sabato 30 aprile 2011

Mappe: l'Europa secondo l'Italia

Fa parte del progetto mappa degli stereotipi. Questa riguarda come -secondo gli autori- l'Italia vede l'Europa.

photo alphadesigner project mapping stereotypes


Per una versione con la possibilità dello zoom clicca qui.

Cos'è il blorking?

Secondo Urban dictionary blorking viene dall'unione delle due parole blogging e work e vuol dire scrivere un blog per lavoro o cose del genere, che è un po' il sogno di tutti quanti scrivono sulla rete: scrivere due stupidaggini ed essere pure pagati.
L'idea che è venuta a Dave Winer, il cosiddetto padre dei blog e degli RSS, e che lui definisce blorking, almeno per lui, sembra iscriversi nel medesimo filone. Infatti, all'intervistatore che gli chiede ma cos'è blorking?, risponde
“Blorking is like Twitter but without the company in the middle of it. It’s an open Twitter.”
Quindi Blorking è qualcosa di nuovo, un nuovo social, meno azienda e più aperto. E perchè si sente il bisogno di un nuovo social o qualunque cosa sia? Perchè
“Twitter is mostly about ‘grunting and snorting’ but it could be much more”
Tanto per dire, grunt e snort stanno per grugnire e sbuffare. Twitter è in buona parte grunt e snort ma potrebbe essere molto di più. Una critica che si fa alle conversazioni online riguarda la loro superficialità. In un'intervista,  il nostro Dave all'osservazione
Some people complain that most online conversations are shalow. I’m just afraid that most conversations are shallow.
 risponde
Absolutely. But there is a Picasso or a Hemingway out there who can make beautiful art in this medium. Who can inspire us. Who can show us who we are, through this medium. We have to think about tools for that person, not just for the average person.
Dave Winer
E come si fa a creare strumenti per i vari Picasso ed Hemingway?
 To get a few ideas and maybe even some really good ones. To stretch our minds together and maybe to figure out what we can do together. I’m also going to talk about “blorking”.
E così nasce l'idea di blorking.
 No, it’s like what twitter does but without the big company in the middle. I haven’t written about that on Scripting.com yet, but I will before I’ll arrive in Amsterdam.

Fonti
TNW -1
TNW -2

I costi di una centrale nucleare

Il MIT ha pubblicato un rapporto nel 2003 dal titolo The future of nuclear power. Nel 2009 ha aggiornato quello studio. Tra gli aspetti essenziali curati nella pubblicazione vi sono
The important challenges examined were (1) cost, (2) safety, (3) waste
management, and (4) proliferation risk. In addition, the report examined
technology opportunities and needs, and offered recommendations for research, development, and demonstration.
Vi mostro alcune delle tabelle dello studio, relative al costo comparativo di una centrale nucleare, una a carbone e una a gas e dell'energia elettrica che producono, aggiornate al 2009


Il costo di costruzione overnight [A] (esclusi interessi), come si vede, oltre essere superiore nel caso del nucleare sin dal 2003, nel 2009 è raddoppiato, aumentando il divario con carbone e gas. Il costo del combustibile  nucleare [B] invece è inferiore anche a quello del carbone.Il costo per kWh [C] è più alto per il nucleare mentre per carbone e gas è quasi identico. E' da notare però che, contrariamente a quello che succede per carbone  e gas, gravati del costo di emissione di CO2 [D], il nucleare non sopporta questo costo. Da notare che però il nucleare sopporta un costo da capitale [E] che gli altri combustibili non hanno, causato dal maggior impegno finanziario di una centrale nucleare.
Quest'altra tabella illustra le previsioni sulla capacità  elettrica fino al 2050, con un totale mondiale di 1000 GWe (Gigawattelettrici)



Un aspetto importante da considerare è anche  lo smantellamento di una centrale nucleare. Molto spesso questo costo è interamente a carico dello Stato, almeno è quello che è successo in Gran Bretagna
Nel gennaio del 2007, per esempio, le autorità britanniche hanno annunciato che lo smantellamento e la chiusura delle loro centrali obsolete sarebbero costati all'incirca 125 miliardi di euro: una cifra esorbitante che avrebbe dovuto essere interamente assorbita dallo Stato, dato che al momento debito tale somma non era stata ricaricata sulle tariffe dell'elettricità generata dai relativi reattori. Le attività di smantellamento dureranno più di 125 anni, e c'è da spettarsi che la cifra definitiva si rivelerà nettamente più alta.[1]
E noi lo sappiamo bene, perchè le centrali nucleari italiane chiuse dopo il referendum dell'87 sono ancora in fase di smantellamento.
Che il nucleare non sia poi così redditizio lo rivelano alcune dichiarazioni di imprenditori che affermano, senza mezze misure, che solo grazie agli incentivi e investimenti pubblici si convinceranno a costruire le centrali e chiedono che i governi si facciano garanti della redditività di una centrale nucleare.
Come ha di recente confermato John Rowe, presidente di Exelon Corporation, il maggior operatore nucleare degli Stati Uniti. Durante un intervento alla Brookings Institution, nel febbraio del 2008, Rowe ha dichiarato: "Noi non intendiamo costruire nuove centrali nucleari senza avalli finanziari statali". [1]
 Insomma, cosa spinge alla costruzione di centrali nucleari? La volontà di diversificare la produzione di energia elettrica per non dover affrontare una drammatica emergenza in caso di esaurimento o impossibilità di rifornimento del combustibile principale? A causa delle nuove normative internazionali sulle emissioni di CO2 che graveranno sui combustibili fossili? Non è facile dare una risposta, nè è  facile credere alla buona fede di chi propone questa tecnologia visto lo stratagemma usato per fermare il referendum. A tutt'oggi il parere degli esperti non è uniforme, mancano autorità credibili che forniscano dati imparziali. Comunque una cosa è certa: tutti i grandi paesi industrializzati hanno centrali nucleari. Però se questo significa qualcosa in termini di sicurezza o convenienza del nucleare rispetto alle altre fonti di produzione energetica,  non so dire.

[1] M. Coderch, N. Almiron, Il miraggio nucleare, Bruno Mondadori 2011

venerdì 29 aprile 2011

African cats, il regno del coraggio

Ho da sempre una predilezione per i film naturalistici. Anche se la Disney spesso ammanta i suoi documentari di tratti epici o romantici, non si può sfuggire alla bellezza (e alla crudeltà) del mondo naturale. Non fa eccezione questo African cats, a giudicare dal trailer: i grandi felini della savana, le loro storie che si intrecciano, la dura lotta per sopravvivere. 


A fuoco i server di aruba.it


"I volenterosi carnefici della democrazia" Beppe Grillo ad Annozero

Coerenza politica: dalla Libia al nucleare. Gli editoriali di Marco Travaglio ad Annozero

Come evitare le intercettazioni: dicendo le cose pubblicamente. E' questa l'interpretazione di Travaglio delle esternazioni del premier: che sarebbe successo se l'avessero intercettato mentre diceva quello che ha detto invece pubblicamente -e cioè che l'abrogazione delle leggi sul nucleare serve solo a bloccare il referendum- che avrebbe gridato alle toghe verdi?
Secondo il costituzionalista Alessandro Pace, l'abrogazione ante referendum di una norma di legge, per poter annullare il referendum  deve porsi nello spirito del referendum. Quindi, se la norma abrogata verrà ripresentata  dopo un anno o due significa che non si è affatto in linea con lo spirito del referendum, che quelle norme sul nucleare intende abrogare per sempre (o per un bel pezzo). La sua ipotesi è dunque che la Cassazione dovrà consentire che si tenga il referendum sul nucleare.



giovedì 28 aprile 2011

Una serie di violenti tornado colpiscono gli Stati Uniti

Il rapporto del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) parla di una serie di tornado (più di 150, secondo quanto riportato) di proporzioni storiche che hanno colpito ieri Mississippi, Alabama e Georgia, causando numerose vittime e danni.
Qui sotto una mappa delle segnalazioni dei tornado, del vento e della grandine che hanno colpito nella giornata di ieri il sud degli Stati Uniti.



Un filmato  dalla CNN del tornado.



Una mappa con tutte le segnalazioni delle allerte meteo fino ad oggi



Il Telegraph parla di 128 morti solo nelle ultime 24 ore.

Lo Shuttle se ne va in pensione: un'infografica

30 anni di onesta attività e 130 missioni, questo il curriculum dello Shuttle. Condivido questa interessante infografica preparata da Repubblica. Clicca sull'immagine.

Contraddizioni moderne: perchè spesso chi è abortista è pacifista e chi è antiabortista è interventista?

Noto, stranamente, una cosa: nelle posizioni di pacifisti e interventisti oppure di abortisti e antiabortisti o ancora tra quelli pro eutanasia e quelli contro eutanasia, vi sono delle caratteristiche ricorrenti.
Chi è abortista, spesso, è anche favorevole all'eutanasia, al testamento biologico ed è sovente pacifista ovvero ripudia ogni forma di conflitto armato, anche quello che ha le sue belle giustificazioni con tanto di bollo Onu.
Chi è antiabortista, invece, è contrario all'eutanasia, al testamento biologico se prevede la libertà di scegliere se farsi curare  o meno ma è anche, molto spesso, disposto ad usare sistemi rudi per risolvere situazioni conflittuali, per dirla crudamente è disposto a sganciare bombe sulla testa di Gheddafi -e di chi gli sta vicino- per salvare vite umane.
Dico innanzi tutto che entrambe le posizioni mi sembrano godere di una intrinseca debolezza.
In chi rispetta ogni forma di vita umana, dall'embrione a chi si trova in stato vegetativo, prima di adottare la soluzione armata lo vedo pensarci non una ma mille volte, sempre poi che ne sia mai soddisfatto. Invece non è così. La spiegazione che si invoca per giustificare l'intervento armato non è peregrina: evitare altre vittime. Se uno volesse fare una macabra contabilità magari verrebbe fuori che per salvare mille vite se ne devono uccidere duemila, ma è solo un'ipotesi.
Quello che è stridente è l'inconciliabilità, ex ante, della posizione tutta pro-vita con quella in favore della guerra, seppure lampo.

Dall'altro versante non stanno messi meglio. I pacifisti urlano ad ogni occasione che la guerra uccide più di quanto salvi, che non è un sistema buono per risolvere i conflitti politici, che lo si può dimostrare con la storia passata e, in buona parte, gli si può dare ragione. Costoro sono sensibili alle sofferenze inferte alle persone, dalle cosiddette bombe intelligenti -o stupide, a seconda del punto di vista- da tutto ciò che porta la guerra, dalla morte, la rovina, la distruzione. Riescono a empatizzare in maniera incredibile con le sofferenze dei piccoli  o grandi mutilati dagli ordigni, dal dolore che pervade tutto. Però, molto spesso, sono anche abortisti e favorevoli all'eutanasia, e anche alla cessazione delle cure in malati in stato vegetativo permanente. Anche qui potrebbe essere individuata una contraddizione: il pacifista ama la vita (come l'antiabortista) e odia le sofferenze, come concilia questo, per esempio, con l'aborto? Gli è sufficiente immaginare che il feto non sentirà dolore? Che non è un essere senziente? Ma da quando, essere senzienti, è discrimine sufficiente per decidere della vita o della morte? 

Queste apparenti o realistiche contraddizioni spariscono o si attenuano se uno ragiona in questo modo: pacifisti, abortisti e pro eutanasia guardano soprattutto alla persona. Gli abortisti sono analitici. La persona è il loro focus. Se vedono la sofferenza tracciarsi sul suo volto ne restano addolorati e sconfortati. Questo vale per il sofferente da mutilazioni di guerra, per la sofferente che cerca l'aborto come soluzione alla sua disperazione o come estremo aiuto ai parenti che soffrono nel vedere il loro congiunto precipitato nel baratro dello stato vegetativo, non sufficientemente vivo per stimolare la compassione, non sufficientemente morto per ricordarlo come persona viva.
E gli antiabortisti, i contrari all'eutanasia e i favorevoli agli interventi armati guardano soprattutto alla dottrina, all'obbligo scritto, e al gruppo di riferimento, più che al singolo. Gli antiabortisti sono sintetici. il gruppo è il loro riferimento e il gruppo di riferimento è anche quello più spesso al centro della loro attenzione. In questo modo, quando sorgono conflitti, se il gruppo è coeso non sorgono contrasti quando si deve giudicare tra il gruppo e gli altri, perchè il proprio riferimento è parziale, riguarda un settore specifico, con il quale si solidarizza ed empatizza, a scapito degli altri.
Sia chiaro: non intendo affermare che gli antiabortisti, per buona parte riconducibili alla confessione cattolica, non siano interessati alla persona. Ma come ognuno di noi sa, noi stabiliamo continuamente dei pesi e delle misure: per l'abortista vale di più la madre che soffre e vuole liberarsi, per l'antiabortista vale di più il gruppo di riferimento, al quale può essere ascritto il nascituro, almeno potenzialmente.
Si noti, inoltre, che la posizione abortista è meno forte di quella antiabortista, perchè la seconda mira a salvare tutte le vite mentre la prima ne sacrifica una. Anche per quanto riguarda l'eutanasia o le cure palliative in malati terminali, non si può dire che chi sia contro l'eutanasia sia a favore della sofferenza nè chiaramente lo si può dire di chi è a favore dell'eutanasia. La differenza sta appunto nel riferimento: la persona singola o il gruppo -con annessa dottrina, perchè per mantenere un gruppo ci vuole una dottrina-.
In ultimo, la posizione pacifista mira genericamente a salvare tutte le vite (come l'antiabortista) e quindi è più forte di quella di chi è favorevole alla soluzione armata, che ne sacrifica alcune (anche se la posizione pacifista può fare vittime, la posizione interventista potrebbe sembrare causarle direttamente).

Libia e Siria: un tragico esperimento

Per una triste casualità della storia ci troviamo contemporaneamente di fronte a due situazioni uguali nei confronti delle  quali si sono adottate due soluzioni diverse: intervento armato in Libia, intervento diplomatico in Siria.
Forse, dall'esito delle due situazioni, certo non paragonabili al cento per cento, si potrà verificare quale delle due strategie, quelle che genericamente potremmo definire pacifista e guerrafondaia, è la migliore.
In Libia, una risoluzione dell'Onu permette l'intervento armato, seppure momentaneamente solo con bombardamenti e non con truppe di terra, per impedire il massacro dei civili. In seguito però, è stata espressa la convinzione di inviare anche istruttori militari, anche a causa delle pressioni attuate dai ribelli, derogando in parte a quanto stabiliva la risoluzione. Le vite dei rivoltosi sarebbero state in pericolo così come minacciato da Gheddafi? Quella minaccia si è esaurita? Oppure, grazie all'intervento armato, le posizioni si sono inasprite? Non è facile giudicare. Quello che è sicuro, per ora, è che il conflitto non si prevede di breve durata.

La tragica casualità ci mette di fronte uno scenario simile in tutto il Medio oriente. Anche la Siria è interessata dai fenomeni di ribellione ai governi autoritari e la gente, sull'onda che ha attraversato tutto il Maghreb, è scesa in piazza per protestare. Pure qui la risposta (senza minacce) del governo è stata molto dura: la polizia ha iniziato a sparare sulla folla disarmata, sui civili inermi. In questo caso però nessuna risoluzione è stata presa dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Le spiegazioni possono essere molteplici: aprire due fronti di conflitto sarebbe oneroso per l'occidente, la Siria è un baluardo musulmano in quella zona e la Lega araba mal vedrebbe un intervento diretto. E così, volenti o nolenti, in questa occasione sono accontentati i pacifisti: la guerra è  guerra, le bombe, checchè se ne dica, non sono intelligenti ma stupide, e i morti non hanno etichette e quindi se, in una situazione conflittuale come quella che c'è in questi paesi, non si interviene con le bombe, è meglio.
Ma è veramente meglio?
Qui, come in Libia, non è facile conoscere il numero delle vittime. In più, la stampa estera non è ammessa e quella interna è controllata. Le uniche fonti di informazione sono spesso riprese filmate fatte con i videotelefoni, o le notizie trasmesse dagli insorti attraverso quella parte di rete non controllata. Quale sarà la portata della cosiddetta moral suasion? Quale effetto avranno eventuali pressioni o embarghi? Meglio ancora sarebbe non solo congelare i patrimoni di questi governanti sparsi in giro per il mondo, ma addirittura multarli, sanzionarli per il loro comportamento inaccettabile. E comunque, riusciranno queste strategie alternative ad ottenere qualche risultato? E il bombardamento, parallelamente, caccerà il dittatore oppure peggiorerà le cose?
Abbiamo in corso un tragico esperimento.

mercoledì 27 aprile 2011

Vent'anni di scoperte sulla biodiversità: una galleria di animali sorprendenti

Conservation International , un'organizzazione fondata nel 1987 che ha come missione la cura dell'ambiente naturale, della biodiversità e conseguentemente dell'umanità, ha accumulato 20 anni di osservazioni sul campo, che hanno portato ad alcune delle più notevoli scoperte in campo biologico, a quanto affermano. Quella che segue è una galleria di alcuni animali scoperti dal RAP (rapid assessment program). Scopo del programma è quello di radunare i migliori biologi sul campo per formare un team di esperti in grado di valutare lo stato di un ecosistema in una frazione del tempo normalmente necessario
Launched in 1990, the idea behind the creation of CI's Rapid Assessment Program was to build a team of the best field biologists from different disciplines, and create what CI founder, CEO, and Chairman Peter Seligmann described in the foreword to the book as "An ecological SWAT team that could accurately assess the health of an ecosystem in a fraction of the time it would normally take". 
Ecco la galleria con le straordinarie immagini: cliccare per accedere.

L' assetto politico della Libia: le tribù prima e dopo Gheddafi

Che tipo di governo immaginano i capi delle 61 tribù libiche uniti contro Gheddafi? Ripeto, 61 tribù libiche, rimaste separate anche dal comune odio per Gheddafi, quando non ci sarà più daranno sufficienti garanzie di democraticità? Oppure: cosa immaginano affinchè si realizzi ciò che si propongono? 
"Davanti alle minacce che pesano sull'unità del nostro Paese e a fronte delle manovre e alla propaganda del dittatore e della sua famiglia dichiramo solennemente quanto segue: nulla ci potrà dividere. Tutti noi condividiamo il medesimo ideale, quello di una Libia unita, libera e democratica" dice il testo redatto a Bengasi e datato 12 aprile. "La Libia di domani, una volta che il dittatore sarà partito, sarà una libia unita, con capitale tripoli, in cui saremo liberi finalmente di formare una società civile come nelle nostre ispirazioni" prosegue il documento. "Noi libici formiamo - continua il testo - una sola tribù, la tribù dei libici liberi, in lotta contro l'oppressione e la divisione"[1]
In pratica: perchè non sono riusciti ad essere uniti prima, in fondo non c'è niente che unisca di più di un nemico comune?
Su Linkiesta trovo questa infografica sulle tribù attualmente presenti in Libia: sono 140.



[1] Appello capi tribù

Chernobyl: Fall-out. Il documentario

La presentazione di questo promo del documentario di Daria De Benedetti su Youtube dice
Il film è una finestra sulla realtà di Chernobyl; un viaggio attraverso le zone interdette bielorusse fatto di volti che raccontano, con forza intatta, i silenzi di ieri, i problemi di oggi e le paure per il domani. A 25 anni dall'esplosione del reattore nucleare, Chernobyl è ancora il nome della contaminazione, del disastro di un continente, la prova vivente della manipolazione dell'informazione nella società contemporanea. Le radiazioni non si vedono, non si toccano, non hanno odore ma le loro conseguenze sulle condizioni sanitarie, economiche o sociali di 10 milioni di persone rimangono e rimarranno attualità per molti anni.

Berlusconi, tra Libia e nucleare a Ballarò

Libia e nucleare, con l'intermezzo della manovra aggiuntiva. Ecco i temi di Ballarò di ieri.
Sgradita ai leghisti la partecipazione dell'Italia ai bombardamenti sulla Libia.
Sgradita agli italiani, almeno quelli del referendum, la manovra del governo per evitare il referendum.
Sgradita a tutti la manovra finanziaria se prevede tagli o nuove tasse.

Ma forse, una delle poche cose buone è appunto questa: dichiarare apertamente che si vogliono evitare i referendum su alcune iniziative del governo. Ma la volontà popolare dovrebbe essere sovrana, anche al di là dei governi di turno. O no?
Forse noi non sappiamo bene qual è il nostro interesse, o forse siamo influenzati dalle reazioni emotive dei fatti di Fukushima. Una cosa certa è che anche tra i cosiddetti esperti le idee in tema centrali nucleari non sono molto più chiare.
In più, sulla Libia, non vorrei che gli alleati facessero ancora una volta lo stesso errore, quello fatto in Afghanistan, in Iraq e in tanti altri paesi. Non vi è nessuna garanzia che un governo degli insorti possa essere un governo democratico  anche se, rispetto a quello esistente del colonnello, è lecito e doveroso provarci. Non so però se con ogni mezzo e ad ogni costo.

C'è da dire che le rivoluzioni (democratiche e non), come la storia insegna, raramente avvengono pacificamente.


martedì 26 aprile 2011

Berlusconi ammette: la moratoria sul nucleare solo per evitare il referendum

In conferenza stampa dopo il vertice Italia Francia, Silvio Berlusconi, parlando della moratoria sul nucleare, che probabilmente ne ha anticipata una simile sull'acqua, ammette
"La gente era contraria, fare il referendum adesso avrebbe significato eliminare per sempre la scelta del nucleare"[1]
E ancora
 "L'accadimento giapponese ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi al referendum, non avremmo avuto il nucleare in Italia per tanti anni. Per questo abbiamo deciso di adottare la moratoria, per chiarire la situazione giapponese e tornare tra due anni a un'opinione pubblica conscia della necessità nucleare" [1]
Attualmente, l'energia fornita dal nucleare ammonta al 7% di tutta l'energia mondiale, e previsioni degli esperti affermano che si arriverà nei prossimi anni a un 8% circa. 
Sul Fatto Quotidiano di qualche tempo fa escono alcuni dati relativi alla quantità di energia, fornita dal nucleare, che importiamo dalla Francia e da altri paesi. I dati sono quelli forniti dalla Terna (il gestore della rete elettrica)  e riguardano l'anno 2009

  • 317.602 Gwh (gigawatt/ora)
  • 278.880 Gwh prodotti internamente (87,8%)
  • 44.000 Gwh importati, di cui  10.701 Gwh dalla Francia,  24.473 la Svizzera e 6.712 la Slovenia
Essendo che Francia, Svizzera e Slovenia producono, rispettivamente il  75%, il 39,5% e il 38% di tutta l'elettricità con il nucleare, noi importiamo rispettivamente un 2,5%, un 3,05% e uno 0,8% di energia da fonte nucleare, per un totale di 6,35% di tutta l'energia che importiamo fornita da centrali nucleari. In realtà questi sono conteggi per eccesso perchè dati forniti dal Gestore Servizi Elettrici parlano di un 1,5% proveniente dal nucleare. Comunque, più che il dato in sè, occorrerebbe verificare se e quanto questo 13% circa di energia che importiamo rende conto del maggior costo della corrente elettrica in Italia oppure, come temo, anche con la costruzione di centrali nucleari in Italia il costo dell'energia rimarrà comunque alto.



Ray Kurzweil: cosa accadrà nel futuro?

Condivido questa intervista filmata uscita su Wired.it sull'inventore e futurologo Ray Kurzweil. In attesa di scrivere qualcosa in più, guardatevi il filmato.

Il laser e la fusione nucleare

photo ase.tufts.edu
Il sole è la nostra fonte di vita, non solo per i raggi che riscaldano il nostro pianeta e forniscono l'energia necessaria a (quasi) tutte le reazioni che vi avvengono, ma è anche fonte di suggerimenti strategici. E' infatti copiando il genere di reazioni che avvengono al suo interno, la cosiddetta fusione nucleare, che gli scienziati sognano di ottenere grandi quantità di energia riducendo al minimo il problema delle emissioni e delle scorie nucleari, tipico delle reazioni a fissione nucleare, e l'inquinamento da CO2, tipico dei combustibili fossili.
Un enorme problema della fusione nucleare è la grande  quantità di calore necessaria perchè avvenga la reazione di fusione dei nuclei, la gestione di questo calore e l'emissione di neutroni.
La fusione nucleare consiste nell'avvicinamento di nuclei atomici fino a superare la forza di repulsione elettromagnetica tra cariche dello stesso segno e far intervenire la forza nucleare forte, quella che tiene uniti protoni e neutroni nel nucleo. Se questa avviene con atomi con numero atomico non superiore a 28 la reazione è esoenergetica, cioè sviluppa più energia di quella necessaria per avvicinare i nuclei, sopra questo numero atomico è endoenergetica.
Tra i sistemi utilizzati per avvicinare i nuclei e fonderli vi è anche quello basato sulla compressione laser. E' quello che hanno provato a fare (Hora et al. 2010) un gruppo di ricercatori, ipotizzando una nuova soluzione.
photo lasers.llnl.gov
Per esempio, quello che si sta provando al NIF  (National Ignition Facility) e che si chiama fusione a confinamento inerziale, coinvolge  192 laser ad alta potenza che dirigono il loro fascio su un piccolo cilindro metallico che contiene, al suo interno, il combustibile di deuterio (D) e trizio (T). Il laser dovrebbe riscaldare il cilindro a milioni di gradi e stimolare la produzione di raggi X al suo interno. I raggi X comprimono il combustibile ( D-T) all'interno del cilindro fino a 1/1000 del suo volume iniziale, facendogli raggiungere quelle temperature necessarie alla fusione con  formazione di elio (He). Il problema è che si formano anche molti neutroni che, essendo neutri non sono confinabili con scudi magnetici e in più reagiscono con gli atomi del contenitore.
L'ipotesi dei ricercatori di questo studio (Hora et al. 2010) si basa sull'utilizzo del laser quale colpo meccanico (mechanical punch) per innescare la reazione, più che sull'aumento diretto della temperatura del cilindro dovuto all'energia del laser. Come l'impulso laser colpisce il combustibile si forma uno strato di plasma dal gas ionizzato che comprime il combustibile avviando la reazione di fusione.
Questo metodo inoltre, grazie all'utilizzo di un combustibile diverso, composto di boro e idrogeno (boro-protone, l'idrogeno privo dell'elettrone), dovrebbe produrre anche meno neutroni e radiazioni.
Il gruppo ha anche calcolato la potenza laser necessaria per innescare il colpo sul combustibile boro-protone: è intorno ai 60 petawatt 60 x 10^15 watts). Si consideri che quelli più potenti in circolazione sono dell'ordine dei 10 petawatt, ancora più potenti di quelli usati nel progetto NIF. Anche se l'idea ha delle potenzialità, secondo quanto affermano ai laboratori del NIF, occorrono ulteriori studi e, soprattutto, il raggiungimento di così enormi potenze laser.


Fonti
Laser 'punch' could bump up fusion power
Fusion energy without radioactivity: laser ignition of solid hydrogen–boron (11) fuel

lunedì 25 aprile 2011

Usare il laser per creare nuvole

photo gap.unige.ch
L'occasione di dover scrivere un pezzo sul tema laser per il Carnevale della Fisica su Dropsea del buon Gianluigi Filippelli mi spinge a fare una sommaria ricerca su tutti i filoni di ricerca che includano la parola  laser. Ce ne sono veramente parecchi. Sembra quasi che questa ormai antica tecnica di collimazione della luce renda possibili interventi sui fenomeni naturali attuabili solo in condizioni di elevata coerenza. Quando si riesce a ordinare o sincronizzare qualcosa, vuoi un fascio di luce (laser) o un getto d'acqua (fresa a getto d'acqua) oppure un getto d'aria (motori a reazione) noi otteniamo qualcosa in più che non se utilizzassimo le stesse risorse però con un maggiore grado di disordine.
Questo aumento di efficacia ed efficienza dei fenomeni ordinati e sincronizzati potrebbe estendersi anche ad altri sistemi oltre quelli in già uso, con lo scopo di verificare se l'estensione di queste caratteristiche è in grado di apportare dei generici miglioramenti nei risultati che vogliamo ottenere.
Penso, per esempio, alle società umane. E' noto  che un gruppo addestrato è in grado di eseguire un compito meglio di un gruppo non addestrato. Ma non solo: anche un individuo è in grado di eseguire meglio un compito  dopo aver sincronizzato i suoi movimenti, eliminando quelli inutili.
Dunque non solo nello studio dei fenomeni fisico-chimici è valido l'utilizzo di tecniche di collimazione e sincronizzazione e probabilmente non solo in quei settori si ottengono miglioramenti. Fatta questa premessa veniamo all'argomento.
E' possibile creare nuvole con il laser e, conseguentemente, far piovere. E' quello che affermano un gruppo di ricercatori su Nature Photonics (Rohwetter et al. 2010) in un lavoro intitolato Laser-induced water condensation in air. Si parte dalla considerazione che la ricerca della pioggia a comando ovvero della possibilità di far piovere quando e dove si desidera è uno degli antichi sogni dell'uomo, soprattutto in riferimento alle necessità dell'agricoltura. Posta la controversia dell'efficacia del cloud seeding (si veda E' possibile manipolare il tempo?) i ricercatori affermano di aver trovato un sistema per formare nuvole, sia in laboratorio che in campo aperto.
Il sistema prevede l'uso di una camera contenente aria satura d'acqua, alla temperatura di -24°C. In questa camera vengono inviati brevi impulsi di luce laser nel campo dell'infrarosso. Gli impulsi laser inviano dei pacchetti della potenza di 220 mJ (millijoule) in 60 femtosecondi (60 x 10-15 s). L'intensità così ottenuta, a dire dei ricercatori, è pari a quella sviluppata da 1000 centrali elettriche. L'effetto è la creazione di quelle che al New Scientist chiamano
miniature airplane contrail [1]
cioè piccole scie di condensazione, di quelle che lasciano gli aerei, per intenderci.
Uno degli autori dell'articolo afferma che 
the laser pulses generate clouds by stripping electrons from atoms in air, which encourage the formation of hydroxyl radicals. Those convert sulphur and nitrogen dioxides in air into particles that act as seeds to grow water droplets.[1]
In pratica, la luce laser strappa letteralmente gli elettroni agli atomi presenti nell'aria contribuendo alla formazione di radicali idrossilici (OH). Siccome questi radicali idrossilici sono altamente reattivi reagiscono con i diossidi di azoto e zolfo presenti convertendoli in una sorta di semi di accrescimento per minuscole goccioline d'acqua. 
Dall'analisi effettuata dopo l'invio degli impulsi laser è risultato un aumento del volume totale di goccioline d'acqua condensata e nelle nuvole formate il volume di acqua condensata era salito di 100 volte.
Bene. Questo è ciò che succedeva in un'atmosfera controllata e satura d'acqua quale quella creata in laboratorio. Ma che sarebbe successo all'aperto? Per scoprire l'effetto i ricercatori hanno inviato gli stessi impulsi nei cieli sopra Berlino (sic) ad un'altezza di 60 metri dal suolo. Utilizzando la tecnica LIDAR (Laser Imaging Detection and Ranging) hanno potuto verificare che anche all'aperto si erano ottenute nuvole di condensazione di goccioline d'acqua, anche in assenza di una saturazione d'acqua spinta come quella del laboratorio.Non sembra che sia piovuto, ma è solo questione di aumentare la dimensione delle goccioline e di ottimizzare lunghezza d'onda della radiazione e durata degli impulsi, conclude uno dei ricercatori.




[1]Laser creates clouds over Germany

La Siria soffoca nel sangue le proteste

Ad osservare i recenti e sanguinosi fatti della Siria viene da chiedersi come mai l'Onu non senta la necessità di adottare provvedimenti seri come quelli usati per la Libia, dove una semplice minaccia è stata sufficiente per votare in gran fretta una risoluzione che consente la difesa della popolazione civile per mezzo di bombardamenti. Le parole del segretario dell'ONU sembrano ancora leggermente annacquate mentre il governo siriano spara imperterrito sulla folla
23 April 2011 – Secretary-General Ban Ki-moon has condemned the ongoing violence against peaceful demonstrators in Syria, which has resulted in more deaths and many injuries, and called upon the country''s authorities to stop the bloodshed and respect international human rights.
D'accordo che la situazione è diversa, sia geopoliticamente che all'interno della stessa Siria. Infatti, qui non vi sono ribelli che hanno preso il controllo di una città ma le proteste avvengono all'interno delle città attualmente in mano alle forze governative. Sarebbe difficile bombardare selettivamente i cecchini che sparano dall'alto sulla folla disarmata. Però un atteggiamento più deciso sarebbe sicuramente benvenuto.



Carnevale della Chimica # 4 su Arte e Salute





C'è il Carnevale della Chimica # 4 su Arte e Salute di Emanuela Zerbinatti con tema La chimica dei sensi, tema quanto mai interessante che Emanuela introduce così


Ma potrete vedere coi vostri occhi. Toccare con mano, insomma. E se quello che sentirete non vi lascerà con un palmo di naso, prometto che vi rifarete la bocca con un finale davvero gustoso.
Insomma, come la metafora utilizza tutti e cinque i sensi per rappresentare il pensiero così hanno fatto tutti gli autori di questa edizione, davvero molto centrata sul tema. Non resta che farci un salto.
Ne approfitto per ricordarvi che la prossima edizione, quella del 23 maggio del Carnevale della Chimica, la # 5, si tiene dal sottoscritto, e fra un po' fornirò anche il tema portante.

Perchè avere cura dell'acqua?

Un filmato del National Geographic ci ricorda perchè dobbiamo avere cura dell'acqua, soprattutto dell'acqua dolce.
  • Circa il 97% dell'acqua è troppo salata da bere
  • Un altro 2% è racchiusa nei ghiacciai
  • Meno dell'1% dell'acqua è buona da bere e viene usata per l'agricoltura, l'industria e il resto della natura
  • 4.800 persone muoiono ogni giorno a causa di malattie che si trasmettono attraverso l'acqua
Queste alcune cifre che dovrebbero convincerci ad avere più cura di questo bene così prezioso.



domenica 24 aprile 2011

Il nostro pianeta visto dal satellite Landsat 7: la Terra come un'opera d'arte

Il satellite Landsat 7 è questo, illustrato  mentre fotografa il nostro pianeta.

"Landsat imagery courtesy of NASA Goddard Space Flight Center and U.S. Geological Survey"
E queste sono alcune delle spettacolari immagini che ha raccolto, visibili sul sito della USGS (U.S. Geological Survey) con una breve descrizione. Sono delle vere e proprie opere d'arte naturali create dalla natura. Cliccate sull'immagine per accedere alla sequenza sul sito originale.

"Landsat imagery courtesy of NASA Goddard Space Flight Center and U.S. Geological Survey"

La grande caccia all'uovo di Pasqua: gioco interattivo

Ecco per grandi e per piccini un bel gioco pasquale a base di detective e uova di Pasqua da trovare. Non male. Se volete provarlo cliccate sull'immagine.


sabato 23 aprile 2011

La marea nera nel Golfo del Messico 1 anno dopo: quanto petrolio è uscito?

205 milioni di galloni
ovvero
775 milioni di litri
ovvero
4 milioni e 900 mila barili
di petrolio
con i quali (eventualmente) si sarebbe potuto fare cosa?




Oil'd from Chris Harmon on Vimeo.

Il sistema solare interattivo

Un sistema solare tridimensionale e completamente interattivo, con possibilità di ingrandire, ruotare, informarsi sulle distanze, visitare pianeti, adottare il punto di vista eliocentrico, geocentrico, insomma un bellissimo strumento di conoscenza del nostro sistema solare. Cliccate sull'immagine per accedere al sito della mappa interattiva.



Lessicografia politica: il politichese

L'ultimo arrivato è sfiducia costruttiva. Ma era stato preceduto da i responsabili, il processo breve, il lasciatelo lavorare  e prima c'erano state le classiche convergenze parallele. La politica inventa il lessico, modifica i significati delle parole e ne crea di nuovi. La parole trasportano dei significati, a volte molto ampi e l'uso da parte della gente  li adatta alle varie situazioni, grazie anche a spregiudicate figure retoriche che le persone usano per descrivere le varie vicende personali. I nuovi significati o i nuovi modi di dire assumono a rango di lingua ufficiale, acquistano una sorta di viralità (termine virale esso stesso) che può avere durata limitata oppure entrare nel vocabolario.
Sul Mestiere di scrivere c'è un articolo di Maurizio Crippa, direttore "di un'associazione industriale aderente a Confindustria" che  durante 10 anni  ha raccolto modi di dire e frasi fatte di varie categorie di persone e professioni. Si va dal classico politichese al sindacalese passando per l'aziendalese e il confindustrialese (mi si perdoni questo eccesso di fastidiosi neologismi, ma sono citazioni). Alcuni esempi da due delle categorie più conosciute (vi invio alla pagina per leggerle tutte)

il sindacalese
  • realizzare un obiettivo
  • andare ad un sereno e leale confronto
  • venire ad una stretta
  • tracciare il quadro di riferimento
  • definire un percorso
  • rispetto a
  • mettere attorno ad un tavolo
  • andare ad una concertazione vera
  • mettere in moto un meccanismo

il politichese

  • scendere in campo
  • un governo che governa e un'opposizione che controlla
  • non è questo il problema
  • dal dibattito è emerso
  • il problema è un altro
  • mi sia consentito dire
  • mi consenta una giusta osservazione di metodo
  • andare nella giusta direzione
  • approfondimento ulteriore dei contenuti
  • mi sia consentito affermare
  • quali politiche mettere in campo

Quella che segue è una tabella delle frasi in politichese, tratta dal Faronotizie, realizzata da Marco Marchi dell'Istituto di Biostatistica ed Epidemiologia dell'Università di Pisa e Mario Morosini direttore dell'Istituto Superiore di Sanità e riguarda il lessico utilizzato nella compilazione dei vari piani sanitari, dai quali i due autori hanno preso le frasi maggiormente ripetute. Prendendo una frase a caso da ognuna delle 10 caselle delle 7 colonne si possono computare frasi di perfetto senso compiuto ma senza nessun significato, un po' quello che accade con il cosiddetto politichese. E' quello che gli autori definiscono un generatore automatico di piani sanitari ma che può anche essere battezzato un generatore automatico di linguaggio in politichese. Eccone un esempio casuale (ho separato le frasi delle varie caselle con il colore)
L’assetto politico istituzionale presuppone la verifica critica degli obiettivi istituzionali e l’individuazione dei fini qualificanti al di sopra di interessi e pressioni di parte non dando certo per scontato quale sua premessa indispensabile e condizionante la trasparenza di ogni atto decisionale
che vuol dire esattamente...nulla. Buon divertimento.





venerdì 22 aprile 2011

Il "business" delle multe

Su Repubblica un vademecum sul comportamento da tenere in caso si ricevano delle multe che si ritengono illegittime. Ovviamente, buttare la multa, non aprire al postino o lasciare l'avviso di raccomandata dentro la cassetta postale poco serve. Equitalia, l'azienda che si occupa della riscossione delle contravvenzioni, procederebbe ugualmente. Tra le cose che si possono fare, se si ritiene che vi sia un errore


  • Contestare la multa ai vigili urbani entro 60 giorni
  • Spedire un ricorso alla Prefettura (raccomandata AR). Se non si riceve risposta entro 210 giorni la contravvenzione è annullata e si intende accettato il ricorso
  • Se l'atto arriva all'ufficiale che deve riscuotere richiedere la relata di notifica, per scoprire eventuali errori
Se il procedimento va avanti si può ricorrere al giudice di pace, ma c'è un costo: dai 41 ai 78 euro. Altrimenti si può andare dal giudice di pace o, nei contenziosi con lo Stato, al Tar (Tribunale amministrativo regionale). Inoltre, di ogni ricorso che il contribuente effettuerà, dovrà informare Equitalia, chiedendo l'istanza di autotutela.
Insomma, esistono dei diritti del contribuente o di chi riceve una multa. Secondo me ogni organismo che pretende il pagamento di una sanzione dovrebbe informare, per esteso e in maniera chiara, di tutti i diritti del cittadino (cosa che più o meno avviene) indicando anche le autorità alle quali rivolgersi per fare i ricorsi. Occorrerebbe, sulla scorta di quello che si è fatto per altre categorie, che quell'amministrazione o quell'agenzia che sbaglia, sottoponendo il cittadino a estenuanti ricorsi e rincorse, alla fine paghi, riconoscendo un indennizzo per il tempo e i soldi spesi.

Due parole anche sulle multe da infrazioni al codice della strada, ormai vera e  propria voce di entrate tributarie dei comuni. 3 miliardi e novecento milioni di euro le entrate ipotetiche previste per il 2011. Dopo il taglio dell'ICI sulla prima casa i comuni si sono arrangiati aumentando i controlli sulle infrazioni. 14 milioni, le multe elevate agli automobilisti dell'ultimo anno. A roma, per esempio, le multe sono più degli abitanti: 1,3 multe per abitante, in totale 3 milioni e 631 mila (731 mila più dell'anno precedente).  








Fonti
Repubblica
Repubblica

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