giovedì 12 gennaio 2012

Alcune liberalizzazioni veramente necessarie

Sono d'accordo con quello che scrive Massimo Giardina su Tempi. Le liberalizzazioni più importanti, senza delle quali anche quelle che ha in mente di fare il Governo sarebbero inefficaci, sono quelle riguardanti le infrastrutture fiscali, burocratiche e della giustizia, la cui inefficienza  scoraggia gli investimenti stranieri e anche quelli interni.
Aggiungiamoci anche un mercato del lavoro ingessato e sbilanciato e il quadro è completo.
In questo caso, ovviamente, si gioca sull'assonanza: non si tratta di liberalizzare ma di liberare chi vuole intraprendere un'attività da tutti quegli adempimenti che fanno del nostro paese uno dei meno appetibili al mondo in fatto di investimenti economici. Dati World Bank alla mano, siamo 87esimi su 189 nazioni,   quanto ad appeal agli investimenti stranieri. Se ci aggiungi che siamo tra i paesi a più alta tassazione, specialmente sul lavoro (134esimi su 189) e che occorrono fino a 258 giorni per aprire un'attività produttiva  e che solo dopo 30 giorni (negli altri paesi invece da subito) che hai fatto richiesta della partita iva puoi iniziare l'attività, si capisce bene come sia quasi un mezzo miracolo che, nonostante tutto, esista un qualche tipo di attività economica.
Non è solo il miraggio del basso costo della manodopera ad attirare i capitali stranieri altrimenti, come nota Giardina, l'Africa ne attirerebbe a frotte. Vi è da considerare un insieme di fattori: costo della manodopera, infrastrutture, apparato burocratico, imposizione fiscale, risoluzione dei contenziosi, pagamenti della pubblica amministrazione e così via.
E' forse la vera e principale liberazione che aspetta il mondo economico e delle imprese per riprendere l'agognata crescita ed essendo  in gran parte  una questione riguardante gli apparati dello Stato, virtualmente  modificabile senza problemi purchè si sia in presenza della volontà di farlo.

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