, perciò, ritenuta sufficiente ad integrare gli estremi del reato in esame l'offesa contenuta in una lettera pubblicata su un quotidiano dopo che la stessa era stata recapitata al direttore del giornale che in quel momento si trovava in una città diversa da quella di pubblicazione del giornale medesimo. [fonte Brocardi]
Però, il diritto di critica è garantito dalla Costituzione, purchè avvenga nei limiti della tutela istituzionale.
La norma può confliggere con il diritto di libertà di espressione (art. 21 Cost.); a tal proposito la Cassazione ha stabilito che il diritto di critica può anche essere esercitato nei confronti del Presidente della Repubblica, ma trova un limite insuperabile nella tutela del prestigio e del decoro delle Istituzioni Pubbliche. [fonte Brocardi cit.]
Ho trovato un caso non molto recente (è del 1992) in cui veniva richiesta l'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Giuseppe Leoni per il reato di cui all'articolo 278. La Giunta delle Elezioni e delle Immunità parlamentari però negava l'autorizzazione, non essendo intento del senatore offendere il Presidente della Repubblica, che allora era Cossiga (per la cronaca, le parole pronunciate dal Leoni furono"comportamento come un imbecille"). Così si legge: [vedi Relazione Giunta...]
e ancora:
Del resto, a leggere la cronaca recente, non mancano certo le espressioni colorite rivolte da esponenti politici al Capo dello Stato, probabilmente difese da quella immunità parlamentare nei confronti dei reati di opinione, ma anche da giornalisti, finite poi con l'apertura di un'inchiesta:
Belpietro indagato per vilipendio al Capo dello Stato [Giornale Radio Rai]
Querela nei confronti di Umberto Bossi
Conflitto di attribuzioni nel caso Storace: opinioni sul Presidente della Repubblica (secondo la Corte Costituzionale non si trattava, come espresso dal Senato, di insindacabilità garantita dall'articolo 68 della Costituzione in quanto opinioni non espresse in Aula o nell'ambito delle proprie funzioni ma sul proprio blog come espressione del proprio libero pensiero).
Termino con le considerazioni iniziali: il diritto di critica, all'interno del più ampio diritto di espressione, è garantito dalla Costituzione, che però non garantisce il diritto di offesa, specialmente nei confronti delle Istituzioni democratiche, che sono anche più importanti di chi le rappresenta temporaneamente. Dunque, non c'è nessun bisogno di eccedere con il linguaggio, il nostro pensiero critico può benissimo essere espresso in maniera composta. Quanto alla necessità di uno strumento di questo genere di tutela delle Istituzioni, alla necessità di procedere nel caso specifico, alla domanda su chi ritenere responsabile penalmente i siti, i commentatori, entrambi o nessuno (responsabilità oggettiva o soggettiva) occorrerebbe molto più spazio di quello a disposizione perciò rimando le considerazioni.
Non insultare qualcuno è semplice questione di buona educazione, ma se questo qualcuno rappresenta un'Istituzione, insultarlo significa insultare l'Istituzione.
RispondiEliminaChi è all'interno delle Istituzioni deve rispettare la scala gerarchica: gli piaccia o meno, il Capo dello Stato è il garante di quella scala gerarchica come il Presidente del Consiglio ne è il capo; diverso il discorso per il comune Cittadino quale mi pare Grillo tuttora sia (come me): le Istituzioni sono solo strumenti di servizio e chiunque ricopra un qualsiasi incarico pubblico fa parte della mia servitù, se mi va di mandare all'inferno chiunque sia stipendiato con i miei soldi ce lo mando, lui e la Legge con lui...