venerdì 30 settembre 2011

Conseguenze dell'aumento dell'Iva dal 20 al 21%: com'è che i prezzi aumentano più dell'Iva? Come va fatto l'aumento Iva?

Le Associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra. E giustamente. Come riporta il Corriere oggi e come segnalato sui siti delle associazioni, all'aumento di 1 punto percentuale dell'Iva non corrisponde l'aumento di 1 punto percentuale del prezzo delle merci (misura già abbondante rispetto a quella effettiva) ma può arrivare anche a un 7% in più (Iva, rincari boom). Molti altri sono i casi di aumenti non giustificabili con l'aumento di 1 punto dell'Iva, su prezzi che le varie associazioni hanno verificato sul campo.

credit adoc
Ma come dovrebbe essere fatto un aumento Iva secondo le regole? L'aumento dell'Iva, che significa appunto imposta sul valore aggiunto, è un'imposta che si applica al prezzo netto della merce. L'Iva per le aziende non è un costo mentre lo è invece per il consumatore finale. Appunto perchè imposta sul valore aggiunto va calcolata sugli imponibili al netto dell'Iva. Questo, rispetto al prezzo finale, si riduce ad un aumento inferiore all'1% e cioè circa allo 0,83%. Quindi, per sapere di quanto deve aumentare una qualsiasi merce soggetta all'aliquota del 21% basterà applicare un aumento dello 0,83% sul prezzo finale precedente. In pratica, nell'esempio della tabella sopra, il prezzo del cd musicale a 19,40 euro, in seguito all'aumento dell'Iva diventerà

19,40 + (0,83) 19,40/100 = 19,56


L'1% sul prezzo finale è un'approssimazione in eccesso, ma serve ad orientarsi. Di seguito una tabella (con dati arbitrari) di come dovrebbe essere fatto l'aumento e di alcuni possibili errori.



Quindi, tutti gli aumenti superiori allo 0,83% sul prezzo finale non sono imputabili all'aumento dell'Iva.

C'è il Carnevale della Fisica #23 su Scientificando

Grandissimo Carnevale della Fisica su Scientificando di Annarita Ruberto, dal titolo L'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo. Ed infinitamente grande è anche l'interesse dei lavori pubblicati, quasi una trentina gli articolisti ed infinitamente più grande il numero dei lavori. Ottima l'introduzione di Annarita
L’uomo, con l’invenzione di strumenti che hanno ampliato le sue possibilità di osservazione, negli ultimi due secoli ha scoperto l’esistenza di due nuovi mondi al di fuori della sua dimensione, nell’infinitamente piccolo e nell’infinitamente grande. Poiché l’esperienza quotidiana è limitata ai fenomeni a scala “umana”, quelli a scala microscopica e macroscopica spesso contrastano con il senso comune.
Vi è anche una ragguardevole mole di consigli, sotto forma di  libri di testo (sia per il primo che per il secondo ciclo di istruzione) che Annarita suggerisce sia per la didattica che per l'approfondimento, e sono consigli preziosi. E adesso, anche io ve ne voglio dare uno: andatevi a leggere gli articoli di questo Carnevale perchè ne vale la pena.

IG Nobel 2011: i Nobel della ricerca improbabile. Tutti i premiati

Si è tenuta ieri notte la premiazione 2011 degli IG Nobel, una classifica delle ricerche improbabili dal chiaro sapore goliardico (la classifica) che si tiene ogni anno per rimarcare le ricerche in campo scientifico e umanistico che si sono caratterizzate per la loro estrosità. Ecco dunque tutti i premiati, categoria per categoria.
  • Fisiologia. Anna Wilkinson (of the UK), Natalie Sebanz (of NETHERLANDS, HUNGARY, and AUSTRIA), Isabella Mandl (of AUSTRIA) and Ludwig Huber (of AUSTRIA) for their study 'No Evidence of Contagious Yawning in the Red-Footed Tortoise." ("Nessuna evidenza di sbadiglio contagioso nella tartaruga red-footed -piede rosso-")
  • Chimica. Makoto Imai, Naoki Urushihata, Hideki Tanemura, Yukinobu Tajima, Hideaki Goto, Koichiro Mizoguchi and Junichi Murakami of JAPAN, for determining the ideal density of airborne wasabi (pungent horseradish) to awaken sleeping people in case of a fire or other emergency, and for applying this knowledge to invent the wasabi alarm.(Per la determinazione della densità ideale nell'aria dell'odore di wasabi (ravanello giapponese) per risvegliare la gente durante il sonno in caso di incendio o altra emergenza, e per l'applicazione di queste conoscenze per inventare l'allarme wasabi).
  • Medicina. Mirjam Tuk (of THE NETHERLANDS and the UK), Debra Trampe (of THE NETHERLANDS) and Luk Warlop (of BELGIUM). and jointly to Matthew Lewis, Peter Snyder and Robert Feldman (of the USA), Robert Pietrzak, David Darby, and Paul Maruff (of AUSTRALIA) for demonstrating that people make better decisions about some kinds of things — but worse decisions about other kinds of things‚ when they have a strong urge to urinate. (Per aver dimostrato che le persone prendono decisioni migliori su certe cose e peggiori su altre, quando hanno necessità urgente di urinare).
  • Psicologia. Karl Halvor Teigen of the University of Oslo, NORWAY, for trying to understand why, in everyday life, people sigh. (Per aver cercato di capire perchè le persone, nella vita quotidiana, sospirano).
  • Letteratura. John Perry of Stanford University, USA, for his Theory of Structured Procrastination, which says: To be a high achiever, always work on something important, using it as a way to avoid doing something that's even more important. (Per la sua Teoria della Procrastinazione Strutturata, la quale afferma: per essere una persona molto efficiente, lavorare sempre su qualcosa di importante, usandolo come mezzo per evitare di fare qualcosa che è ancora più importante).
  • Biologia. Darryl Gwynne (of CANADA and AUSTRALIA and the USA) and David Rentz (of AUSTRALIA and the USA) for discovering that a certain kind of beetle mates with a certain kind of Australian beer bottle. (Per aver scoperto che una certa specie di coleotteri si accoppia con un certo tipo di bottiglia di birra Australiana).
  • Fisica.  Philippe Perrin, Cyril Perrot, Dominique Deviterne and Bruno Ragaru (of FRANCE), and Herman Kingma (of THE NETHERLANDS), for determining why discus throwers become dizzy, and why hammer throwers don't. (Per aver determinato perchè i lanciatori del disco hanno a volte le vertigini dopo il lancio e  i lanciatori del martello no).
  • Matematica. Dorothy Martin of the USA (who predicted the world would end in 1954), Pat Robertson of the USA (who predicted the world would end in 1982), Elizabeth Clare Prophet of the USA (who predicted the world would end in 1990), Lee Jang Rim of KOREA (who predicted the world would end in 1992), Credonia Mwerinde of UGANDA (who predicted the world would end in 1999), and Harold Camping of the USA (who predicted the world would end on September 6, 1994 and later predicted that the world will end on October 21, 2011), for teaching the world to be careful when making mathematical assumptions and calculations. (Persone che, in varia misura, avevano predetto la fine del mondo: Per aver insegnato al mondo a fare attenzione quando si fanno ipotesi matematiche e calcoli).
  • Pace. Arturas Zuokas, the mayor of Vilnius, LITHUANIA, for demonstrating that the problem of illegally parked luxury cars can be solved by running them over with an armored tank.(Al sindaco della citta di Vilnius, Lituania: Per aver dimostrato che il problema delle auto di lusso parcheggiate in sosta vietata può essere risolto passandoci sopra con un carro armato). Si allega video.



  • Sicurezza pubblica. John Senders of the University of Toronto, CANADA, for conducting a series of safety experiments in which a person drives an automobile on a major highway while a visor repeatedly flaps down over his face, blinding him. (Per lo svolgimento di una serie di esperimenti sulla sicurezza in cui una persona guida un'automobile su un'autostrada, mentre una visiera gli scende ripetutamente davanti agli occhi, impedendogli di vedere). Si allega video.

Relazione tra stipendi delle Regioni e benessere dei cittadini

Gli ottimi osservatori della voce.info hanno prodotto un'altra serie di grafici piuttosto esplicativi: Compensi d'oro delle Regioni. Senza merito. Due sono i fenomeni dai quali prende le mosse questo studio: lo stipendio dei politici italiani, finora esaminato solo dal lato governativo e parlamentare e l'identificazione (si veda I parlamentari italiani: i più pagati d'Europa) della correlazione positiva tra stipendi dei politici e benessere dei cittadini in Europa, con la colpevole eccezione dell'Italia.
Ora, Andrea Garnero concede il bis analizzando la correlazione tra stipendi di Consiglieri e Presidenti di Regione e due indici: il Pil pro capite e il tasso di disoccupazione. Viene, purtroppo, confermato il dato a livello nazionale.
Per esempio, tra lo stipendio dei Consiglieri Regionali e il Pil pro capite vi è una leggera correlazione negativa (-0.29)  che, anche se è una piccola correlazione negativa (cioè a stipendio più alto corrisponde Pil più basso) pure non è certamente una correlazione positiva, come quella a livello europeo.

credit la voce.info
Molto peggio va tra la correlazione tra gli stipendi dei Presidenti di Regione e il Pil: qui la correlazione è significativa (-0.37, significatività al 5%) il che vuol dire che più alto è lo stipendio dei Presidenti di Regione più basso è il Pil pro capite.

credit la voce.info

Ultimo dato che vi fornisco (gli altri sono disponibili sul sito della voce.info) è quello, ad alta significatività (1%, correlazione -0.59)  sempre tra stipendi dei Presidenti di Regione e tasso di disoccupazione valore  che presenta una correlazione negativa più ampia rispetto a quella tra stipendi dei Consiglieri di Regione e disoccupazione.

credit la voce.info

Che significato hanno questo grafici? Come per quello nazionale certificano un'eccezione a livello europeo: non vi è legame, come invece vi è  in Europa, tra remunerazione dei politici e livello di benessere. Da noi, i politici che guadagnano di più sono quelli delle aree che hanno un Pil più basso o un tasso di disoccupazione più alto. Come è agevole notare vi sono delle eccezioni: una per tutte, l'Emilia Romagna, che presenta delle remunerazioni tra le più basse e Pil pro capite tra i più alti e tasso di disoccupazione tra i più bassi. Se non è cosa facile aumentare il Pil e ridurre la disoccupazione, livellare verso il basso le remunerazioni dei politici regionali a che livello di difficoltà lo poniamo?

giovedì 29 settembre 2011

Free Rice: rispondi a un test e doni chicchi di riso al Programma Alimentare Mondiale

Per ogni risposta giusta doniamo 10 chicchi di riso al Programma Alimentare Mondiale per combattere la fame.
Come scrivono sul sito FreeRice
 FreeRice è un sito no-profit gestito dal Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP).
Come funziona?
FreeRice non ha grandissimi quantitativi di riso. Tu ed altri giocatori di Freerice accumulate 10 chicchi di riso per risposta esatta. Ecco come funziona: quando giochi, i banner pubblicitari appaiono in basso sul tuo schermo per ogni risposta corretta che dai. Il denaro generato da questi banner viene poi usato per acquistare il riso. Quindi, giocando puoi generare i soldi che servono all’acquisto del riso che viene donato alle persone che soffrono la fame.
Il gioco è semplicissimo, bisogna rispondere a un test a scelta multipla su vocabolario italiano o letteratura, e per ogni risposta esatta si guadagnano 10 chicchi di riso. I chicchi vengono pagati dai banner pubblicitari presenti nella pagina. Ci si può anche registrare ma si può rispondere anche senza registrarsi. Si parte dal livello 1 e si arriva al livello 60. Se sbagli si torna indietro di un livello. Non è una gara a raggiungere l'ultimo livello ma solo a rispondere esattamente: più risposte giuste dai e più riso accumuli. In più, si impara pure qualcosa. Se avete dieci minuti di tempo (o anche più) vi istruite e contribuite a sfamare qualcuno.


Il sindaco di Catenanuova: Aldo Ubaldo Biondi supera (in simpatia) pure Cetto La Qualunque

Sono questi i politici che vogliamo, appassionati e in grado di entusiasmare la folla. Aldo Ubaldo Biondi sindaco di Catenanuova, comune in provincia di Enna, ringrazia il cantante Povia dopo il concerto e si lascia trasportare dall'enfasi, lanciandosi in una filippica entusiasmante: "Se dovrei usare un termine calcistico...". E' già un mito. E non manca la chiusa degna di Cetto La Qualunque.

Il compleanno di Berlusconi e il quiz in 10 domande della BBC

In occasione del compleanno di Silvio Berlusconi che compie oggi 75 anni, la BBC gli dedica questo quiz composto da 10 domande.  Alcune non sono proprio scontate, come per esempio: Silvio Berlusconi sostiene di aver assunto uno dei seguenti come avvocato, prima che entrasse in politica. Quale? Tra questi tre: Schroeder, Jowell o Sarkozy?
Per chi ha voglia di farlo, eccolo.


C'è privacy sulla rete? Data mining e riservatezza nell'era di internet

In un articolo uscito sulla versione cartacea di Internazionale [1] dal titolo Chi ci segue sulla reteJoel Stein del Time affronta la questione della privacy su internet. Il sottotitolo recita
Ogni volta che visitiamo un sito o facciamo un acquisto online i nostri dati personali sono raccolti da aziende che poi li rivendono per scopi commerciali. Un business senza regole e poco trasparente. Che vale miliardi di dollari.
L'autore afferma di aver inviato nome ed email al sito reputation.com e di aver ricevuto in risposta il proprio numero di previdenza sociale, recuperato da qualche parte online. E non solo questo. Una vera  e propria biografia è possibile recuperare in rete su ognuno di noi, non importa se molto spesso inesatta, che le aziende recuperano dalle nostre visite ai siti, dai nostri  acquisti online, dalle nostre pagine sui vari social network, dalle foto che pubblichiamo. Insomma tutto contribuisce a formare un nostro identikit, soprattutto in chiave consumistica. Infatti sono altre aziende che richiedono questi dati, e cioè le nostre abitudini, ciò che ci piace, le nostre preferenze, i gusti, gli orientamenti, tutto fa informazione per chi deve venderti qualcosa.
Ma quello che ne viene fuori è, come detto, molto spesso inesatto.
Stein fornisce la propria testimonianza personale, delle varie descrizioni ottenute da diverse agenzie che si occupano di collezionare dati personali, aziende come
  • Preferenze annunci di Google
  • Yahoo
  • Alliance Data
  • eXelate
  • BlueKai
  • RapLeaf
  • Intellidyn
Data mining. Queste sono solo alcune delle società di informazione (o disinformazione, come dice Stein) in cui ogni descrizione dell'autore è diversa dall'altra: una persona diversa, con abitudini diverse, acquisti diversi, professioni diverse...anche se si tratta sempre dello stesso individuo!
Queste informazioni costano ciascuna 0,4 centesimi ai clienti, cioè le aziende alle quali interessa venderci qualcosa, che poi ci invieranno montagne di pubblicità, sia per posta che per e-mail.
Il proliferare di servizi e strumenti gratuiti su internet nasconde una realtà che a volte non immaginiamo: siamo merce importante dal punto di vista del marketing, per tutte le informazioni che forniamo sulle nostre preferenze. Un po' quello che succede con le varie carte fedeltà dei negozi o degli ipermercati, in cui si tiene traccia dei nostri acquisti.
Si chiama data mining, estrazione di dati, e negli Stati Uniti vale miliardi di dollari.
I dati personali sono dunque una risorsa preziosa, con i quali ripaghiamo i servizi che riceviamo gratuitamente.  John Kerry, senatore del Partito democratico ed ex candidato alla Casa Bianca, ha fatto una proposta di legge, in quello che anche oltre oceano è un settore ancora senza regolamentazione: permettere ad ogni utente, di cui una di queste aziende  possiede i dati, di intervenire a correggerli; consentirgli di rifiutare il tracciamento e obbligare le aziende a proteggere i dati dagli attacchi di malintenzionati.


Pubblicità mirata. A questo scopo la Federal Trade Commission, un'agenzia in difesa dei consumatori, ha preparato un rapporto che invita i produttori di browser a dotare i loro software di dispositivi che consentano agli utenti di decidere se le aziende possono raccogliere dati su di loro oppure no. In pratica, il sito nel quale avviene una transazione o un acquisto può continuare a trattare i dati dell'utente, ma non può trasmetterli a terzi senza consenso dell'utente.
La battaglia per la privacy data da lungo tempo. Ad esempio, alcuni dati, come racconta Stein, in America sono pubblici da sempre, ma prima dell'avvento di internet per poterli consultare ci si doveva armare di pazienza, recarsi sul posto dove erano conservati, compilare moduli e infine consultarli. Ora, con internet, sono sufficienti pochi istanti e i dati sono subito disponibili.
Una cosa che forse avrete osservato tutti quando, per esempio, si spedisce una mail non da un client di posta  sul proprio computer ma direttamente dall' account online è che, dopo aver spedito la mail, compare una pubblicità che riguarda, il più delle volte, quello che avevamo scritto nell' OGGETTO della mail. Sono le cosiddette pubblicità mirate. Stein le spiega così: esiste un'asta delle inserzioni pubblicitarie a seconda delle esigenze degli utenti. Il giornalista fa l'esempio di una mail indirizzata ad un suo amico a Houston in cui gli diceva che sarebbe andato a trovarlo. Questa informazione, cioè che un individuo sta per partire per Houston (senza il nome e cognome, quindi) è messa all'asta tra tutti gli inserzionisti cui interessa promuovere il loro prodotto collegato a Houston. In questo caso era una pubblicità di hotel a Houston. Per questo motivo c'è chi sostiene (Ryan Calo direttore del Consumer privacy project) che il data mining non può danneggiare nessuno perchè non fornisce profili completi ma solo informazioni parziali di quasi sconosciuti.
Anche l'amministratore delegato di una di queste aziende  di raccolta dati, chiarisce che loro non sono interessati a sapere chi si cela dietro un profilo utente, ma sono interessati solo ai comportamenti al fine di vendere pubblicità mirate.

Non troppo invasiva. L'insistenza eccessiva è sempre un rischio per chi vuole vendere qualcosa. Ne fa le spese una strategia nuova come il retargeting:  quando consultiamo, anche senza acquistare, un certo prodotto, la sua pubblicità ci segue anche quando andiamo su altri siti. Il riscontro però, come detto, è stato negativo. La gente si sente braccata in più, non gradisce che gli venga ricordato cosa ha consultato, specie se si tratta di cose intime e se il computer è usato da più persone. La strada, per i pubblicitari, è quella del suggerimento non troppo invasivo, della pubblicità suadente e discreta, come fa Amazon che se compri un certo titolo ti avvisa "chi ha comprato quel titolo ha preso anche..." informandoti sulle scelte di altri acquirenti. La sensibilità dei pubblicitari alla personalità dell'internauta è tale che, a quanto spiegano, per tranquillizzare chi non gradisce le pubblicità mirate (il 15% circa) danno la possibilità di rimuoverle. Questo stratagemma dà la sensazione all'utente di avere il controllo della situazione.
D'altronde, la situazione della privacy sulla rete non è chiara nemmeno a noi. Da una parte pubblichiamo informazioni e fotografie anche molto personali su social tipo Facebook mentre dall'altra esigiamo che le nostre abitudini o i nostri comportamenti su internet non vengano tracciati. L'esigenza del controllo è sempre presente. Ma questo comportamento ambiguo è usato dalle agenzie di data mining per giustificare la loro raccolta di dati. tra l'altro, una curiosità sulla sede di Facebook a Palo Alto: per visitarla occorre firmare un accordo di riservatezza che obbliga a non parlare di quello di cui si verrà a conoscenza durante la visita.
Anche Google possiede una banca dati su di noi piuttosto ampia. Sembra che la loro strategia di gestione dei dati in difesa degli utenti sia di tenerli separati: dati personali da una parte e dati del computer (che diventano anonimi dopo 9 mesi) da un'altra. Ma c'è chi dubita di questo loro intento, in considerazione di quella che è la loro mission: organizzare le informazioni a livello globale e renderle universalmente accessibili e utilizzabili.

Chi ci controlla. C'è un programma che permette di controllare quali aziende stanno tenendo traccia della nostra navigazione. Si chiama Ghostery. Stein nota che i siti che fanno pagare i loro servizi fanno un uso più limitato di tracciatori di data mining. Un'alternativa è quella di pagare per cancellare i propri dati personali sulla rete o, pagando un supplemento, cancellare tutti i dati negativi lasciando solo quelli positivi, pratica alla quale hanno fatto ricorso alcuni personaggi pubblici. 
Il problema però non è semplicemente confinato alla rete. Anche se sarebbe già sufficiente per allertare il nostro spirito critico, c'è  chi pensa che l'utilizzo dei nostri dati personali scaturito dalle nostre navigazioni in rete al di fuori della rete, per esempio in campo assicurativo o  nelle agenzie di collocamento oppure nell'accesso all'istruzione, possa costituire una seria invasione della nostra privacy e condizionare pesantemente tutta la nostra vita. Esempi, per ora più spesso americani, sono quelli di spokeo, che fornisce informazioni come professione, indirizzo, età e, grazie a Google street view, anche un'istantanea dell' abitazione. Molti utenti di Facebook hanno invitato i loro amici, che evidentemente facevano uso del servizio, a rimuovere il loro nome dalla lista. La difesa di questi giovani imprenditori è: è questione di abitudine. Se avessimo detto agli albori della rete voglio condividere le mie fotografie in rete ci avrebbero presi per pazzi. La rete è condivisione, affermano, senza limiti.

Privacy. In realtà, l'assenza di limiti pone inquietanti interrogativi. Se per un attimo ci dimentichiamo della rete e guardiamo alla nostra vita reale, notiamo che  un'ingerenza troppo spinta nella nostra vita potrebbe limitare di molto le nostre libertà e opportunità. Pensiamo soltanto a cosa succederebbe se assicurazioni o datori di lavoro sapessero che abbiamo una certa predisposizione genetica a una malattia, oppure siamo portatori sani di qualche patologia, oppure abbiamo gusti e preferenze in un qualunque settore ma che vogliamo tenere nascosti. Esistono decine di casi in cui informazioni personali su di noi potrebbero convincere qualcuno, senza reale motivo, a cambiare opinione, e a non concederci cose cui abbiamo diritto. Se i dati che ci riguardano diventano accessibili a tutti e vengono utilizzati anche al di fuori della rete, questo potrebbe creare dei pregiudizi che limitano o impediscono il nostro accesso ai servizi. La rete non è affatto riservata. Non dobbiamo immaginare che una password garantisca la riservatezza, perchè non è così. E' per questo motivo che occorre una vigilanza continua. Le aziende perseguono interessi privati e, se nessuno le obbliga, non spenderanno risorse o rinunceranno a opportunità solo per tutelare il nostro interesse alla riservatezza. Considerata l'estrema sensibilità alla privacy di commentatori e rappresentanti del governo del nostro paese, ci si aspetterebbe, prima o poi, una seria normativa sulla privacy su internet. Un elemento che potrebbe farci conservare la speranza che la privacy è comunque un concetto rispettato anche dalle aziende è il loro interesse a far si che l'utente non si spaventi dall'intrusione nella propria vita. Questa intrusione, dovuta all'incertezza del navigatore sulla tutela della privacy, limiterebbe l'acquisto online e si tradurrebbe in un effetto boomerang per le aziende che acquistano inserzioni. Però è sempre bene tenere gli occhi aperti.

Tanto per avere un'idea del giro d'affari, nel 2009, il budget delle 12 agenzie di pubblicità  americane più importanti su internet è stato di 3,3 miliardi di dollari, di cui la pubblicità mirata rappresenta  0,6 miliardi.


[1] Internazionale, n 896, maggio 2011, pag. 40 segg.

mercoledì 28 settembre 2011

Numero di imprese ogni 1000 abitanti: una mappa europea dell' Istat

Un dato curioso riguardo questa classifica delle imprese ogni 1000 abitanti è che l'ex Cecoslovacchia occupa, con le due nuove Repubbliche formate dopo la separazione, la prima  e l'ultima posizione. Ma forse è solo una curiosità. Altra osservazione che mi viene da fare è che, nei primi 5 posti della classifica vi sono 3 paesi a rischio.  L'Italia ha 66 imprese ogni mille abitanti. Per fare un confronto, la Germania ne ha 22.
Se si analizza però la classifica delle regioni italiane con più imprese, il dato sembra in leggera controtendenza rispetto alla classifica europea: in Europa le nazioni più sviluppate sono nelle posizioni intermedie o basse, a significare un maggior sviluppo societario rispetto alla parcellizzazione produttiva,  mentre per quanto riguarda le regioni italiane sono quelle più sviluppate ad avere il maggior numero di imprese.





source Istat

Chiesa, Confindustria, finanza: l'accerchiamento del cavaliere a Ballarò

Alcune osservazioni sul filmato. Per una volta ha ragione La Russa, se Brunetta ha detto che l'obbligo di cercare il certificato antimafia è dell'Ente pubblico, quando l'impresa l'abbia già fornito una prima volta, non è certo una cosa negativa. L'estenderei anche alle cosiddette cartelle pazze in cui non è l'esattore che fornisce le prove del mancato pagamento ma sei tu che devi discolparti a semplice richiesta.
In più, sulla questione del richiamo generico del Presidente della Cei, occorre considerare che la chiesa, citando la cultura relativistica dominante, insieme al pansessualismo e al relativismo amorale, condanna sia la licenziosità che l'omosessualità. Questo per dire che il discorso di Bagnasco contiene i classici riferimenti ecclesiastici, che hanno valore generale e non sono indirizzati a una parte o all'altra. La chiesa non rinuncia a difendere le sue millenarie convinzioni, anche se l'abbandono della sua eccessiva cautela in merito ai fatti più attuali è da intendere positivamente. Del resto, sono in molti ad abbandonare la nave: chiesa e confindustria prendono le distanze dal governo come mai prima d'ora (almeno in tempi recenti).
Ecco il video del filmato introduttivo della puntata di ieri di Ballarò: Letterman su Berlusconi, i giornali stranieri su Berlusconi, il costo dello spread, e l'affondo degli industriali, questo in sintesi quello che dice il servizio.

Effetti del sistema elettorale sulla selezione della classe politica


source vroma.org

E' una cosa di tutta evidenza che, nonostante certe somiglianze, la classe politica mondiale presenta un'ampia varietà qualitativa. A cosa è dovuto questo fatto? Può dipendere dal sistema elettorale? Forse.

Persson [Persson at al. 2003] ha dimostrato alcune cose piuttosto interessanti, in un campione di 80 stati democratici durante gli anni 90: si è trovato, per esempio, che  quando i candidati venivano scelti da una lista di partito e non dovevano passare il vaglio della candidatura, era più facile che fossero corrotti. Una causa di  questi risultati era da ascrivere al minor senso di responsabilità conseguente l'essere inserito in una lista bloccata. Il senso di responsabilità individuale, affermano i ricercatori, è fortemente legato all'impegno necessario per promuovere la propria candidatura in competizione con quella degli altri. Vi è da osservare però che gli estremi si toccano:   il passaggio da un sistema strettamente proporzionale a uno strettamente maggioritario ha un effetto negativo sulla corruzione solamente marginale. I risultati empirici trovati confortano anche l'ipotesi che un piccolo distretto elettorale è più spesso associato alla corruzione di uno grande.

Entrando nello specifico italiano, un altro lavoro  [Gagliarducci et al. 2008] ha dimostrato un più alto tasso di assenteismo con il sistema proporzionale rispetto al sistema misto.

Ancora, Galasso [Galasso et al. 2009] ha scoperto che i parlamentari italiani, eletti con il sistema proporzionale,  hanno mediamente un livello di studio inferiore a quelli del Congresso americano, che sono invece eletti con il sistema maggioritario, mentre questo non accade nella popolazione generale in cui il livello di laureati è equiparabile.

Da ultimo, Mattozzi e Merlo [Mattozzi 2011] hanno provato a mettere a fuoco come i diversi sistemi elettorali influiscono sulla selezione di una buona classe politica proponendo un modello all'equilibrio. Nei paesi con partiti molto forti, la classe politica viene selezionata, di solito, all'interno di questi raggruppamenti. Ma non ci sono solo le campagne elettorali. Durante tutto l'arco dell'anno i membri di un partito si danno da fare per diffondere informazioni, organizzare incontri con i propri sostenitori e trovare fondi. La ricompensa per chi si è dato da fare di più è la candidatura.
Da una parte, selezionare i migliori candidati aumenta le prospettive di riuscita del partito in una competizione elettorale (effetto competizione), dall'altra parte, però, selezionare candidati mediocri e omogenei massimizza l'impegno collettivo, impegno collettivo che la presenza di superstar può scoraggiare (effetto scoraggiamento). Nel loro modello, gli autori mostrano come un partito politico possa deliberatamente scegliere dei candidati mediocri per timore che la presenza di candidati di livello elevato possa sortire l'effetto scoraggiamento e inibire l'impegno nei confronti del partito.
By excluding superstars, and selecting instead a mediocre but relatively homogenous group of individuals, a political party can maximize the collective eff ort of the group, but at the cost of possibly losing its competitive edge in the electoral arena. Electoral rules determine the competitiveness of the electoral environment: ceteris paribus, the more competitive the electoral environment, the less appealing a mediocre selection.
 Escludendo le superstar, e selezionando invece un gruppo mediocre ma relativamente omogeneo di individui, un partito politico è in grado di massimizzare l'impegno collettivo del gruppo, ma a costo di perdere il suo possibile vantaggio competitivo nell'arena elettorale. Le regole elettorali determinano la competitività del clima elettorale: a parità di condizioni, più competitivo è l'ambiente elettorale, meno attraente sarà una selezione mediocre.

Sembrerebbe proprio questo il caso il cui versa il sistema politico italiano contemporaneo. Sistema elettorale composto da liste bloccate, con candidati scelti dai partiti ed elettori che non possono esprimere una preferenza tra i singoli candidati ma solamente tra i partiti; presenza, a quanto narrano le cronache giudiziarie,  di alcuni parlamentari inquisiti e, in ultimo, come hanno dimostrato interviste a parlamentari e comunicati stampa recenti e passati, spesso ci si trova di fronte a episodi di nescienza piuttosto sorprendenti.




....................................
Persson, Torsten,Tabellini, Guido, Trebbi, Francesco, ELECTORAL RULES AND CORRUPTION, Journal of the European Economic Association 2003  http://dx.doi.org/10.1162/154247603322493203

Gagliarducci, S., T. Nannicini, and P. Naticchioni (2008): \Electoral Rules and Politicians Behavior: A Micro Test," IZA DP No. 3348

Galasso, V., M. Landi, A. Mattozzi, and A. Merlo (2009):"The Labor Market of Italian Politicians," in The Ruling Class: Management and Politics in Modern Italy, Oxford University Press, Oxford.

Mattozzi A., Merlo A., MediocracyNBER Working Paper No. 12920    2011

martedì 27 settembre 2011

Mappando gli stereotipi: l'Europa per i tedeschi

Della serie Mappando gli stereotipi  ecco come, secondo l'autore, i tedeschi vedono l'Europa.





Quanto è stabile il Governo italiano? Un sondaggio di SWG

Postpoll pubblica questo sondaggio realizzato da SWG  riguardo l'aria di crisi che coinvolge il governo: il governo arriverà fino al termine della legislatura o ci sarà un rimpasto o elezioni anticipate? I risultati dicono che quasi la metà degli italiani pensa che ci sarà una crisi entro l'anno. Forse insieme a un pronostico è anche un desiderio, osservando i dati disaggregati: il 70% di coloro che pensano ci sarà una crisi a Natale appartengono al Terzo Polo e il 58% al Centrosinistra.
fonte postpoll.it

Composizione della spesa pubblica italiana in rapporto all'Europa

Un rapporto d'inizio anno del Ministero dell'Economia e delle Finanze, traccia una mappa della Spesa dello Stato dall'Unità d'Italia 1862-2009. Nel mentre ci si affretta a sottolineare che la nostra spesa statale, di questi ultimi anni, in percentuale del Pil, è in linea con quella media europea, altri aspetti sembrano essere una nostra caratteristica peculiare.


Per esempio, la spesa  pubblica per funzione, sempre in percentuale del Pil, mostra come la voce amministrazione generale sia molto più elevata in Italia rispetto a Francia e Regno Unito dovuta, a quanto si dice, alla maggior spesa per interessi a causa dell'enorme debito pubblico italiano.





Diamo un'occhiata infine alla ripartizione delle spese per categoria. In questa tabella si nota come negli ultimi 50 anni sia aumentata a dismisura la spesa per il rimborso di prestiti, passata dal 3,9% del 1960 al 25,2% del 2009 e di come, contestualmente, due importanti categorie di spesa si siano notevolmente ridotte: istruzione e cultura dal 13,8% al 8,7% e le spese in campo economico scese dal 21,4% al 7,2% mentre si osserva la salita, invece, delle spese per amministrazione generale, passate dal 26,6% al 35,8%. Da notare anche la caduta della spesa per abitazioni e per il territorio passate dal 1,6% al 0,3%, con evidenti riflessi sul dissesto idro-geologico. Questo passaggio della spesa pubblica da categorie più produttive a quelle meno produttive può essere la chiave di lettura per il ritardo ultra decennale della crescita economica italiana rispetto a quella europea?




lunedì 26 settembre 2011

Una storia di Sergio Bonelli (alias Guido Nolitta) per immagini

Ecco chi era Sergio Bonelli.









L'ultimo numero di Tex (settembre) è il 611 e si intitola I trappers di Yellowstone









L'ultimo numero di Zagor (settembre) è il 554 e si intitola Il dio della polvere








L'ultimo numero di Mister No (dicembre 2006) è stato il 379 e si intitolava Una nuova vita





Il debito ecologico: superato il limite naturale di rigenerazione della Terra

Su Global Footprint Network lanciano l'allarme:
in 10 mesi abbiamo esaurito la capacità annuale di rigenerarsi del nostro pianeta, e ci avviamo a consumare più risorse naturali di quelle che sono ricostruite. Con questo tasso,  nel 2011 consumeremo il 135% di quello che la nostra Terra può rigenerare. E' quello che si chiama Earth Overshoot Day o Ecological Debt.
L'andamento del consumo delle risorse naturali è andato costantemente aumentando negli anni, come dimostra questo grafico basato su quattro fonti diverse



C'è anche un test per vedere qual è la tua Impronta Ecologica (anche in italiano), clicca sull'immagine per andare alla pagina interattiva.



Le stime di Global Footprint prevedono che  prima di metà secolo saranno necessarie le risorse di 2 pianeti Terra, una prospettiva poco rassicurante. Il prezzo che stiamo pagando e pagheremo nel futuro comprende

  • carenze alimentari
  • estinzione della fauna selvatica
  • scomparsa delle foreste
  • diminuzione produttività terreni agricoli
  • accumulo di CO2

Continuano i tagli di Standard and Poor's al rating italiano: tocca anche agli enti locali

Dopo il taglio del rating sul debito sovrano dell'Italia seguito da quello delle banche italiane ora tocca anche agli enti locali. Continua l'inflessibile giudizio di Standard and Poor's sull'economia italiana. I nuovi tagli del rating riguardano comuni, province e regioni italiane, e il taglio va da A+ ad A con una previsione negativa. Lo afferma un lancio dell'agenzia Agi di oggi. Il taglio del rating riguarderebbe

  • Bologna
  • provincia di Mantova
  • provincia di Roma
  • Marche
  • Sicilia
  • Umbria
  • Friuli Venezia Giulia
  • Emilia Romagna
  • Liguria
  • Genova
  • Milano

Quale sarà l'influenza sull'andamento economico italiano, posto che, un'influenza finanziaria ci sarà comunque?
Intanto, questo è un grafico dell'andamento degli indici della Borsa FTSE Mib degli ultimi tre mesi



DDL intercettazioni e internet: torna la legge bavaglio per siti e blog

Torna prepotente lo spauracchio per la rete, insieme al famoso Disegno di legge dal titolo
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilita` amministrativa delle persone giuridiche

meglio conosciuto come ddl intercettazioni. Insieme a tutta una serie di nuove norme sulle intercettazioni vi è anche una profonda revisione della libertà di espressione, compresa quella di chi scrive sulla rete, sia che scriva su una testata giornalistica sia che scriva su un blog. 
La portata di queste normative è devastante: a semplice richiesta scritta, senza poter verificare la fondatezza della richiesta e senza potersi opporre in alcun modo, una qualsiasi persona può far rimuovere qualsiasi contenuto da un sito o da un blog, pena sanzioni fino a 12 mila euro [fonte Repubblica]. Si comprende perfettamente come questa norma sia palesemente destabilizzante per la libertà e la sopravvivenza stessa della rete. Ecco la parte del ddl che riguarda i siti e i blog

29. All’articolo 8 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni: 
a) dopo il terzo comma e` inserito il seguente: «Per le trasmissioni radiofoniche o televisive, le dichiarazioni o le rettifiche sono effettuate ai sensi dell’articolo 32 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilita` della notizia cui si riferiscono.»;
b) al quarto comma, dopo le parole: «devono essere pubblicate» sono inserite le seguenti: «, senza commento,»;
E per giunta bisogna rettificare senza nemmeno commentare!
Alcuni commenti di esperti  presi dalla rete:
Frattanto, peró, c'è un rischio sul quale occorre tenere gli occhi aperti e  richiamare l'attenzione dei pochi politici che, sin qui, hanno mostrato un minimo di interesse per le cose del web: il testo del ddl intercettazioni attualmente in Parlamento contiene, ancora, la  famigerata norma "ammazza blog" che impone ai gestori di tutti i "siti informatici" l'obbligo di procedere alla rettifica di ogni contenuto pubblicato dietro semplice richiesta - poco importa se fondata o infondata - del soggetto che se ne ritiene leso.
Imporre un obbligo di rettifica a tutti i produttori “non professionali” di informazione, significa fornire ai nemici della libertà di informazione, una straordinaria arma di pressione - se non di minaccia - per mettere a tacere le poche voci fuori dal coro, quelle non raggiungibili, neppure nel nostro Paese, attraverso una telefonata all’editore e/o al principale investitore pubblicitario.
E non è soltanto una formidabile arma di minaccia, come dice Scorza, ma è pure concettualmente illiberale: come è possibile rimuovere un qualsiasi contenuto su internet a semplice richiesta di qualcuno senza poter verificare se questa pretesa di rimozione è fondata? Questo significa letteralmente paralizzare la rete.
Inutile ripetere che le conseguenze dell'entrata in vigore della norma sarebbero gravissime: ogni contenuto, informazione o opinione non gradita ai potenti dell'economia o della politica sarebbe destinata a vita breve sul web e ad essere rimossa - lecita o illecita che ne sia la sua pubblicazione - a seguito dell'invio di una semplice mail contenente una richiesta di rettifica.
Anche Repubblica individua l'enorme rischio che l'approvazione di questa norma comporterebbe per la libertà di espressione in rete
il disegno di legge attualmente allo studio contiene ancora la norma 1 cosiddetta "Ammazza blog", una disposizione per cui, letteralmente, ogni gestore di "sito informatico" ha l'obbligo di rettificare ogni contenuto pubblicato sulla base di una semplice richiesta di soggetti che si ritengano lesi dal contenuto in questione. Non c'è possibilità di replica, chi non rettifica paga fino a 12mila euro di multa. Una misura che metterebbe in ginocchio la libertà di espressione sulla Rete, e anche le finanze di chi rifiutasse di rettificare, senza possibilità di opposizione, ciò ha ritenuto di pubblicare. Senza contare l'accostamento di blog individuali a testate registrate, in un calderone di differenze sostanziali tra contenuti personali, opinioni ed editoria vera e propria.

L'unica possibilità prima della raccolta delle firme per un referendum abrogativo è che la Corte Costituzionale ravvisi una potenziale minaccia alla libertà di espressione sancita dalla Costituzione con l'articolo 21, giudicando la norma incostituzionale





« Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. »

(Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 21) fonte Wikipedia
         

E' un attacco serio, una minaccia reale alla libertà di espressione. E' partito l'affondo decisivo: dopo aver disatteso  tutte le promesse, dopo aver portato l'Italia vicino al baratro della retrocessione economica, dopo aver raccolto le critiche di tutte le forze sociali e produttive, questa maggioranza, non contenta, tenta il colpo di coda: sopprimere la libertà di stampa per eliminare la voce libera che informa l'opinione pubblica,  saltare l'ultimo ostacolo  che si frapponeva e poter agire indisturbati. A quando un'informazione di Stato?

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