mercoledì 15 agosto 2012

Falle nei sistemi di sicurezza e teorie del complotto: riesce a violare l'aeroporto Kennedy di New York

Per tutti quelli che continuano a sostenere imperterriti che gli attentati  dell'11 settembre  non potevano essere attuati da un gruppuscolo con poche ore di lezioni di volo e a fronte dell'elevato sistema di sicurezza americano e di come, invece, sia stato possibile e sia possibile ancora oggi, che di quell'attentato siamo consapevoli, vi è questo episodio accaduto all'aeroporto Kennedy di New York. Dico una delle numerose riprove della difficoltà di prevedere e controllare tutto da parte dei sistemi di sicurezza, per sofisticati che siano.
Ne dà notizia il Corriere, con una breve descrizione dell'accaduto che è stato sì una violazione del sistema di sicurezza ma non era un tentativo di attentato. L'apparente banalità della vicenda, unita a un malfunzionamento o a un errore umano, oppure ancora a fatalità, ha permesso a una persona di arrivare fin sulla pista dell'aeroporto, con le conseguenze immaginabili se fosse stato animato da cattive intenzioni.
Daniel Casillo, 31 anni, di Howard Beach nel quartiere Queens, era in acqua con i suoi amici per una gara di jet-ski. Ad un certo punto, di sera, la moto del giovane è rimasta senza benzina e dopo aver mandato invano richieste di aiuto ha deciso di nuotare per circa cinque chilometri per raggiungere l'unico punto illuminato che vedeva in mezzo al mare, ossia la pista 4L del Jfk. Con indosso il giubbotto di salvataggio giallo, Casillo ha scavalcato una recinzione di circa due metri e mezzo e ha camminato lungo due piste prima d'essere avvistato dall'impiegato di una compagnia aerea. [...] La recinzione che ha scavalcato, senza essere minimamente notato, fa parte di un sistema di rilevazione di intrusi dell'aeroporto. 
Ma non sarebbe nemmeno l'unica falla dell'infallibile sistema di sicurezza americano. Sempre il Corriere, specializzato oggi nello scovare i buchi del sistema di sicurezza degli Stati Uniti, pubblica quest'altra notizia sulla presunta presenza, non rilevata, di un sottomarino russo  nel Golfo del Messico. La notizia rimbalza da un sito americano, il Washington free beacon, una delle due versioni (può darsi entrambe sbagliate) che circolano:
Un sottomarino nucleare russo della classe Akula avrebbe incrociato nel Golfo del Messico, davanti alla coste Usa, senza essere scoperto. Gli americani – secondo quanto sostiene il Washington Free Beacon – si sarebbero accorti dell’intruso soltanto quando si è allontanato dalla zona. Un’altra versione afferma invece che gli Usa sapevano della presenza dell’Akula ma non avevano idea della sua posizione precisa.
Queste notizie non sono interessanti per quel tanto o poco di pettegolezzo che portano con sè quanto per evidenziare un aspetto che durante le ben più tragiche vicende dell'11 settembre attraversava e occupava le menti dei cospiratori. E cioè che non fosse possibile per una serie di scalcinati attentatori superare le barriere della sicurezza americana e minare alla radice le sue certezze difensive [vedi qui, qui e qui]. Sembra invece che sia possibile, purtroppo. Le attività umane sono ben lungi dall'essere perfette, a maggior ragione quanto più grande è la superficie da vigilare. Non è una prova assoluta della veridicità delle tesi della versione ufficiale  degli attentati ma mostra  sicuramente come possa essere violato anche un presuntivamente sicuro sistema di sicurezza.




2 commenti:

  1. Beh, per quanto riguarda la sicurezza negli aeroporti, ti posso fa leggere le mie avventure personali al proposito:
    http://pensieri-eretici.blogspot.de/2010/05/aeroporti-e-sicurezza.html
    Saluti,
    Mauro.

    RispondiElimina
  2. Avresti potuto dirottare benissimo il volo, quando hai viaggiato col "cacciavite in mano", altrimenti potevi "fare miracoli..."

    RispondiElimina

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