lunedì 24 ottobre 2011

Linguaggio verbale e vocalizzazione: dalla poesia alla musica

source auralarts
Mi ha sempre interessato sapere, per esempio, perchè ci piacciono musica e poesia, e anche perchè la prima può evocare  emozioni in maniera più accentuata di quanto fa la seconda, anche se entrambe  sono in grado di farci provare delle intense sensazioni.
Un'altra considerazione cattura la mia attenzione: solitamente, quando siamo emotivamente coinvolti, cioè quando siamo in una situazione emotivamente connotata, abbiamo più difficoltà ad esprimerci fluentemente di quando siamo invece tranquilli e rilassati. Vi è una sorta di interferenza dell'affettività sulla produzione verbale, quasi come se lo stato in cui ci troviamo, poniamo uno stato emotivo, avesse bisogno di manifestarsi, facendolo nell'unico modo che conosce, e questo modo interferisse con la normale attività verbale.

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La vocalizzazione. Non è una novità che si ritengano i suoni non verbali come possibili precursori della parola: mugolii, grugniti, suoni onomatopeici, sono tutte vocalizzazioni che nell'uomo precedono lo sviluppo del linguaggio verbale ma che nell'animale costituiscono il normale linguaggio di relazione.
A una prima osservazione noto che la vocalizzazione, rispetto al linguaggio verbale, esprime una maggiore intensità, a scapito però della finezza dell'informazione. E' una cosa che possiamo notare anche noi: ci sono certe situazioni, molto connotate dal punto di vista affettivo, che troviamo difficile tradurre in parole. Però, in quegli stessi momenti, non è difficile per noi lasciarci andare ad un vocalizzo, ad un'emissione sonora che accompagna la sensazione, quasi ne fa parte, quasi come se per provare compiutamente l'emozione, per dire di averla veramente vissuta, dovessimo vocalizzarla.
E in realtà non è nemmeno difficile immaginare perchè: troppo importante dal punto di vista filogenetico per qualsiasi specie agire la comunicazione, nel senso appunto di comunicare, perchè comunicare l'emozione è viverla ma è anche un segnale. E' pur vero che a volte sarebbe meglio nascondere le proprie emozioni, ma ritengo che il sistema adottato dagli animali sia piuttosto vincolante: allo scopo di non sottrarre a un individuo la possibilità di reagire a una situazione pericolosa o vantaggiosa, l'attivazione emotiva (arousal) è fondamentale. Probabilmente su questo stesso circuito s'innesta la comunicazione affettiva, che è ugualmente necessaria sia nella vita di relazione, all'interno della comunità o nei confronti dell'ambiente. 

source paolofesta
Il linguaggio verbale. A questo punto ho immaginato il linguaggio verbale come un'attenuazione della vocalizzazione emotiva, rafforzato nella mia convinzione anche dalla constatazione che le parole, appunto, sono più incapaci di rendere profondi stati emotivi. Fa parte delle normali esperienze di ognuno di noi, lo gustosa vocalizzazione prodotta dopo aver bevuto una bevanda fresca in una giornata afosa, oppure la vocalizzazione un po' gutturale emessa quando riusciamo a completare qualcosa che non voleva saperne di andare a posto e così via.
Questi sono esempi banali ma servono a focalizzare l'attenzione su quest'aspetto: emozione e fluenza verbale non vanno d'accordo. Ce ne accorgiamo quando siamo arrabbiati o anche quando siamo innamorati, quando ci coglie una notizia sgradita o quando ci coglie una notizia gradita: la qualità dell'eloquio si impoverisce, diventa più schematica e utilizza maggiormente frasi e modi di dire che usano  tutti.

Io penso che ciò avvenga perchè la trasmissione di informazioni emotive richiede segnali più stereotipati e grossolani, in cui l'intensità va a scapito della finezza espressiva e in cui la chiarezza del segnale deve prevalere sulla variazione di significato.

source hungrywolfb
La poesia. Allora è naturale che, quanto più il linguaggio verbale si allontana dall'antica connotazione emotiva quanto meno ci coinvolge nel campo affettivo, per stimolare solamente il versante cognitivo. In questo senso, la poesia si situa più vicino all'emozione di quanto non faccia la prosa. Si noti che non è affatto improbabile che la poesia riconosca una pluralità di origini, essendo accettabile, per esempio, che il rispetto di vincoli come rima e numero di sillabe, originariamente servissero come metodo mnemonico, quando ancora non era sviluppata o così sviluppata  la scrittura. Questa esigenza mnemonica si è in seguito persa mentre è rimasta la capacità di colpire la memoria, di formare il  ricordo, che è tipico delle questioni affettive, testimoniato dall'abbandono della metrica e dall'utilizzo del verso libero.

La musica. Meglio ancora della poesia fa la musica, che mugola, grugnisce, soffia, fusa [1], con tutta una serie di suoni e vocalizzazioni così simili a quelli a cui siamo abituati da essere, per questo motivo, così eccitanti dal punto di vista emotivo. Anche l'intonazione, che ho un po' tralasciato in questo  mio discorso, ha la sua importanza, in quanto segnale non verbale, e contribuisce efficacemente a trasmettere informazioni emotive. Musica e poesia questo fanno: trasmettere stati d'animo, quello di chi li ha scritti. Quando ci riescono, noi proviamo qualcosa, siamo scossi internamente, siamo condotti a sintonizzarci con quello stato d'animo. Questo avviene perchè siamo interessati alle cose solo grazie a questa modifica, vero e proprio motivatore dell'azione.



[1] Fusare.

7 commenti:

  1. Articolo interessantissimo.
    Si potrebbe pensare alla vocalizzazione come ad un linguaggio intrinsecamente correlato agli esseri viventi ed alle loro emozioni: un bambino (italiano, inglese, concolese...) che piange emette sempre certe tipologie di suoni, lo stesso una sonora risata o le "fusa" che si fanno quando veniamo coccolati... Tutti suoni; comunicazione emozionale. Il linguaggio verbale è nato dall'esigenza di esprimere meglio contenuti e concetti, dall'esigenza di una maggiore chiarezza a discapito però dell'emozioni. La musica è il ricercare quei suoni che esprimono emozione e danno emozioni. Sono i suoni (anche il rumore è un suono, anzi, è il suono ad essere un rumore) il vero linguaggio delle emozioni, ecco perchè, solo la musica può essere considerata il vero linguaggio globale. Un pentagramma e simboli unici per tutti perchè le emozioni non conoscono culture o nazionalità, i suoni non hanno caratteri politici, filosofici o religiosi, sono suoni ovvero le nostre emozioni.
    Ho suonato qualche cavolata (a riprova che il linguaggio verbale dovrebbe essere usato per maggior chiarezza, ma non nel mio caso) ma ti ringrazio comunque per aver dato il LA.
    Un salutone
    Marco

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  2. No, hai ben compreso quello che volevo dire. Il linguaggio verbale è meno capace, secondo me, di suscitare emozioni (anche se lo è) della musica, per esempio, appunto perchè la maggior capacità analitica di cui è dotato è permessa solo a scapito dell'intensità espressiva. Non per niente, le espressioni verbali che più ci emozionano sono quelle che evocano immagini o sono legate a eventi istantanei.

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  3. Due note, dal tuo intrigante post: 
    1) C'è una ipotesi di lavoro sulla origine "manuale" del linguaggio verbale (se non sbaglio l'autore è Corballis). Vale a dire, grazie al salto evolutivo dell'abilità manuale, le strutture dell'emisfero sinistro adattarono proprietà emergenti che consentirono lo sviluppo cognitivo del linguaggio nella sua funzione generativa e sequenziale. 
    2) Il rapporto tra emozione e parola per quanto battagliero, per noi osservatori esterni, esprime una interdipendenza inevitabile. Emozione e linguaggio (nella sua accezione analitica e concettuale) sono i lineamenti del ritratto dell'autocoscienza.Grazie per la tua elegante riflessione. 

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  4. Conosco il lavoro di Corballis, Carmelo.In realtà non ci trovo opposizione tra le sue teorie e le mie ipotesi, che per la realtà facevano parte di un abbozzo di pensiero ancora prima di leggere delle sue (tanto per dire, sulla linea sensorimotoria di O'Regan e Noe). Appunto perchè ci vedo una continuità azione-vocalizzazione-verbalizzazione la cui base iniziale o motivazionale è emotiva. Che poi vi sia un intreccio inevitabile tra i diversi sistemi fa parte, credo, della potenza espressiva dell'insieme: è notevole il fatto che, andando dall'azione alla verbalizzazione, il mondo dei possibili agiti vada al di là dell'effettiva possibilità fisica, rendendo via via più complessa la comunicazione.

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  5. Una considerazione pervasa da un'elevata espressività. Queste parole mi hanno richiamato alla mente ciò che diceva l'artista Robert Henri: " l'arte non può essere separata dalla vita, ha per noi un valore non perchè sia un prodotto d'ingegno, ma perchè rivela l'esperienza umana".  

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  6. condivido il pensiero dell'artista, e dico anche che ognuno a suo modo lo è. Grazie Carla

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