mercoledì 16 giugno 2010

Dio e i film

Non vorrei che l’accostamento risultasse offensivo, perché non v’è intenzione. Però è importante per me riflettere su questo accostamento. Chi di voi, nell’entrare in un cinema, non sa benissimo che quello che guarderà non è nient’altro che un film? Ma chi di voi, se il film  piace, non si immedesimerà con la storia che racconta?
Perché?

Per farla breve ritengo che vi siano due “osservatori” in ognuno di noi, uno per ciascuna coscienza che abbiamo. Una coscienza primaria, del corpo motorio e una coscienza secondaria, del corpo etereo, che sarebbe poi il linguaggio verbale.

Ora propongo la mia teoria in termini semplici saltando immediatamente alle conclusioni. Andando avanti cercherò di spiegare come vi sono giunto.

Il corpo motorio usa le emozioni come un alfabeto. Allo stesso modo in cui noi abbiamo bisogno delle lettere per parlare o scrivere, così il corpo motorio ha bisogno di un alfabeto, e questo è costituito dalle emozioni.

Avevo definito le emozioni una quantità: ebbene, questo alfabeto non è qualitativo, come quello verbale composto di 26 lettere, ma è quantitativo, composto di più o meno emozione.

Bene, direte voi, ma come si spiega che noi proviamo emozioni diverse a seconda delle situazioni? Per me, la situazione ambientale in cui ci si trova, è l’innesco dell’atto motorio e funzionerebbe più o meno così: c’è un predatore, ho imparato a temerlo e quindi a reagire scappando, il predatore dispone il mio stato mentale in modo tale che io sarò contento di scappare, anche se nel medesimo istante avrò paura.



Durante il film, la nostra coscienza primaria è all’opera tanto quella secondaria ma, rispetto a questa, capisce ben poco. La coscienza primaria è strutturata per reagire direttamente agli eventi, e non a una loro innocua rappresentazione. Anche se anche la coscienza primaria è in grado di empatizzare (recente dimostrazione sui topi), lo fa solo nei confronti di soggetti con i quali ha stabilito una relazione, di parentela, di gabbia e così via.

Per riuscire a capire qualcosa del film e emozionarsi, quindi, la coscienza primaria ha bisogno di qualcuno che traduca per lei quelle cose incomprensibili (se non per  l’intonazione) che sono le parole.

A questo punto faccio due ipotesi. In una, noi non reagiamo emotivamente al significato delle parole, ma alla loro intonazione. La modulazione della voce rappresenta un linguaggio corporeo, di basso livello se confrontato con quello verbale, ma pur sempre in grado di estendere l’ampiezza dei significati possibili. Nell’altra uso il mediatore verbale per tradurre le parole in un linguaggio comprensibile alla coscienza primaria: da questa ipotesi discende anche che sia la coscienza primaria che quella secondaria fanno riferimento a un qualcosa che è la comprensione organica del mondo, e che trova nelle due coscienze due diversi modi di manifestarsi, non esaurendosi però in nessuna delle due .



La sostanza del ragionamento propende dunque per una visione contrastante delle due coscienze, con quella primaria che sembrerebbe avere partita vinta (sempre che il film ci piaccia).



Ma cos’è dunque questa coscienza secondaria, così algida e incapace di affetto, a mio dire, come si rappresenta il mondo, se non lo fa con le quantità che usa l’altra e inoltre, perché le parole, a volte, sono così cariche di emozione, pur se sono “semplici parole”?

Io penso che la coscienza secondaria sappia benissimo che esistono due coscienze, ma siccome questa conoscenza non è associata con niente di emotivo per la coscienza primaria, non si trasforma in conoscenza per quest’ultima. Ma, la schizofrenia, allora?

Nella schizofrenia non si duplica ciò che è già duplice in tutti noi (cioè le due diverse coscienze, diverse perché usano linguaggi diversi) ma solo la coscienza secondaria. Quest’ultima è unitaria in ognuno di noi e quando si duplica allora si perde la correlazione biunivoca coscienza primaria-coscienza secondaria e la nuova coscienza secondaria viene vissuta, dalla primaria, come un altro individuo. Come? Pazienza.

Ho detto che la coscienza secondaria è consapevole dell’esistenza delle due coscienze, però non potendo provare nulla, di per sé, non si cura della cosa. In effetti, penso che la coscienza secondaria si curi soltanto della coerenza all’interno dei suoi sistemi di riferimento.

Quali sarebbero questi sistemi?

Si può affermare che la conoscenza, intesa come le cose che può conoscere un qualsiasi organismo, è unitaria e che quello che si manifesta con le varie coscienze non ne è che una parte, filtrata dal tipo di linguaggio utilizzato?

In questo modo, di una frase del tipo: “lei è un perfetto deficiente!” la coscienza secondaria non si curerebbe, perché non viola nessun parametro che utilizza, se non fosse che il termine “deficiente” attiva una conoscenza del termine che non è solo verbale, è “organica” e come tale può essere fatta propria dalla coscienza primaria.

Perché tutti non reagiscono allo stesso modo a un’ingiuria?

Le differenze sostanziali sono due: valore della conoscenza in ingresso, dipendente dal valore di chi la profferisce, e soddisfazione nel grado di risoluzione del conflitto (per via verbale o per via motoria).

Ho immaginato il linguaggio verbale come la possibilità di uscire dalla dimensione in cui avviene il fatto fisico. E per me, l’evento fisico avviene in un mondo di superfici bidimensionali. In questo mondo uno schermo non traslucente occlude la visuale di quello che c’è dietro, anche se l’umano, dopo una certa età, sa che dietro lo schermo l’oggetto c’è ancora. Il linguaggio verbale non ha problemi a impararlo. La conoscenza del fatto che dietro uno schermo l’oggetto esiste ancora, non è però né della coscienza primaria né di quella secondaria, è dell’organismo, è una conoscenza organica, la quale si manifesta, con diversi gradi di utilizzo, nei due tipi di coscienza.



Ma torniamo al film. Per la coscienza primaria, le emozioni sono quindi lettere dell’alfabeto, con le quali può manifestarsi la sua conoscenza del mondo, su base motoria.

Il tuffo al cuore che proviamo in una situazione di paura, o il languore sperimentato in una piacevole sono dunque i segnali per farci muovere, su nostra scelta e non in automatico come in un riflesso miotatico. Sembrerebbe quindi che la natura preferisca la mediazione della “volontà” del soggetto, anche se il linguaggio emotivo è un linguaggio forte.

Il problema è che se si rimane all’interno di quel linguaggio motorio, non si può scorgere ciò che c’è al di là del puro fenomeno osservato. Che è invece ciò che fa il linguaggio verbale. Andare al di là del momento fisico, dell’immediato.

(continua)

14 commenti:

  1. per la serie non è vero ma è bello crederci? weeee pascuccii squitt squitt aahahaha

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  2. Buon Fine Settimana Carissimo Paolone,
    spero tanto che qualcosa che ti ho trasmesso possa essere chiave di volta per il tuo saggio ricercatore bel cuore.....

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  3. più o meno così, pony.

    ciao, kicca...

    sicuro raffaele, sicuro, mi hai dato ottimi spunti. come diceva quel tale: bisogna avere la mente aperta (ma non troppo aperta che il cervello cada fuori!).

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  4. Io non ci ho capito niente, mi è già pesante sopportare una coscienza che ti bacchetta sempre e ti fa sentire a disagio ancora prima che accada l' avvenimento ... come farà a sapere la coscienza che qualcosa non è giusto se è un avvenimento nuovo? e perchè non ti lascia un po' in pace? Avrà ragione chi dice che sia il colpevole che la vittima si cercano e si trovano? Per me la coscienza è una sola e basta ed avanza...ma io in questi giorni anelo alla semplicità ed ai bei valori di un tempo, valori certi, e ce l' ho con la complessività.
    Ciao Paolo.

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  5. beccatiiiii e me sto scaricando la discografia ^__^ paice anche a te il gothic vero?

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  6. Pa, una teoria affascinante, ma non semplice da comprendere.

    E mo' ti chiarisco perché, a mio avviso.

    Hai nominato tre coscienze: primaria o emozionale, legata al corpo motorio o fisico; secondaria o verbale, legata al corpo etereo; organica (o unitaria?), per così dire diversamente distribuita nelle prime due.

    Ho compreso bene questa tassonomia trina e coesistente in ognuno di noi? Sì? No?

    Ritorniamo al perché non sia facile comprendere. Affermi che la coscienza primaria è quantitativa e la secondaria qualitativa. Questo aspetto cozza con la comprensione comune, ma anche scientifica, di ciò che si intende per quantità e per qualità.

    Quantitativo è ciò che si esprime attraverso l'aspetto cardinale del numero, mentre qualitativo è ciò che è soggettivo: bellezza, bontà, ecc.. Tu ti riferisci alla coscienza primaria, affermando che agisce per quantità e poi parli di alfabeto emozionale! La coscienza secondaria agirebbe invece qualitativamente e poi introduci un numero, le 26 lettere utilizzate dal inguaggio verbale.

    Ecco credo che occorrerebbe precisare meglio questa duplice corrispondenza.

    Mi auguro di risultare comprensibile.

    RispondiElimina
  7. In realtà, Teo, non ci sono avvenimenti nuovi, perchè le coscienze operano per previsioni. Una cosa nuova potrebbe essere una verso la quale non sappiamo come comportarci, che non sappiamo risolvere logicamente nè dal punto di vista emotivo.

    si pony gyorgy ligeti
    si, piace anche a me
    come lo trovi?

    Anna, per risponderti non basta un commento, ci vuole una cosa più completa. quindi ci provo.
    sei perfettamente comprensibile, perfettamente.

    RispondiElimina
  8. trovo che è da stamattina che me lo ascolto ininterrotamente

    RispondiElimina
  9. confusione
    confusione
    mi dispiace se sei figlia della solita illusione e se fai
    confusione
    confusione
    tu vorresti imbalsamare anche la più piccola emozione.

    RispondiElimina
  10. In realtà, Teo, non ci sono avvenimenti nuovi, perchè le coscienze operano per previsioni. Una cosa nuova potrebbe essere una verso la quale non sappiamo come comportarci, che non sappiamo risolvere logicamente nè dal punto di vista emotivo.

    si pony gyorgy ligeti
    si, piace anche a me
    come lo trovi?

    Anna, per risponderti non basta un commento, ci vuole una cosa più completa. quindi ci provo.
    sei perfettamente comprensibile, perfettamente.

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  11. Pa, una teoria affascinante, ma non semplice da comprendere.

    E mo' ti chiarisco perché, a mio avviso.

    Hai nominato tre coscienze: primaria o emozionale, legata al corpo motorio o fisico; secondaria o verbale, legata al corpo etereo; organica (o unitaria?), per così dire diversamente distribuita nelle prime due.

    Ho compreso bene questa tassonomia trina e coesistente in ognuno di noi? Sì? No?

    Ritorniamo al perché non sia facile comprendere. Affermi che la coscienza primaria è quantitativa e la secondaria qualitativa. Questo aspetto cozza con la comprensione comune, ma anche scientifica, di ciò che si intende per quantità e per qualità.

    Quantitativo è ciò che si esprime attraverso l'aspetto cardinale del numero, mentre qualitativo è ciò che è soggettivo: bellezza, bontà, ecc.. Tu ti riferisci alla coscienza primaria, affermando che agisce per quantità e poi parli di alfabeto emozionale! La coscienza secondaria agirebbe invece qualitativamente e poi introduci un numero, le 26 lettere utilizzate dal inguaggio verbale.

    Ecco credo che occorrerebbe precisare meglio questa duplice corrispondenza.

    Mi auguro di risultare comprensibile.

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