La giornata di ieri è stata piuttosto importante dal punto di vista politico. Ha segnato infatti l'inizio, con l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri, dell'iter che dovrebbe portare alle cosiddette riforme costituzionali, cioè quella sul Senato e quella riguardante la revisione del Titolo V della Costituzione.
Questo percorso, ancorchè importante, è anche lastricato di critiche, per esempio quelle di alcuni costituzionalisti raggruppati intorno a figure come Rodotà e Zagrebelsky, che non vedono di buon occhio l'insieme delle proposte di Renzi temendo, come conseguenza, una deriva autoritaria dell'esecutivo.
Gli aspetti sostanziali delle riforme presentate dal governo Renzi sono i seguenti: il Senato della Repubblica diventa Senato delle Autonomie, perde la parità con la Camera e un po' di senatori e si occupa di campi più limitati così come le regioni che, con la revisione del Titolo V della seconda parte della Costituzione vedranno restringersi la parte di legislazione a loro competente. Il nuovo Senato, che non sarà eletto dai cittadini, sarà composto da presidenti di regione e di provincia autonoma, dai sindaci dei capoluoghi di regione e delle province autonome e da 4 (2+2) tra consiglieri regionali e sindaci eletti dalle assemblee di consiglieri e sindaci di ogni regione o provincia autonoma. Infine, 21 senatori a vita scelti dal Presidente della Repubblica tra i cittadini illustri. In tutto 148 senatori, non pagati, che decideranno su questioni regionali o comunitarie, o sulle leggi costituzionali e che potranno intervenire sulle leggi ordinarie, ma non sulla fiducia al nuovo governo, previa richiesta di un terzo dei suoi componenti.
La revisione del Titolo V della Costituzione mira, invece, a ridurre il campo di competenza legislativa delle regioni che non so quanto si riterranno compensate dal far parte di una delle due Camere. Da notare, infine, quella che al governo chiamano abolizione delle province ma che, in realtà, dovrebbe chiamarsi riordino, in quanto abolisce solo alcune cariche elettive. A questo proposito, i sostituti di senatori e consiglieri provinciali eletti, cioè sindaci e consiglieri regionali, dovranno esercitare il loro nuovo ruolo aggiuntivo a titolo gratuito, così come impone la legge. Sembra, ancora una volta, un po' utopistico, a meno di non voler ridurre questo nuovo ruolo a una mera presenza, una volta ogni tanto. C'è anche da chiedersi come faranno tutti questi politici a seguire, magari contemporaneamente, i due o più incarichi che dovranno ricoprire.
Ma ora, per chi fosse interessato, in sequenza: slide, sintesi e disegno di legge completo delle riforme costituzionali.
Gli aspetti sostanziali delle riforme presentate dal governo Renzi sono i seguenti: il Senato della Repubblica diventa Senato delle Autonomie, perde la parità con la Camera e un po' di senatori e si occupa di campi più limitati così come le regioni che, con la revisione del Titolo V della seconda parte della Costituzione vedranno restringersi la parte di legislazione a loro competente. Il nuovo Senato, che non sarà eletto dai cittadini, sarà composto da presidenti di regione e di provincia autonoma, dai sindaci dei capoluoghi di regione e delle province autonome e da 4 (2+2) tra consiglieri regionali e sindaci eletti dalle assemblee di consiglieri e sindaci di ogni regione o provincia autonoma. Infine, 21 senatori a vita scelti dal Presidente della Repubblica tra i cittadini illustri. In tutto 148 senatori, non pagati, che decideranno su questioni regionali o comunitarie, o sulle leggi costituzionali e che potranno intervenire sulle leggi ordinarie, ma non sulla fiducia al nuovo governo, previa richiesta di un terzo dei suoi componenti.
La revisione del Titolo V della Costituzione mira, invece, a ridurre il campo di competenza legislativa delle regioni che non so quanto si riterranno compensate dal far parte di una delle due Camere. Da notare, infine, quella che al governo chiamano abolizione delle province ma che, in realtà, dovrebbe chiamarsi riordino, in quanto abolisce solo alcune cariche elettive. A questo proposito, i sostituti di senatori e consiglieri provinciali eletti, cioè sindaci e consiglieri regionali, dovranno esercitare il loro nuovo ruolo aggiuntivo a titolo gratuito, così come impone la legge. Sembra, ancora una volta, un po' utopistico, a meno di non voler ridurre questo nuovo ruolo a una mera presenza, una volta ogni tanto. C'è anche da chiedersi come faranno tutti questi politici a seguire, magari contemporaneamente, i due o più incarichi che dovranno ricoprire.
Ma ora, per chi fosse interessato, in sequenza: slide, sintesi e disegno di legge completo delle riforme costituzionali.
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